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Plasticity, l’installazione di Parley for the oceans alla Biennale di Venezia
Dall’unione di “plastic” e “sustainability”, Plasticity è l’esempio di come anche l’architettura possa muoversi nella direzione dell’economia circolare.
Si chiama Plasticity ed è l’unione di “plastica” e “sostenibilità”. L’opera di Parley for the oceans, presentata alla 17esima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia, dà la sua interpretazione di Comunità resilienti, il tema di quest’anno del padiglione Italia, supervisionato dall’architetto e accademico Alessandro Melis. Il risultato è un’installazione eco-sostenibile, ideata e progettata dall’architetto italiano Niccolò Casas e creata con rifiuti di plastica riciclati.
Plasticity, l’installazione di Parley for the oceans
Alta 3,6 metri, stampata in 3D con l’aiuto dell’innovativo marchio di design Nagami e fabbricata con Parley ocean plastic, un materiale creato da rifiuti di plastica riciclati recuperati dal Global cleanup network di Parley, la scultura di Niccolò Casas è la risposta alle strategie che le comunità resilienti dovrebbero adottare di fronte ai cambiamenti climatici. La sua è una visione radicale che prevede una nuova architettura eco-innovativa.
Ecco perché il termine Plasticity, che si riferisce a progetti legati al riutilizzo e alla riconversione di materie plastiche già pronte. E che in architettura, come in arte, allude alla qualità di un’opera di articolarsi liberamente nello spazio. Con questa installazione Casas e Parley for the oceans, insieme alle tecniche innovative di Nagami, dimostrano che le plastiche dannose possono essere riutilizzate e trasformate in un materiale utile, come nel caso di questa scultura architettonica. Il tutto grazie all’impiego di tecnologie digitali.
Le parole di Niccolò Casas
“Per avere un vero impatto sulla ridefinizione dell’abitazione futura – spiega Niccolò Casas –, l’architettura deve reinventarsi come una nuova disciplina incentrata sulla costruzione di ambienti collaborativi. L’architettura, sia in ambito accademico che professionale, deve strategicamente entrare in contatto con la conoscenza dei confini finora sottovalutata o addirittura ignorata. Insieme a Parley for the oceans e Nagami, siamo impegnati in uno sforzo congiunto con l’obiettivo di mostrare una visione di come l’architettura possa essere progettata e costruita in futuro ma, in particolare, di come l’architettura possa diventare un istigatore e attivatore dell’economia circolare. Plasticity è l’esempio architettonico d’avanguardia di ciò che si può fare con la plastica intercettata dalle attività di pulizia degli oceani”.
Parley, infatti, lavora per accelerare l’identificazione di soluzioni all’inquinamento marino causato dai residui plastici, ai cambiamenti climatici e alla pesca intensiva. E Plasticity è un ottimo esempio di cosa si potrebbe fare se anche l’architettura ragionasse nell’ottica dell’economia circolare.
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