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Il Piano Mattei è legge, ma non si sa in che modo passerà dalle parole ai fatti
La Camera ha approvato il Piano Mattei, col quale il governo punta a collaborare con l’Africa. I fondi sono stanziati, ma ora bisogna capire cosa fare.
- Il 10 gennaio 2024 il parlamento ha approvato il Piano Mattei, annunciato dalla premier Giorgia Meloni per la prima volta nell’ottobre 2022, al momento del suo insediamento.
- Richiamato più volte e in più contesti, costerà quasi 3 milioni l’anno. Per le opposizioni è una “scatola vuota”, pura propaganda.
Il Piano Mattei è legge. Nel corso della seduta del 10 gennaio 2024, l’aula della Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto legge n. 161/2023, “recante disposizioni urgenti per il Piano Mattei per lo sviluppo in stati del continente africano”.
Cos’è il Piano Mattei
La prima volta, il Piano Mattei – che prende il nome dal fondatore di Eni, Enrico Mattei – è stato citato durante il discorso d’insediamento alla Camera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il 22 ottobre 2022. Il Piano era stato annunciato come punto programmatico più importante del governo, in grado “di rimuovere le cause che portano i migranti ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa”, un “modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana”.
Nella conferenza stampa del Consiglio dei ministri, Meloni afferma che il Piano Mattei “è forse il più significativo progetto strategico di questo governo a livello geopolitico di un’Italia che vuole tornare protagonista nel Mediterraneo”. Quello dell’Italia come hub mediterraneo è un concetto caro a tutto il governo (l’ultimo, in termini di apparizioni, è il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, il quale ha detto che l’Italia è pronta a diventare l’hub del Mediterraneo in fatto di minerali critici). Insomma, il Piano ha molte sfaccettature che partono tutte dal ruolo del Piano nel “fermare le partenze”, per usare ancora il lessico “meloniano”, ma che toccano diversi interessi, tra cui quello energetico (Italia come hub del gas nel Mediterraneo, diceva la premier a inizio 2023).
Quali sono le novità della legge
Per il momento, quindi, non ci sono particolari novità concrete. Come evidenziato dal governo nella relazione allegata al disegno di legge di conversione, il Piano, che ha durata quadriennale, “persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano”, mediante “la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”.
Nel comunicato stampa della Camera c’è un lungo elenco di ambiti diversi toccati da questa collaborazione, ma nessun piano concreto per ciascuno di essi. “Saranno attuate – si legge – azioni di partenariato nei seguenti settori: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili; sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile; promozione dell’occupazione; turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali”.
Dati i numerosi ambiti di intervento, la cabina di regia è gestita dalla presidente del Consiglio insieme al ministero degli Affari esteri, a cui si aggiungono le partecipate Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Simest (tutte spa a partecipazione pubblica) e a cui si aggiungeranno “rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, delle università, della società civile e del terzo settore, di enti pubblici e privati”.
Andare oltre il gas
“Affinché il Piano Mattei lanci una nuova fase del rapporto italo-africano e possa rappresentare un’iniziativa guidata da una visione sostenibile e di lungo periodo, è necessario superare narrative energetiche legate a tradizionali concetti sulla sicurezza energetica e al ruolo degli idrocarburi”, scrive l’analista Lorena Stella Martini del think tank Ecco. “Soluzioni smentite dal punto di vista fattuale, nonché in contraddizione con una crescita realmente inclusiva e sostenibile per l’Africa e in linea con gli obiettivi climatici”.
Stella Martini è chiara in proposito: bisogna evitare nuove esplorazioni e nuove produzioni di gas, puntando piuttosto su politiche di decarbonizzazione, rivedendo gli incentivi di finanza pubblica e i meccanismi bilaterali e multilaterali di cooperazione per sbloccare l’alto potenziale in ambito di energie rinnovabili. In poche parole, il governo dovrebbe incoraggiare lo sviluppo di ulteriori settori economici alternativi ai combustibili fossili “che possano favorire una crescita economica sostenibile e inclusiva per i paesi africani e le loro popolazioni”, aggiunge l’analista di Ecco, e possa “contribuire affinché i paesi africani sviluppino il proprio potenziale in materia di materie prime critiche”.
L’opposizione al governo parla di “scatola vuota”
Questo è quanto diramato dal governo. Ma nella pratica che cosa succederà? In attesa dei dettagli, l’opposizione è critica e parla di “scatola vuota”, di “fuffa e propaganda”. Dovremo attendere il 30 giugno per conoscere le attività e i progetti finanziari dal Piano Mattei. Infatti, è entro tale data che la cabina da regia deve, come istruito da decreto legge e a decorrere dal 1 dicembre 2023, trasmettere alle Camera una relazione sullo stato di attuazione del Piano stesso. Al momento ci sono alcuni eventi che rientrano nelle attività del Piano, come per esempio la conferenza Italia-Africa indetta per il 28 e il 29 gennaio, con l’aula del Senato come possibile sede.
Insomma, fino a questo momento sono un po’ poche le informazioni al riguardo: sembra chiaro solo che il Piano Mattei sarà un contenitore di tanti piccoli progetti territoriali. Per il momento conosciamo il suo costo: gli oneri stanziati sono di 235.077 euro per il 2023 e di 2,8 milioni di euro annui a decorrere dal 2024.
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