Lo status del lupo cambia dando più libertà agli abbattimenti. Avremmo invece bisogno di più prevenzione. Ne parliamo con il responsabile area animali selvatici di Lav, Massimo Vitturi.
Pippo, il piccolo lupo che amava la libertà
La storia di Pippo, il piccolo lupo che amava la libertà così tanto da preferire il branco alla cattività. Un lieto fine targato Wolf Apennine center.
Questa è la storia di Pippo, il piccolo lupo che amava la libertà, ma soprattutto la vita nei boschi in cui era nato. Tutto è iniziato un giorno di settembre, con il sole che ancora splendeva e le foglie che appena appena iniziavano a ingiallire. Cominciava il periodo della caccia e i primi cacciatori si affacciavano al limitare dei boschi, seguiti dai cani. A ridosso di una strada provinciale con alcune case che facevano da sentinella sul ciglio della via, uno di questi cacciatori ha notato un fagotto grigio. Un fagotto che in realtà era un corpicino che ancora si muoveva, ma a stento, ormai quasi agonizzante. Si trattava di un cucciolo di lupo di circa quattro mesi, devastato dalla rogna e in stato di fortissima denutrizione. Il cacciatore ha fatto, in questo caso, il minimo indispensabile, forse conoscendo le leggi dei boschi e delle creature che li abitano e, con il cellulare, ha avvisato il parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, e lo staff del Wolf Apennine center (Wac). Non potendo escludere che, oltre alla rogna, ci fosse qualche danno interno derivante da un investimento o da qualche incidente, il piccolo è stato immediatamente trasferito presso il Cras (la Casa rossa dei boschi di Carrega, in provincia di Parma). Ed è stato proprio in questa struttura che il cucciolo è stato salvato da Mario Andreani, medico veterinario, e dai suoi collaboratori.
Il piccolo lupo che non voleva contatti con l’uomo
“Durante il mese trascorso in cattività, il cucciolo, che abbiamo chiamato Pippo, ha recuperato prontamente peso e, nel contempo, ha iniziato a mostrare una forte e innata insofferenza alla cattività e al contatto con l’uomo”, ha dichiarato Mia Canestrini, zoologa del Wac. Al profano può sembrare un segnale non positivo, ma in realtà, per un animale selvatico come il lupo, si tratta di una condizione comportamentale ottima.
“In effetti l’indole di Pippo lasciava presupporre che non sarebbe stato difficile reinserirlo in natura, e fargli ritrovare il suo branco di origine”, ha continuato Canestrini. Pippo anelava alla sua libertà e mal sopportava recinti e costrizioni fisiche. La sua vita, la sua vera vita — sembrava dire il piccolo Pippo — era nei boschi, insieme al suo branco di lupi.
Pippo torna in libertà
Lo staff del Wac ha deciso così di procedere alla reintroduzione in natura del cucciolo di lupo, scegliendo un luogo vicino a quello del ritrovamento e dotando Pippo di un collare approntato appositamente, in modo da garantirne il distacco dal collo nell’arco di pochi giorni.
“Il collare è risultato indispensabile per monitorare la sopravvivenza dopo il rilascio a breve termine di Pippo – aggiunge Canestrini –, i suoi spostamenti e la sua successiva unione al resto del branco”. Precedentemente gli esperti del Wac avevano effettuato diversi sopralluoghi per accertare la permanenza del resto del branco nell’area di rilascio. “I sopralluoghi ci hanno confermato una frequentazione assidua del nucleo originario di Pippo grazie anche all’abbondanza dei segni di presenza attribuibili a lupo”.
Nei due giorni successivi al rilascio, il lupacchiotto Pippo è stato monitorato con attenzione ed è stato possibile accertare che avesse raggiunto l’area predefinita. I sopralluoghi effettuati grazie al monitoraggio hanno rivelato nuovamente la frequentazione del luogo da parte di lupi adulti e quindi la riunione di Pippo al branco. Dopo una settimana dal rilascio, il collare del cucciolo si è staccato definitivamente ed è stato persino recuperato dallo staff del Wac. La storia di Pippo e del suo breve soggiorno fra gli uomini si conclude felicemente. Per una volta l’intervento dell’uomo ha salvato una vita e restituito al bosco uno dei suoi componenti fondamentali: un giovane lupo.
Dal mese di settembre 2016 la Regione Emilia Romagna ha stabilito una convenzione con il WAC per gestire in forma coordinata i problemi di conservazione e gestione del lupo su tutto il territorio regionale.
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