Il bike delivery, la consegna dell’ultimo miglio in bicicletta, rappresenta una valida soluzione per ridurre l’impatto ambientale nelle aree urbane.
Pnrr, il piano Draghi passa all’Ue. Le misure sulla mobilità che potrebbero cambiare l’Italia
Via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto di riforme sulla mobilità incluse nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Dalla rete ferroviaria alla mobilità elettrica, passando per l’idrogeno. I punti caldi.
Approvata la versione finale del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che, fra i molti punti, contiene numerose riforme in tema di mobilità sostenibile. Un piano verde – qui il documento integrale – che adesso dovrà essere giudicato dalla Commissione europea.
Un pacchetto di investimenti e riforme, fortemente voluto da Mario Draghi, che contiene numerose azioni di sviluppo in tema di trasporti (soprattutto su rotaia) che, se giudicate positivamente da Bruxelles, potrebbero dare il via libera alla prima tranche di fondi già dall’estate.
In particolare, la terza missione (sono 6 in tutto) contenuta nel Pnrr e dedicata a “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile” vede uno stanziamento complessivo di 31,4 miliardi. Una cifra importante che potrebbe dare un forte impulso allo sviluppo nazionale di un’infrastruttura di trasporto più moderna e sostenibile. Ma anche “più estesa in tutte le aree del Paese”. Il premier Mario Draghi ha illustrato così il Piano nazionale di ripresa e resilienza al Parlamento.
Pnrr, il potenziamento della rete ferroviaria fra le priorità
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità con l’obiettivo di migliorare i tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud del Paese. Altri punti individuati dal Governo sono la modernizzazione e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali (a cui però sono destinati investimenti di gran lunga minori), del sistema portuale e lo sviluppo della digitalizzazione della catena logistica. Ma anche della mobilità elettrica, dell’infrastruttura di ricarica e dell’idrogeno, quest’ultima una risorsa che, se ben sfruttata, potrebbe imprimere una fortissima rivoluzione alla mobilità del Paese. “Le decisioni sulle attività e i progetti che realizzeremo nei prossimi anni avranno un impatto su persone e imprese, su economia e ambiente”, aveva commentato durante l’elaborazione del Piano Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili.
Progetti e riforme su 9 aree di intervento che migliorano la qualità della vita delle persone e riducono le diseguaglianze, accelerano la realizzazione delle infrastrutture e aumentano la competitività delle imprese, e che riducono i divari territoriali #PNRR pic.twitter.com/OvVbTOrgBo
— MIT (@mitgov) April 30, 2021
Italia, il 90 per cento delle persone si muove su strada
“Attualmente, il 90 per cento del traffico di passeggeri in Italia avviene su strada (860 miliardi di passeggeri/km all’anno), mentre sulle ferrovie viaggia solo il 6 per cento dei passeggeri (rispetto al 7,9 in Europa), con la conseguenza che il settore del trasporto risulta tra quelli maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti, con un contributo pari al 23,3 per cento delle emissioni totali di gas serra (pur essendo diminuite del 2,7 nel periodo 1990-2017, fonte Annuario Ispra 2020)”. Questa la fotografia scattata dal Governo e che, in qualche misura, ha dato impulso al pacchetto di iniziative previste nel Pnrr.
Un pacchetto che ha tenuto conto della “Strategia per una mobilità intelligente e sostenibile” del 2020, nella quale la Commissione europea aveva già indicato come obiettivo prioritario per l’Italia il raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità entro il 2030, triplicandolo entro il 2050. Sottolineando anche la necessità di rendere il trasporto intermodale su rotaia e su vie navigabili interne competitivo rispetto al trasporto su strada.
Altri punti indicati dall’Ue come critici sono l’assenza di collegamenti ferroviari efficaci. Uno scenario in cui il trasporto su strada in Italia rimane ancora l’opzione principale: le merci nel nostro Paese viaggiano infatti per circa per il 54,5 per cento su strada e solo per l’11 per cento su rotaia (rispetto al 18,7 circa in Europa), con conseguenti congestioni e problemi di sicurezza lungo le arterie autostradali.
E su questo l’Ue è stata chiara: “L’obiettivo è quello di aumentare il traffico merci su rotaia del 50 per cento entro il 2030 e di raddoppiarlo entro il 2050”. Poi c’è il traffico portuale da efficientare. Per non parlare della necessità per l’Italia di raggiungere i target europei di riduzione delle emissioni e di progressiva decarbonizzazione della mobilità, una missione che ad oggi non sembra facilissima.
