Secondo i dati preliminari il 2023 è stato un anno anomalo, in cui l’assorbimento netto della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri si è quasi azzerato.
Ne dovevano nascere 40mila, ne sono nati 2. La morìa dei pinguini in Antartide
In Antartide i cambiamenti climatici hanno provocato la morte dei piccoli pinguini, falcidiati dal freddo, dalle piogge e dalla fame.
I pinguini della colonia di Adelia – una regione dell’Antartide orientale – hanno vissuto una stagione riproduttiva disastrosa: su 18mila coppie di genitori (per un totale di 40mila nuovi nati previsti) solo 2 piccoli sono sopravvissuti. Gli altri sono morti a causa di mancanza di cibo o malformazioni genetiche che li hanno condotti a una morte precoce. Un fatto agghiacciante che porta una luce decisamente infausta sul futuro del nostro pianeta.
Che fine hanno fatto i pinguini della colonia di Adelia
L’allarme è stato lanciato dagli scienziati che lavorano a Adélie Land, così è chiamata la zona dell’Antartide orientale dove migliaia di pinguini nidificano e lottano da anni contro gli effetti del riscaldamento globale che sta a poco a poco funestando il nostro pianeta. La colpa principale risiederebbe nel ghiaccio marino molto esteso e frammentato che, paradossalmente, è un effetto dell’innalzamento delle temperature e ha costretto i pinguini adulti a viaggiare per centinaia di chilometri in cerca di cibo per i giovani nati che, nel frattempo, esposti alla rigide temperature e senza un’alimentazione adeguata, sono andati incontro alla morte.
Le malformazioni genetiche poi hanno colpito molti piccoli pinguini e dipendono dalle iniziali cattive condizioni degli adulti, stremati da un ecosistema sempre più ostile. L’Antartide ha registrato, durante la scorsa estate, un record per la scarsa estensione del ghiaccio marino. La regione di Adelia e la piccola isola di Patrel in cui nidificano i pinguini ha costituito, però, sotto questo punto di vista un’eccezione. Un’eccezione non positiva, alla fine, perché i pinguini adulti hanno dovuto percorrere distanze lunghissime in cerca di krill, i piccoli gamberetti di cui si nutrono preferibilmente. Alla moria di piccoli pinguini di quest’anno fa da antecedente quella avvenuta nel 2013: in quell’anno nessun piccino sopravvisse. Ed è la seconda volta, in soli quattro anni, che avviene una cosa del genere.
Nei precedenti 50 anni di osservazione avvenimenti del genere non si erano mai verificati con tale intensità. Un evento che preoccupa doppiamente se si pensa che in quelle stesse aree potrebbero agire i pescatori: anche per questo ambientalisti e scienziati chiedono che venga urgentemente creata una zona marina protetta nell’Antartide orientale, richiesta che sarà ufficialmente avanzata la prossima settimana alla Commissione per la conservazione delle risorse marine antartiche che fa capo a Bruxelles.
Il futuro dei pinguini in Antartide
Lo scienziato Yan Ropert-Coudert che guida il gruppo di ricercatori francesi operanti in Antartide, ha dichiarato che la quantità di “ghiaccio record ed episodi piovosi senza precedenti” stanno accelerando le stragi di pinguini. Con i genitori impegnati nei lunghi spostamenti in cerca di cibo, migliaia di cuccioli sono rimasti senza protezione, bagnati (i piccoli di pinguino hanno una scarsa impermeabilizzazione del piumaggio) e incapaci di mantenersi caldi. La maggior parte, dunque, è morta di stenti e di fame. L’intera regione dove vivono è stata gravemente colpita dalla rottura della lingua di ghiaccio del ghiacciaio del Mertz, avvenuta nel 2010 a circa 250 chilometri da dove si trovavano i pinguini, ma con effetti devastanti sull’intera area.
Da allora i pinguini di Adelia, fra i più comuni della loro specie, e considerati “fra gli animali più resistenti e sorprendenti”, per ambientalisti e associazioni come il Wwf sono sempre più a rischio e per loro è necessaria “una maggiore attenzione da parte del mondo intero”. Una maggiore attenzione che non può non prescindere da un’osservazione sempre più incisiva ai cambiamenti climatici dell’ecosistema e da una prevenzione di danni maggiori che, purtroppo, ormai si stanno rivelando sempre meno riparabili. Con conseguenze mortali per le specie viventi, uomo in testa.
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