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Piste ciclabili, il governo azzera i fondi. Immediata la reazione delle associazioni
La legge di bilancio prevede tagli di 94 milioni di euro per le ciclabili urbane. Le associazioni che promuovono la mobilità attiva chiedono la correzione.
A partire dal primo gennaio 2023 il bilancio dello Stato non avrà più un euro per le ciclabili urbane. E’ quanto risulta dal testo di legge arrivato il 30 novembre alla Camera dei deputati, dove nella nota integrativa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti spunta il taglio totale dei fondi residui.
Si tratta di 94 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane e non ancora assegnati. Il fondo era stato istituito dalla legge di bilancio 160/2019 (art. 1 comma 47).
La risposta delle associazioni
Arriva immediata la risposta delle associazioni che si occupano di mobilità sostenibile e che solo pochi giorni fa, prima della presentazione del testo di legge, avevano pubblicato il dossier “Non è un paese per bici” e una petizione per chiedere maggiori investimenti per incrementare i chilometri di percorsi ciclabili. L’Italia infatti da questo punto di vista occupa gli ultimi posti nella classifica europea, come si legge nel dossier. L’analisi realizzata da Clean cities, Fiab, Kyoto Club e Legambiente fotografa un paese ancora “auto-centrico”, che investe 100 volte di più nel settore automotive rispetto a quello della bicicletta. Proprio per colmare questo gap è stata lanciata la petizione con la richiesta a Governo e Parlamento di finanziare un piano straordinario di promozione della ciclabilità urbana con 500 milioni all’anno da qui al 2030.
Ciclabili, in Italia sono poche e mal collegate
Al testo della legge di bilancio hanno risposto numerose organizzazioni. Oltre a Fiab, Clean Cities, Legambiente e Kyoto Club troviamo Greenpeace, Transport & environment e Cittadini per l’aria che, in una nota congiunta, hanno ribadito che la transizione delle nostre città verso una mobilità sostenibile e a zero emissioni non può essere più procrastinata.
Una nota che, come si legge nel testo, chiede una sostanziale correzione della legge: “La crisi climatica si aggrava, e ogni anno muoiono tra i 50mila e i 60mila italiani, a causa dei livelli di inquinamento dell’aria ben al di sopra dei limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità. E’ necessario offrire alle persone l’opportunità di muoversi in sicurezza usando la bici per raggiungere i propri luoghi di lavoro, di studio o di svago. Ad oggi molte non possono perché le strade sono il dominio incontrastato delle automobili. Poche infrastrutture ciclabili, piste spesso non collegate tra loro, e mancanza di una visione che metta insieme pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile, rendono difficile, e spesso impossibile, utilizzare la bicicletta come mezzo alternativo all’automobile”.
Il testo della nota prosegue evidenziando come “la bicicletta, negli spostamenti brevi e medi, e in connessione con le reti di trasporto pubblico, è uno straordinario alleato non solo dal punto di vista ambientale e climatico, ma anche come parte attiva alla soluzione dell’emergenza sanitaria dovuta all’inquinamento e come strumento di giustizia e inclusione sociale. L’azzeramento delle (poche) risorse per la ciclabilità in legge di bilancio è una proposta inaccettabile, che ci riporta indietro di decenni, e che impedisce alle amministrazioni locali di rendere le nostre città davvero ciclabili, riducendo l’uso dell’auto privata”.
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