Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
Più biologico e meno pesticidi: ecco gli obiettivi europei (da confermare)
Più 30% di biologico e meno 50% di pesticidi: questi i target contenuti nel Piano per la biodiversità Ue. Federbio spiega come l’aumento del biologico contrasterebbe i cambiamenti climatici.
Il prossimo marzo la Commissione europea presenterà il Piano per la biodiversità, un documento all’interno del Green new deal, il patto verde europeo che punta a trasformare l’Europa nel primo continente a emissioni zero in termini di CO2 entro il 2050. Nei giorni scorsi i giornalisti dell’Ansa, che hanno potuto visionare una bozza del piano, ne hanno anticipato alcuni contenuti. Bruxelles avrebbe fissato il target del 30 per cento di campi coltivati a biologico sul totale della superficie coltivata, la messa a riposo del 10 per cento dei terreni agricoli, il taglio del 50 per cento nell’uso dei pesticidi. Per il piano, che fissa come obiettivo la creazione di nuove aree protette per arrivare a una quota del 30 per cento della superficie terrestre e del 30 per cento di quella marina, si prevede anche una stretta sulle specie aliene invasive e a una riserva da 10 miliardi di euro per finanziare progetti per la biodiversità. Come ha spiegato l’Ansa sono numeri che potrebbero ancora cambiare, soprattutto quelli su biologico e pesticidi che sono riportati tra parentesi nel documento; intanto noi abbiamo discusso di questi obiettivi con la presidente di Federbio Maria Grazia Mammuccini.
Nella bozza del Piano per la biodiversità si parla del 30 per cento di superficie agricola convertita al biologico. In che modo il biologico può dare il suo contributo nella tutela dell’ambiente e nella riduzione delle emissioni?
“L’approccio biologico è più resiliente rispetto a quello convenzionale poiché, oltre a produrre una maggiore quantità di biomassa e biodiversità vegetale e animale per unità di superficie, migliora la sostanza organica del suolo contribuendo così anche al sequestro di carbonio e quindi alla mitigazione del cambiamento climatico. Secondo i dati pubblicati dal Rodale institute nel 2011, i sistemi di agricoltura biologica utilizzano il 45 per cento in meno di energia rispetto a quelli convenzionali e producono il 40 per cento in meno di gas serra rispetto all’agricoltura basata su metodi convenzionali. Inoltre, il metodo biologico vieta l’utilizzo delle sostanze chimiche di sintesi, uno dei principali fattori che influiscono sulla diversità biologica, insieme alla perdita di habitat e ai cambiamenti climatici. Queste, infatti, possono avere effetti tossici a breve termine in organismi direttamente esposti o effetti a lungo termine che provocano cambiamenti nella catena alimentare”.
Il taglio del 50 per cento dei pesticidi che compare nella bozza è un grande obiettivo: è raggiungibile o è probabile che la percentuale si ridimensioni?
“Speriamo proprio che non si ridimensioni. Ritengo, infatti, possa essere un obiettivo raggiungibile, ma serve un serio e concreto impegno da parte di tutti. La conversione al biologico è uno dei punti fondamentali per raggiungere questo obiettivo, ma oltre a questo andrebbero introdotte, anche nell’agricoltura convenzionale, innovazioni messe a punto in agricoltura biologica con tecniche e approcci di origine naturale, come la bioprotection e biocontrollo, quale alternativa ai prodotti chimici di sintesi. Queste tecniche a base di sostanze di origine naturale e minerale permettono la gestione di parassiti e patogeni dannosi in base allo studio della loro biologia e del loro comportamento. Rappresentano quindi un efficace, affidabile e moderno mezzo di difesa delle colture agricole. Infine, contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici, a ridurre la perdita di biodiversità e a contrastare l’inquinamento ambientale grazie a un minor apporto di sostanze chimiche di sintesi”.
È possibile immaginare in futuro un’Europa dove i terreni coltivati a biologico supereranno quelli coltivati tradizionalmente? E in quel caso il biologico saprà rispondere ai numeri del fabbisogno alimentare?
“Stiamo assistendo a una vera e propria trasformazione del modo di produrre e consumare cibo determinata dalle scelte consapevoli dei cittadini verso prodotti che offrano maggiori garanzie per la salute, per il rispetto dell’ambiente e che al tempo stesso rispondano ai principi di equità sociale. Questo ci conforta sul fatto che in futuro sarà possibile che l’agricoltura biologica possa essere il paradigma di riferimento. Per quanto concerne la capacità di rispondere ai fabbisogni alimentari, ci sono studi che confermano che, dopo un iniziale calo dei rendimenti riscontrato durante i primi anni di transizione, le coltivazioni biologiche arrivano a eguagliare e addirittura a superare i sistemi di coltura convenzionali. Infatti, se nell’agricoltura convenzionale l’obiettivo è nutrire la pianta puntando all’aumento immediato delle rese, nel biologico l’obiettivo è nutrire la terra per mantenerne la fertilità e realizzare una stabilità nella produzione in grado di rispondere alle esigenze del presente senza compromettere la capacità di rispondere ai bisogni del futuro. Serve però anche un nuovo modello alimentare basato sulla lotta agli sprechi e sulla riduzione del consumo di carne”.
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