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Pierangelo De Poli a Green Pea, dove la sostenibilità è “di casa”
Intervista a Pierangelo De Poli, responsabile del settore Home di Green Pea, dove si trovano cucine, arredi, mobili sostenibili.
Le eccellenze italiane sono tre: food, fashion e design. Per questo a Green Pea non poteva mancare un piano riservato ai mobili e all’arredamento. Un piano dedicato al consumatore con cucine, camere da letto e mobili ma anche al settore business. Un’offerta a 360 gradi, quindi? “Non esageriamo” dice Pierangelo De Poli, architetto e responsabile del settore Home, living & design di Green Pea, “anche se ci avviciniamo il più possibile”.
Cosa si trova, dunque, al piano Home di Green Pea?
Si trovano i mobili, l’illuminazione – che è anche illuminotecnica – porte, finestre, tessuti, tendaggi, ceramiche, arredamenti. Il termine “green” nel settore casa è democratico. Non possiamo, infatti, pensare che il prodotto green sia riservato solo ad alcune categorie. Il nostro motto è “top & pop”, perché qui – come negli altri piani – si possono trovare prodotti differenti per fascia di prezzo ma che hanno lo stesso denominatore: sono tutti sostenibili.
Cosa significa?
Intanto una premessa: al di fuori di ogni stand, sono appesi dei cartelli con su i criteri con cui abbiamo scelto le aziende che si trovano qui. In generale, sostenibile per noi significa prodotti di lunga durata. Ci piace raccontare che il termine “sostenibile” derivi dall’inglese sustain, come il terzo pedale del pianoforte, quello che allunga la nota, significa quindi “lunga durata”. Noi non siamo talebani del green ma vogliamo far capire alle persone che se non cambiamo i nostri consumi tra cinquant’anni sparirà, non la Terra, ma l’uomo sulla Terra. Allora, per evitare che il genere umano venga sommerso dai propri rifiuti, dobbiamo cambiare il modo di ragionare del consumatore, facendolo in maniera corretta ed etica. Non da estremisti, ma in modo consapevole: allora sì che avverrà un cambio pazzesco. Entrando su questo piano hai visto una sedia: quella costa 45 euro ed è fatta al 60 per cento di plastica riciclata e al 40 per cento di materiale interamente riciclabile. Ma nello stand di fianco puoi trovare una sedia che è anche un prodotto di design e costa 1500 euro. Abbiamo una cucina sostenibile da 3500 euro e, all’altro estremo, una da 50 mila. Non c’è nulla di “caro”: preferiamo il termine “costoso”. Anche quella da 3500 euro è costosa, nel senso che ha il “suo” costo, giusto. Ci sono delle motivazione dietro valori così diversi.
Cosa significa fare cucine in maniera sostenibile?
C’è chi fa cucine sostenibili già dagli anni ‘80 usando vetro, cristallo e alluminio, tutti materiali interamente riciclabili. C’è chi punta sul design sostenibile, dove le ante diventano spesse solo due millimetri – una magia perché si tratta di un’anta superleggera con risparmio di materiali. C’è chi lavora legni particolari, come il cedro, chi lavora legni certificati FSC e chi ha inaugurato una linea green proprio per l’occasione. Poi c’è Green Pea Casa: sono i prodotti pensati e disegnati da noi, con materiali scelti. Facciamo cucine, divani, zona notte e mobili. Facciamo degli esempi: abbiamo realizzato una cucina con un piano di lavoro fatto con quarzo e scarti di pula di riso, oppure con inerti dei cantieri. Prima di Green Pea questi prodotti erano solo un’idea, adesso grazie alla nostra esperienza prendono forma e diventano reali. Cucine come quella di cui ho appena parlato vengono vendute da 8-10-12 mila euro in su. C’è poi Green Pea “Casa in kit” e sono cucine da montare: ci siamo rivolti al più grande produttore di truciolato riciclato e abbiamo scelto la categoria più pregiata. Così abbiamo prodotto una cucina montabile e smontabile, dove anche l’anta è in pannelli riciclati. Insomma, ci sono diversi modi di fare cucine sostenibili.
All’inizio hai parlato di un’offerta varia. Cosa si trova oltre alle cucine?
Palchetti, legni, ceramiche: c’è la Materioteca, vieni qui e tocchi con mano le superfici da scegliere. E poi porte, finestre, tendaggi, tutto scelto tra la filiera sostenibile. Ci sono gli elettrodomestici rigenerati, le lampade personalizzate con materiali di recupero, camere da letto con tessuti selezionati, sedie di design in cartone riciclato. Poi ci sono i gadget come la borraccia – lo sapevate che le borracce sono state inventate a Torino? – pentole in alluminio riciclato, i suppellettili da cucina da filiera sostenibile, le candele artigianali. Infine, come dico sempre, le aziende non sono mai i muri, ma sono le persone. E per questo al centro del settore ci sono i professionisti, i progettisti e, naturalmente, i clienti. Abbiamo messo a disposizione uno spazio al centro del piano dedicato ai ragionamenti, al progetto, al disegno personalizzato. L’uomo deve stare al centro, questo è il messaggio che vogliamo comunicare.
Qual è stata la tua reazione quando Oscar Farinetti ti ha proposto di far parte di questo progetto?
Era l’8 maggio 2018 e ricordo tutto di quel giorno. Non sapevo a cosa andavo incontro. Io provengo da una famiglia di falegnami e rivenditori di mobili: mio bisnonno e mio nonno facevano i falegnami in provincia di Cuneo, poi i miei genitori si sono spostati a Torino perché avevano intravisto l’opportunità di vendere mobili. Ho portato avanti questa tradizione di famiglia. Quando Farinetti mi ha proposto l’idea ne sono rimasto colpito: in qualche modo io stesso avevo già fatto un percorso simile perché nel tempo ho imparato a selezionare certe aziende con un’attenzione particolare verso i temi ambientali ma mai ho pensato di riunirle in un unico luogo. Quando me lo ha detto ho pensato “ecco l’acqua calda”. Ma non era per niente facile: ci voleva uno come lui per concretizzare questo sogno. Ha avuto una visione dieci anni prima che diventasse una tendenza: questo è il genio. E poi ciò che mi è stato presentato come idea nel 2018, tre anni dopo è diventato realtà, esattamente come mi era stato raccontato. Per il resto ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti e insieme è iniziata questa avventura.
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