L’offerta del Gruppo Pizzarotti per effettuare i lavori di ristrutturazione sulla pista da bob di Cortina è stata accettata. Ma i tempi sono serratissimi
La polemica sulla pista da bob di Cortina: tra impatto, costi e altri problemi
La ristrutturazione della pista da bob per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 è un caso: in gioco c’è l’impatto sull’ambiente e milioni di fondi pubblici.
- Il bando per iniziare i lavori di ristrutturazione dell’impianto è andato deserto
- I costi continuano a salire e bisogna iniziare entro settembre per rispettare le scadenze
- Ci sono grossi dubbi sull’utilità dell’impianto, che avrà un grave impatto ambientale
Mancano poco più di due anni e mezzo all’inaugurazione dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina prevista per il 6 febbraio 2026. Consultando il sito ufficiale delle Olimpiadi, tra i luoghi che saranno “teatro dei giochi”, sotto la sezione Cortina, si trova il Cortina sliding center, ovvero l’impianto che dovrebbe ospitare le gare di bob, slittino e skeleton, intitolata a Eugenio Monti, leggenda del bob italiano che vinse sei medaglie olimpiche e dieci mondiali tra il 1957 e 1968. Una struttura che, si legge, sarà completamente ristrutturata e avrà una capacità di ospitare oltre cinquemila persone. Tutto molto bello sulla carta. Tutto drammaticamente solo sulla carta, al momento. Questo perché i lavori sulla pista non sono neanche iniziati e nessuno sembra voler farsene carico. I tempi sono stretti perché tutto deve essere pronto entro il dicembre del 2024 e, infine, c’è l’elefante nella stanza: l’impatto ambientale delle nuova pista, che non solo andrebbe contro il principio di queste Olimpiadi di essere “le più sostenibili di sempre”, ma rischierebbe di lasciare un peso enorme su Cortina e sulle sue montagne.
Dal piano originale della pista da bob alla situazione attuale
L’idea era quella di avviare un grosso piano di ristrutturazione della storica pista da bob di Cortina, secondo il Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano. Costruita nel 1923, ristrutturata più volte e abbandonata definitivamente nel 2008, quando in Italia per il bob si usava soprattutto la pista di Cesana, in Piemonte, costruita apposta per le Olimpiadi di Torino 2006, costata 110 milioni di euro e, anche questa, abbandonata dal 2011.
La pista da bob di Cortina, da quando è in disuso, è stata mangiata dalla natura: il muschio è cresciuto sul cemento, la pioggia e il gelo l’hanno rovinata ovunque, in molti punti è rotta e ora, per chi abita nella zona, è un perfetto luogo dove farsi una passeggiata (come raccontato in questo reportage del Post). Ma per la sua storia, per il fatto che è stata intitolata a uno degli sportivi più vincenti d’Italia e perché “è a Cortina”, il Comitato organizzatore ha deciso di puntare su questa pista per le Olimpiadi 2026.
Il lavoro di ristrutturazione necessario è enorme. Quasi nulla dell’attuale pista può essere salvato. I requisiti di sicurezza, rispetto a cento anni fa, sono molto più stringenti e il tracciato e le curve delle piste andranno sistemati e allargati. Gran parte del tracciato andrà modificato e quindi allargato per ragioni di sicurezza, lo spazio dedicato a questa struttura sarà sempre più ampio, arrivando al quasi totale smantellamento della zona boschiva attorno all’impianto. E questo, unito agli alti costi, ha fatto totalmente crollare il progetto iniziale della regione Veneto, che prevedeva attorno alla pista la nascita di un grosso parco con lo scopo di renderla utilizzabile anche dopo le Olimpiadi. Il costo iniziale era di 85 milioni di euro, poi però nell’ottobre del 2021 i piani sono cambiati e si è deciso di rifare solo la pista da bob per un costo iniziale di 61 milioni.
Lo stallo di questi anni, i dubbi sul da farsi e i ritardi che ne sono conseguiti hanno fatto aumentare il costo: si è arrivati fino a 93 milioni, anche se qualche mese fa il presidente del Veneto Luca Zaia aveva detto che potrebbe aumentare fino a 120 milioni di euro.
