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La pista da bob a Cortina non si farà, ora è ufficiale
La pista da bob di Cortina per le Olimpiadi invernali 2026 non verrà realizzata e quindi le gare verranno spostate all’estero. La conferma arriva dal Coni.
- Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha annunciato che non si faranno lavori sulla pista da bob di Cortina.
- Questa la rende inagibile per le Olimpiadi invernali del 2026.
- Le gare di bob, slittino e skeleton saranno trasferite all’estero.
- I costi, le tempistiche e la questione ambientale alla base dei problemi.
Ora è arrivata l’ufficialità: la pista da bob di Cortina d’Ampezzo non verrà costruita o sistemata.
L’annuncio è arrivato direttamente dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, che da Mumbai, in India, dove è in corso la sessione del Comitato olimpico internazionale, ha detto che non verrà avviato nessun lavoro sulla pista di Cortina che, quindi, non sarà utilizzabile per le Olimpiadi invernali del 2026: sarà necessario spostare le gare di bob all’estero, in un paese ancora da stabilire.
Malagò ha aggiunto che questa decisione è arrivata direttamente dal governo italiano che ha deciso di non portare più avanti il progetto per la costruzione della nuova pista. Una diretta conseguenza del succedersi degli eventi: a luglio il bando per trovare realtà disposte alla costruzione dell’impianto è andato deserto e lo stesso è successo anche a settembre, quando la Fondazione Milano Cortina, responsabile dell’organizzazione dei Giochi, aveva avviato una procedura giudiziaria.
I costi, stimati in 120 milioni di euro complessivi, le tempistiche, la tematica ambientale e le proteste dei cittadini di Cortina sono gli elementi chiave che porteranno le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 a essere le prime invernali di sempre a dover spostare una competizione all’estero.
La reazione alla decisione di fermare i lavori della pista da bob
“Questa è una sconfitta per tutto il sistema Paese”, ha detto il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro. “Non ci meritiamo – ha aggiunto – di essere visti come quelli che non sono in grado di raggiungere l’obiettivo nel contesto internazionale”.
Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha espresso la propria amarezza, provando tuttavia a rilanciare dicendo: “Se non ci sarà più il bob, a questo punto dovremo ragionare su quante discipline delle Olimpiadi invernali 2026 si faranno a Cortina”.
Il tema ora è decidere quale sarà il paese ad ospitare le gare di bob, slittino e skeleton. La Fondazione Milano Cortina ha detto di voler vagliare tutte le ipotesi, ovvero Svizzera, Germania, Francia e Austria, anche se quest’ultima sembra essere in netto vantaggio rispetto a tutte le altre. Il sindaco di Innsbruck, Georg Willi, a luglio aveva proposto di usare l’impianto della sua città come alternativa a quello di Cortina. La sua proposta, però, non era stata presa in considerazione dagli organizzatori dei Giochi, ma è evidente che alla luce della situazione attuale sarà necessaria una riflessione. La decisione verrà presa prossimamente.
Problemi ambientali, sociali, economici per la pista
Il fatto che alla fine la pista da bob di Cortina non verrà ristrutturata e non sarà quindi agibile per le Olimpiadi del 2026 è una situazione figlia di diverse questioni.
Il tema economico
Principalmente è stata quella dei costi dell’impianto: nel piano iniziale, attorno alla pista doveva nascere un “parco ludico” che potesse garantire un suo utilizzo dell’impianto anche dopo le Olimpiadi. Questo tuttavia avrebbe comportato grossi interventi sulla zona in cui sorge la pista, facendo lievitare i costi. In seguito, nonostante la decisione di rinunciare al parco divertimenti, il ritardo accumulato ha fatto comunque aumentare il costo complessivo dei lavori fino a 120 milioni di euro, ragione per cui né il comitato organizzatore, né il governo sono stati in grado di trovare imprese disposte a farsi carico dell’appalto.
Il tema ambientale
C’è poi la questione ambientale. I lavori per la pista avrebbero creato impatti consistenti sull’ecosistema montano, mettendo a serio rischio la biodiversità. Gli abitanti di Cortina, già nel 2021 si erano espressi chiaramente contro la costruzione di un nuovo impianto. Una posizione che non è mai cambiata, tanto che lo scorso 25 settembre oltre 800 persone hanno manifestato a Cortina d’Ampezzo. Fino a quel momento, infatti, sembrava scontata l’intenzione di procedere con i lavori.
Il tema logistico e sociale
Infine c’era un tema legato alle tempistiche: il bando diffuso per la costruzione del nuovo impianto prevedeva un tempo lavorativo di 807 giorni. All’inaugurazione delle Olimpiadi mancano poco di più, ma il Comitato olimpico internazionale pretende di avere tutti gli impianti già pronti per novembre 2024 per poterli testare. Questo ha chiuso definitivamente la porta alla pista di Cortina perché avrebbe visto un impegno lavorativo da parte di tecnici e operai non congruo.
Tematiche già note alla Fondazione Milano Cortina fin da a inizio anno, tanto che si era già deciso di cambiare la sede delle gare di pattinaggio di velocità, spostate da Baselga di Piné, in provincia di Trento, a Milano, in particolare negli impianti di Rho e Pero. Anche in quel caso, la questione era legata ai lavori e ai costi di ristrutturazione dell’impianto.
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