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Sette storie di pizzerie inclusive in tutta Italia che attraverso la pizza promuovono il reinserimento sociale di persone svantaggiate.
Simbolo della cucina italiana che ha conquistato il mondo intero, la pizza è un piatto che parla una lingua semplice: i suoi ingredienti, la gestualità nel prepararla e il suo sapore sono capaci di unire tutti. Non è un caso, dunque, che la pizza sia diventata la protagonista di numerosi progetti di inclusione sociale sorti in tutta Italia che ne hanno fatto il mezzo per abbattere le barriere.
Nella giornata mondiale della pizza del 17 gennaio, raccontiamo le storie di alcune pizzerie inclusive che, mentre sfornano ottime pizze, si dedicano al reinserimento sociale, attraverso il lavoro, di persone svantaggiate.
La più celebre di queste è Pizzaut: una pizzeria, anzi due, gestite da ragazzi autistici con l’obiettivo di dare loro un lavoro, ma anche dignità e futuro. Dall’iniziativa di Nino Acampora, papà di un ragazzo autistico, la prima pizzeria è stata aperta a Cassina de’ Pecchi (Mi) nel 2021, poi il raddoppio a Monza nel 2023 con la presenza, all’inaugurazione, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha voluto menzionare il progetto nel suo discorso di fine anno. Riferendosi ai valori fondanti del nostro Paese come solidarietà, uguaglianza, libertà, giustizia, pace, il presidente ha detto: “li ho letti negli occhi e nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a PizzAut, promossa da un gruppo di sognatori che cambiano la realtà”. La onlus comprende anche una scuola di formazione professionale e percorsi per favorire per l’autonomia abitativa delle persone autistiche.
A cambiare la realtà ci prova anche il progetto Pit’sa a Bergamo. Aperta nel 2022 dall’imprenditore Giovanni Nicolussi, sensibile al tema dell’inclusività, è una pizzeria profit che impiega ragazzi con sindrome di Down. Le pizze sono tutte realizzate con ingredienti vegetali (ad eccezione di qualche formaggio da produzione sostenibile) e vengono servite con una ciotolina a parte di sugo al pomodoro per fare la “scarpetta” con il cornicione ed evitare sprechi.
Scendendo per lo Stivale, a Bologna, Porta Pazienza è la pizzeria etica nata nel 2020 dalla cooperativa sociale La Formica e che promuove il consumo critico: il locale promuove la solidarietà dando la possibilità di donare una pizza “sospesa” contro la povertà alimentare; contribuisce alla lotta alla mafia utilizzando materie prime coltivate su terreni confiscati ai mafiosi o prodotti di chi denuncia il pizzo; sostiene l’agricoltura sociale e sostenibile; offre lavoro a persone fragili. Da poco il progetto comprende anche un laboratorio di cucina per i ragazzi autistici.
Roba da Matti, a Pisa, è una pizzeria inclusiva aperta nel 2022 dall’associazione Alba che si dedica al reinserimento lavorativo e sociale di ragazzi con problemi di salute mentale e disabilità intellettiva. Come ha spiegato in un’intervista la presidente dell’associazione Diana Gallo, “i ragazzi sono aiutati moltissimo attraverso il lavoro perché la riabilitazione psichiatrica e psicosociale si svolge nei luoghi di vita”.
Sempre in Toscana, questa volta a Livorno, Pizza&grill Parco del Mulino è un progetto della cooperativa Parco del Mulino per l’integrazione di ragazzi con disabilità che nella struttura lavorano in veste di pizzaioli e camerieri.
Una pizzeria inclusiva porta la bellezza e accende la speranza anche in un territorio difficile come quello di Scampia, a Napoli. Matta Pizzeria, inaugurata nell’estate 2023, dà lavoro ai ragazzi del centro di salute mentale del quartiere e organizza laboratori sulla panificazione per i bambini. Fa parte del centro polivalente La Scugnizzeria, un’idea dell’editore Rosario Esposito La Rossa, una “piazza di spaccio creativa”, come viene definita dai suoi creatori, che è anche libreria, bottega, spazio per fare teatro e organizzare eventi e mostre, “ospedale” dei libri, centro ecologico di raccolta di oli esausti, pile, lampadine medicinali.
Ancora a Napoli, la Pizzeria dell’Impossibile è un progetto nato nel 2013 da Fratelli La Bufala con il comune di Napoli e l’associazione Scugnizzi: si tratta di una scuola che insegna l’arte della pizza ad alcuni detenuti delle carceri minorili di Nisida e di Airola e che ogni giorno sforna un centinaio di pizze per donarle alle persone in difficoltà.
A Lecco, Fiore Cucina è un ristorante e pizzeria sorto all’interno di alcuni locali sequestrati alla criminalità organizzata negli anni’90: propone piatti preparati con ingredienti territoriali e stagionali e pizza e pane fatti con lievito madre naturale e farine artigianali semintegrali. Gestito dalla cooperativa Olinda, Arci Lecco e Auser Lecco, è un progetto di imprenditoria sociale che dedica particolare attenzione alla cultura della legalità, dell’accoglienza e dell’insediamento lavorativo di persone svantaggiate.
A Verbania, sul lago Maggiore, Gattabuia Ristorante Sociale è un progetto di economia carceraria che coniuga la formazione e l’inserimento professionale di persone con problemi di giustizia e a rischio di marginalità sociale. Qui “il lavoro diventa uno strumento di rivoluzione personale e il cibo un mezzo utile ad avvicinare storie”. Nei menù piatti e pizze che includono specialità di altri Paesi, proposte vegetariane e vegane. Il locale porta avanti anche iniziative per donare pizze ad associazioni di beneficienza e persone svantaggiate.
Ad Acquapendente, nel viterbese, sulla Via Francigena, S’Osteria 38 è un ristorante pizzeria, ma anche albergo, servizio di informazioni turistiche, spazio co-working ed eventi, che coinvolge attivamente nell’operatività della struttura persone con disabilità lieve o disagio sociale.
A Pavia, la locanda I Fiulot è un progetto della Cooperativa Sociale Etika che cerca di dare una possibilità di indipendenza economica ed inserimento sociale a “persone che cercano una seconda occasione”. Gli arredi sono realizzati dai ragazzi e dagli educatori con materiali di recupero, in tavola piatti e pizze sono cucinati con prodotti sostenibili, provenienti da filiere corte, piccoli produttori, orti sociali, comunità terapeutiche e realtà del territorio.
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