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Picasso e le culture del mondo: una mostra a Milano nel museo che le racconta
Al Mudec di Milano un percorso espositivo analizza le influenze dell’arte primitiva nelle opere dell’artista spagnolo. Per sapere tutto su Pablo Picasso.
Pablo Picasso morì 50 anni fa. Nell’anno appena trascorso, molte sono state le occasioni per ricordare questo anniversario. La mostra Picasso. La metamorfosi della figura è l’omaggio in Italia al grande artista spagnolo che sarà esposta al Mudec, Museo delle culture di Milano. Qui, non a caso. Il viaggio proposto a chi la visiterà, infatti, è il racconto delle influenze che Picasso assorbì e trasformò, abbandonò e riprese nel corso degli anni, dal “fare arte” degli altri popoli. Quelli meno noti e poco osservati, anche oggi, figuriamoci allora. L’arte primitiva, ancestrale, di mondi lontani che è proprio quella fulcro del museo milanese. Fino al 30 giugno c’è la possibilità di uno sguardo nuovo sull’opera di Picasso e sugli intrecci e i dialoghi che ha intessuto con le culture altre.
Picasso. La metamorfosi della figura
Forse non è una mostra classica questa al Mudec. È molto meglio: sono tante mostre in una, tanti brevi viaggi nelle arti del mondo e una luce sulle loro connessioni con le opere di Pablo Picasso. Il pittore e sculture spagnolo è stato infatti tra quelli in grado di cogliere l’essenza e il significato di altre fonti artistiche assimilandole nella sua produzione per tutta la vita, sin dal 1906, fino agli ultimi lavori degli anni Sessanta. L’artista trasse gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche neolitici e proto-iberici (della Spagna preromana), prese spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica (vasi a figure nere). Inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure che spesso hanno una forte connotazione erotica, e che governeranno l’evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale.
Queste differenti fasi sono raccontate e mostrate nelle sei diverse sezioni in cui è divisa la mostra e i rimandi e le connessioni di cui vi parliamo qui, saranno, una volta al museo, resi evidenti e ben chiari da un allestimento efficace che li sottolinea. Ogni fonte d’ispirazione, anche se è allo stesso tempo banale e non efficace definirla solo tale, si trova accanto all’opera di Pablo che ne ha giovato. Del resto, è noto da tempo che l’artista nato a Malaga collezionava maschere antiche africane e sculture di cui aveva intuito, prima d’altri il valore, non solo artistico, ma magico e spirituale che custodivano. Qualcosa di completamente estraneo alla cultura occidentale che probabilmente affascinò a quei tempi Pablo.
Nelle opere di Metamorfosi c’è anche questo tratto profondo che va al di là dell’arte e della sua forma, benché di primaria importanza. Perché osservando molte delle opere al Mudec, si coglie il desiderio, la necessità di partire da queste forme antiche e primitive per distruggerle, scomporle e creare qualcosa di nuovo, unico, dalla forma inedita. Ecco l’arte di Pablo Picasso: con profonde radici ma volta al nuovo.
Due chicche in mostra a Milano
Spesso attraggono meno. E tralasciamo una loro osservazione accurata. Ma tutto parte da lì. Sono i disegni, gli schizzi ai quali talvolta i grandi artisti lavorano a lungo per poi arrivare alla tela finale. Al Mudec avrete l’opportunità di ammirare il taccuino del 1907, il cosiddetto Quaderno n. 7, proveniente dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal, in cui vengono presentati 26 fogli che ospitano disegni e schizzi preparatori della grande opera Les Demoiselles d’Avignon; nonché il magnifico dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano. Entrambi – insieme ad alcune maschere africane sono il fulcro di una sezione e rappresentano il cuore dell’intero percorso espositivo. Nel corso della sua vita, infatti, Picasso riempì un gran numero di quaderni da disegno con i suoi schizzi e appunti: ne sono documentati almeno 189. Il taccuino da disegno è per Picasso la parte più intima della sua creazione, un laboratorio di idee dove propone e trova le soluzioni plastiche e compositive che compaiono nei dipinti.
In mostra è esposto proprio l’album n. 7 perché racconta quasi integralmente il processo creativo dell’autore e l’importanza di un’opera che cambierà l’arte del XX secolo. Sapevate che Les Demoiselles d’Avignon venne concepita inizialmente come una scena di bordello che coinvolgeva cinque donne e due uomini? Picasso decise poi di modificare la scena, studiando i personaggi nelle varie posture e mentre lavoravano, concentrandosi solo sulle cinque donne.
Nella quarta sezione sono esposti anche due disegni preparatori per Guernica, l’opera — forse la più nota di Picasso — monumentale e tragica che, piccola curiosità, nel 1953 fu esposta per la prima volta dopo la guerra proprio a Milano a Palazzo Reale grazie a Fernanda Wittgens, allora direttrice di Brera.
La mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” è aperta fino al 30 giugno 2024 al Mudec di Milano. Il biglietto costa 16 €.
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