L’attenzione alla mobilità delle donne, più “spezzata e complessa”
Come anticipato, l’obiettivo primario sulla mobilità contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è quello di uno “sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto più moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese”. Un Piano che tiene conto anche di come il potenziamento nell’offerta di trasporto potrebbe modificare radicalmente le scelte di viaggio dei passeggeri. Le misure contenute nel Pnrr, oltre che considerare prioritarie le esigenze di lavoratori e giovani, sono “importanti per potenziare la mobilità delle donne, le quali utilizzano più degli uomini i trasporti collettivi e meno l’auto privata”.
Le donne – secondo le valutazioni contenute nel Pnrr – tendono, infatti, ad avere delle catene di spostamenti quotidiani più spezzate e complesse degli uomini, i quali si limitano spesso al tragitto casa-lavoro-casa. Dal punto di vista territoriale il Governo auspica che gli “investimenti produrranno un’inversione dei fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori meno collegati, fungendo da fattore di coesione territoriale”.
570 chilometri di ciclabili urbane e più di mille per le turistiche
Il Piano sulla mobilità punta molto anche al rafforzamento della mobilità ciclistica, nel dettaglio sono 600 i milioni di euro previsti in totale, ripartiti in 400 per le ciclovie turistiche e 200 per le ciclabili urbane. E ancora una volta il Governo è partito da alcuni dati. “Il numero di ciclisti è in costante crescita dal 2013 (con crescita di oltre il 40 per cento nel 2018) e, oltre alla diffusione di un mezzo di trasporto non inquinante rappresenta una fonte di indotto economico dal valore di 7,6 miliardi di euro ogni anno. A causa dell’emergenza Covid-19, si prevede una crescita ancora più pronunciata del settore, con numero di ciclisti nel 2020 aumentato del 20 per cento rispetto al 2019”.
Misure che la Fiab, Federazione italiana ambiente e bicicletta, ha già definito insufficienti, spiegando come se “da un lato l’Italia è uno dei paesi europei che prevede più risorse per la ciclabilità nel proprio Piano – ha dichiara Alessandro Tursi, presidente Fiab – dall’altro tuttavia il ritardo accumulato nei decenni rispetto ai paesi europei più avanzati, per essere rapidamente colmato, richiederebbe uno sforzo economico maggiore e duraturo nel tempo”.
Nello specifico, la misura prevista nel Pnrr prevede la realizzazione di circa 570 chilometri di piste ciclabili urbane e metropolitane e di circa 1.250 di ciclovie turistiche.
Trasporto auto, 2 persone su 3 la usano ogni giorno
Le auto private sono il mezzo di trasporto più utilizzato in Italia: nel 2019, su 36 milioni di persone over 18, almeno 2 su 3 hanno usato ogni giorno l’auto. L’utilizzo delle auto private sul totale dei viaggi è di oltre il 60 per cento, mentre l’utilizzo di sistemi pubblici di trasporto è solo del 10 per cento circa, con conseguente congestione e traffico nelle aree urbane oltre a maggiori problemi legati a inquinamento.
Per ridurre queste problematiche la misura contenuta nel Pnrr prevede la realizzazione di 240 chilometri di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km), con interventi principalmente dedicati alle aree metropolitane delle maggiori città italiane.
L’obiettivo del Governo è ottenere uno spostamento di almeno il 10 per cento del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico.
L’auto elettrica e la rete di ricarica
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza contiene anche importanti riforme dedicate allo sviluppo della mobilità elettrica, ritenuta “una rilevante opportunità di decarbonizzazione del settore, ma ad oggi è estremamente limitata ed incide per lo 0,1 per cento sul totale dei veicoli”.
Per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 per i quali si stima siano necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici. La misura si pone di conseguenza l’obiettivo di costruire le infrastrutture abilitanti al fine di promuovere lo sviluppo di mobilità sostenibile e accelerare la transizione del modello tradizionale di stazioni di rifornimento basate su carburante verso punti di rifornimento per veicoli elettrici.
I principali interventi sulla mobilità
- sviluppo di 7.500 punti di ricarica elettrica rapida in autostrada
- sviluppo di 13.755 punti di ricarica elettrica in centri urbani
- 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia
- 40 stazioni di rifornimento di idrogeno per i trasporti stradali pesanti
- rinnovo flotta autobus con mezzi a basso impatto ambientale
- rinnovo flotta treni per trasporto regionale e intercity con mezzi a propulsione alternativa
- rinnovo parco veicoli dei Vigili del Fuoco e aeroporti
In particolare, è previsto l’acquisto entro il 2026 di circa 3.360 bus a basse emissioni, il rinnovo di parte della flotta di treni per trasporto regionale con l’acquisto di unità a propulsione elettrica e a idrogeno, nuove carrozze realizzate con materiali riciclabili e rivestite con pannelli fotovoltaici, oltre a veicoli elettrici, ibridi e a gas a emissioni ridotte destinati a Vigili del fuoco e aeroporti.
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