Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati e la colpa è anche degli “attrezzi fantasma”.
La plastica è una minaccia per il Pianeta al pari dei cambiamenti climatici
L’inquinamento dovuto alla plastica rischia di rendere la Terra inabitabile. Lo rivela un nuovo report che invoca l’adozione di un trattato internazionale.
- I rifiuti costituiti da plastica stanno soffocando gli oceani e non solo, mettendo a repentaglio tutte le specie viventi.
- Affrontare questo problema non è meno urgente della lotta contro il riscaldamento globale.
- Pertanto, è fondamentale che tutte le nazioni del mondo formalizzino impegni concreti per vincere la battaglia: è l’appello dell’Environmental investigation agency.
I nostri oceani si stanno trasformando in una zuppa di plastica. Si prevede che la quantità di plastica vergine che contengono triplicherà entro il 2040. 700 milioni di tonnellate di rifiuti soffocheranno il Pianeta, rischiando di minare la sua capacità di ospitare la vita, mentre nel 2050 il peso della plastica in mare finirà per superare quello dei pesci, se non agiamo tempestivamente.
Serve un accordo internazionale per limitare i danni causati dalla plastica
Lo rivela uno studio pubblicato a gennaio 2022 dall’Environmental investigation agency, ong che chiede a gran voce l’adozione di un trattato vincolante per contrastare queste problematiche a livello internazionale. Gli esperti paragonano l’inquinamento causato dalle materie plastiche ai cambiamenti climatici, sostenendo che la loro pericolosità si equivalga.
Sebbene siano stati presi accordi che mirano a risolvere la crisi climatica e ridurre la perdita di biodiversità, lo stesso non si può dire nel caso della plastica, fatta eccezione per la direttive contro l’usa e getta. Eppure, tutti questi problemi sono interconnessi, oltre che accomunati dalla stessa motivazione di fondo: il consumo sfrenato di risorse finite.
I numeri di un’industria che pesa sull’ambiente
La produzione delle materie plastiche richiede grandi quantitativi di energia, proveniente in gran parte dai combustibili fossili. Nelle fasi di smaltimento e riciclo, circa il 12 per cento dei rifiuti viene incenerito, comportando l’immissione in atmosfera di sostanze pericolose per la salute.
Senza contare che qualcosa come l’80 per cento della plastica che viene gettata finisce nell’ambiente o in discarica, dove continua a rilasciare metano, gas serra più potente dell’anidride carbonica – oltre a rappresentare un terreno fertile per i batteri. Solo nel 2015, le emissioni derivanti dall’intero ciclo di vita di questo materiale hanno raggiunto 1,78 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. “Se si trattasse di un paese, sarebbe il quinto più inquinante al mondo”, si legge nel report.
Le conseguenze per la biodiversità
914 specie, fra cui pesci, mammiferi e uccelli, subiscono l’impatto di questa industria, che si traduce soprattutto nell’ingestione di microplastiche. Minuscole particelle sono state rinvenute persino ai poli e il rischio è che vengano assimilate anche dalle piante e dagli animali alla base della catena alimentare, compreso il plancton oceanico.
Constatando la gravità di questa situazione, pare incomprensibile che nel documento finale redatto alla Cop 26 di Glasgow, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite tenutasi nel novembre 2021, possa mancare ogni riferimento alla plastica. La speranza è che l’appello degli scienziati venga colto alla quinta sessione dell’assemblea sull’ambiente dell’Onu, in programma dal 28 febbraio al 2 marzo di quest’anno.
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