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Pinetum, come nasce un laboratorio di design e arte tra gli alberi
Design e natura sono le parole chiave del progetto Pinetum e degli oggetti creati dai giovani artisti all’interno del parco di conifere di Villa Gaeta, in Toscana.
Villa Gaeta è un edificio del Diciassettesimo secolo che si trova sul versante dei monti del Chianti che si affacciano sulla val d’Arno. È circondata da un arboreto di circa tre ettari che si chiama Pinetum, una rara e straordinaria “collezione” di conifere di metà Ottocento, ideata da Giuseppe Gaeta, avvocato e grande appassionato di botanica, che aveva importato circa 160 specie da tutto il mondo, in particolare dal Nord America.
Il progetto nasce dall’idea di trasformare un luogo speciale come Villa Gaeta, a Montevarchi in Toscana, e il suo giardino botanico storico e privato, in un laboratorio permanente di sperimentazione di design e di arte. Una residenza per artisti. L’obiettivo è quello di scovare giovani talenti del mondo del design e dell’arte e dare loro l’opportunità di realizzare un’opera permanente in loco, cioè appositamente progettata per inserirsi nel contesto del parco.
Com’è nato il progetto Pinetum
L’idea di Pinetum – nata da Bruno Boretti, proprietario della villa e interior designer di professione insieme alla collaborazione di un gruppo di amici del settore quali Silvia Fabbroni, Laura Moretti e Guido Pellegrini – è quella di offrire a giovani artisti la possibilità di trascorrere qualche giorno nel parco, così da potersi inserire nel contesto. Il binomio tra arte contemporanea e natura non è nuovo e nel corso degli anni ha dato origine a molti parchi artistici, quasi tutti privati, che si configurano come musei a cielo aperto colmi di opere scultoree o di installazioni. La novità, invece, consiste nel fondere in via sperimentale design e paesaggio.
Un po’ di storia sull’unione tra arte contemporanea e natura
Il legame, affascinante di per sé, tra arte contemporanea e natura è piuttosto diffuso in Italia e offre al pubblico esperienze culturali di alta qualità. I primi parchi artistici aperti, nonché i più celebri, sono in Toscana. La collezione Gori a Santomato di Pistoia, 1982, è un museo a cielo aperto composto da opere di artisti quali Alberto Burri, Richard Serra, Daniel Buren, Richard Long, Fausto Melotti.
Leggi anche: Parco sculture del Chianti: l’arte a cielo aperto
C’è anche il Parco sculture del Chianti che dal 2004 ospita opere di una trentina di artisti con opere in stretta relazione con alberi, suoni e luce. E poi il giardino museo dell’artista svizzero Daniel Spoerri a Seggiano, a circa 80 chilometri da Siena: un parco immenso con più di cento opere realizzate da 55 artisti.
Ma il più famoso, sorprendente e magico, è ispirato al parco Güell di Barcellona, disegnato dall’architetto Antoni Gaudí. Si tratta del Giardino dei tarocchi a Pescia Fiorentina, nei pressi di Capalbio, in provincia di Grosseto, aperto al pubblico nel 1998. Qui l’artista Niki de Saint Phalle ha realizzato statue ispirate alle figure degli arcani maggiori, realizzate in acciaio e cemento e ricoperte di vetri, specchi e ceramiche.
Il design frutto del paesaggio
Rispetto a tutti questi esempi straordinari di fusione tra arte contemporanea e natura, il Pinetum si differenzia perché non vuole essere un museo a cielo aperto, bensì una residenza per artisti fatta di opere poetiche e funzionali in continuo divenire, dove il design ha una funzione di rilievo.
Dal 2013 a oggi sono stati invitati numerosi giovani artisti a risiedere per un mese a Villa Gaeta e a produrre un’opera. La prima edizione dedicata al design è del 2015. “Contemplazioni” il tema scelto per rafforzare l’idea di un parco fatto di conifere e di opere di design inserite armoniosamente nel verde per favorire contemplazione e meditazione.
I progetti per la contemplazione
Come Diogena, la lampada di Lorenzo Montefiore che funge da elemento di collegamento, una guida per il percorso da un punto all’altro di osservazione. Oppure la panchina Pinetum1 di Francesco Librizzi, chiaro punto di osservazione sulla natura, costituita da pali che segnalano il piccolo insediamento tra gli alberi. E poi la lampada 0-180° di Carlo Sabbatucci: elemento luminoso e quasi immateriale che si inserisce con delicatezza nel paesaggio del bosco.
Valeria Rugi, invece, ha disegnato Cerbero, una lampada in cui la vegetazione è libera di crescere e inoltrarsi al suo interno creando giochi di luce e trasparenza. “Nel Pinetum di Villa Gaeta – scrive Guido Pellegrini nel catalogo della mostra inaugurata il 7 ottobre – tra le conifere e i lecci, tra le sequoie e l’alloro, ora ci sono degli spazi di contemplazioni, intuizioni, riflessioni, forse uno di questi è il luogo dove nasce l’idea di cui si ha bisogno, o il progetto, una possibile soluzione a un problema, come dopo il risveglio”.
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