E arriviamo così all’ultima notizia per la pista di Cortina: lo scorso 31 luglio scadeva il bando per l’assegnazione dei lavori di ristrutturazione, ma nessuna azienda ha partecipato, come ha comunicato Simico, cioè la Società infrastrutture Milano Cortina 2026, a cui è stata affidata la gestione delle infrastrutture olimpiche. Questo è un grosso problema perché, secondo le stime, per rendere operativa la pista di Cortina servono 807 giorni di lavoro. Il Comitato olimpico internazionale (Cio), infatti, vuole tutti gli impianti pronti entro il 2024 così da iniziare i test di affidabilità. Questo vuol dire che i lavori dovranno partire non oltre la fine del prossimo settembre. Ma al momento, non si sa neanche chi li farà, quei lavori.
Simico ora ha avviato una procedura negoziata con la quale ricercherà sul mercato aziende in grado di costruire la nuova pista, la cui demolizione è comunque iniziata lo scorso marzo. Alle aziende individuate verrà chiesto di fare un’offerta, e a quel punto si sceglierà la migliore. Sempre che qualcuno la presenti, un’offerta.
Qual è il problema ambientale
Fin da subito, ben prima che si arrivasse alla situazione attuale, diverse associazioni del territorio avevano sollevato dei dubbi sulla bontà del progetto, chiedendosi se effettivamente avesse senso iniziare una ristrutturazione così complessa, soprattutto per una questione di impatto ambientale.
Secondo i dati del Club alpino italiano (Cai), la deforestazione colpirebbe oltre 25mila metri quadri di vegetazione e sarebbe necessario prelevare oltre tremila metri cubi di acqua dalle riserve comunali per la formazione del ghiaccio in un contesto già sofferente dal punto di vista idrico e dove ogni anno cade sempre meno neve. A tutto ciò bisogna sommare le emissioni inquinanti e l’impiego di sostanze chimiche necessarie ai lavori e alle opere di refrigerazione della pista.
I cittadini di Cortina sembrano essere consapevoli di queste problematiche, come dimostra un sondaggio dell’agosto 2021 fatto dal Comitato civico Cortina: il 60 per cento degli abitanti è convito che l’impatto ambientale sia troppo elevato. Non solo per proteggere la montagna e i boschi, ma anche perché questo genere di opera sarebbe totalmente fine a sé stessa, come dimostra il precedente abbandono della stessa pista di Cortina, ma anche di quella più recente in Piemonte. Inoltre, il numero di persone che in Italia praticano queste discipline sono sempre meno: non se ne contano 50. Troppo poche per immaginare una vita dell’impianto oltre i Giochi.
Le alternative alla pista di Cortina
La principale soluzione, proposta già da tempo da diverse associazioni, è di spostare la gare di bob, slittino e skeleton a Cesana, in Piemonte, rimettendo mano all’impianto costruito per Torino 2006. Sia il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, avevano in qualche modo aperto alla possibilità di accogliere queste discipline, ma la risposta del Coni prima e del Veneto poi è stata decisa nel rifiutare questa opzione. Senza il bob, a Cortina rimarrebbe soltanto lo sci alpino e il curling e quindi, secondo la visione del presidente Zaia, il ruolo della città nel panorama olimpico diventerebbe troppo marginale.
L’altra opzione è quella di rinunciare a qualunque lavoro sulla pista di Cortina e iniziare a intavolare delle trattative per usare l’impianto di Igls, nei dintorni di Innsbruck, in Austria. È l’alternativa più vicina a Cortina (circa 150 chilometri) e farebbe risparmiare molti soldi evitando danni al territorio, ma al tempo stesso sarebbe una grave “ammissione di colpa” del Coni e dell’Italia, ridotti a chiedere ospitalità all’estero per la propria incapacità di gestire la situazione. Al Cio, dal canto suo, non interessa che gli impianti siano per forza in Italia e necessariamente nuovi, quanto averli a norma e utilizzabili per le Olimpiadi senza intoppi.
Esiste anche una terza opzione, più drastica ma con un precedente: cancellare del tutto le gare di bob, slittino e skeleton dal programma olimpico. Ciò che accadde per le Olimpiadi del 1960 di Squaw Valley, in California, quando gli organizzatori americani decisero che non avevano alcuna intenzione di costruire una pista da bob, sia per l’alto costo che per l’impossibilità di riconvertire l’impianto a Olimpiadi concluse. E quindi il Cio tolse quelle discipline da quell’edizione, non assegnando alcuna medaglia.
Per ora restano i fatti: la pista da bob di Cortina rappresenta un grosso problema per le Olimpiadi invernali del 2026. E il tempo, intanto, stringe.
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