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Polar bear, una mamma orso e i suoi cuccioli protagonisti del nuovo emozionante film Disneynature
I registi Alastair Fothergill e Jeff Wilson ci raccontano i dietro le quinte di Polar bear, l’affascinante documentario in arrivo su Disney+ il 22 aprile, Giornata della Terra.
Un viaggio emozionante e commovente in uno dei luoghi più belli del pianeta, compiuto fianco a fianco di una mamma orso e dei suoi bellissimi cuccioli. È Polar bear, il nuovo documentario di Disneynature in arrivo in esclusiva sulla piattaforma streaming Disney+ a partire dal 22 aprile 2022, in occasione della Giornata della Terra.
Ambientato nell’Artico, precisamente nell’arcipelago alle Svalbard, tra la Norvegia e il polo Nord, il film ci permette di seguire da vicino la famiglia protagonista, tra momenti di coccole irresistibili, lezioni di caccia e di nuoto impartite ai piccoli da mamma orso, estenuanti ricerche di cibo nella tundra ghiacciata, incontri pericolosi con maschi famelici e scoperte inaspettate.
Ma oltre ad essere un racconto avventuroso e affascinante, Polar bear diventa anche un manifesto della crisi climatica in corso. Seguendo i ricordi di una neo mamma orso e gli eventi della sua vita abbiamo, infatti, l’opportunità di osservare da vicino le conseguenze del riscaldamento globale sull’habitat che sta cambiando più velocemente in assoluto. Una sfida enorme per i suoi abitanti, e in particolare, per il suo animale simbolo: il maestoso orso polare. La graduale perdita del ghiaccio marino, che si ritira sempre prima all’inizio della primavera e si forma sempre più tardi in autunno, rappresenta infatti un’enorme minaccia per questi grandi predatori che sono stati inseriti tra le specie a rischio e che si trovano costretti a trascorrere periodi sempre più lunghi sulla terraferma, dove sono spesso attratti dalle aree in cui vivono gli esseri umani.
A lanciarsi in questa ambiziosa missione cinematografica, che ha richiesto anni di lavoro e una strenua resistenza al freddo e alle tante difficoltà logistiche dettate dal luogo, sono stati i registi Alastair Fothergill e Jeff Wilson. I due, che avevano già diretto insieme anche il documentario Disneynature Penguins e la serie Frozen planet per Natural history della Bbc unit, sono impegnati da decenni a documentare le zone più estreme della Terra. “Io e Jeff abbiamo avuto il privilegio di lavorare in entrambi i poli, sia nell’Artico che in Antartide per oltre 25 anni”, ci ha raccontato Fothergill. “Avevamo sempre desiderato fare un film sugli orsi polari e cinque anni fa abbiamo avuto l’ok per realizzarlo. Le riprese sono durate circa tre anni e poi c’è voluto un anno per la post produzione”.
Polar bear, un film da record
Per riuscire a ottenere il risultato che volevano e le meravigliose immagini inedite che possiamo ammirare nel film, la troupe si è preparata per un anno e mezzo, affrontando grandi sfide coincise anche con il periodo della pandemia. “Per raccontare i comportamenti di un orso polare è necessario riuscire a documentare diversi momenti importanti della sua vita e questo richiede molto tempo”, spiega Wilson. “Io e Alistair avevamo ambizioni molto alte sugli standard delle riprese e della fotografia e questo ha significato trascorre molti giorni sul posto. Questa è stata la sfida principale che per di più ha coinciso anche con il periodo della pandemia che ci ha ulteriormente rallentanti. Per fortuna avevamo un team di grandi professionisti”.
Una strategia messa in atto dalla produzione è stata la creazione di un accampamento mobile rivoluzionario e autosufficiente che ha permesso al team di sopravvivere al freddo per un tempo record in questi luoghi. Spiega Wilson: “Quando devi filmare gli orsi polari l’ostacolo principale non è soltanto trovarli, ma anche riuscire a resistere al freddo. Quindi la nostra strategia è stata costruire il miglior accampamento possibile per sopravvivere il più a lungo possibile a temperature che arrivano fino -45 gradi in inverno. Abbiamo costruito e trasportato queste specifiche strutture ecofriendly per centinaia di chilometri sul ghiaccio delle Svalbard, fino al punto in cui dovevamo filmare per permettere al team di scaldarsi e avere cibo caldo durante le riprese”. Col cambiare delle stagioni però le necessità mutano, prosegue il regista: “Nelle Svalbard quando il ghiaccio si scioglie, in giugno e luglio, bisogna cambiare la logistica in modo molto rapido, spostandosi su una barca per poter seguire gli orsi nell’ambiente acquatico.”
Nessuno si era mai davvero messo nelle condizioni di poter sopravvivere così a lungo in questi luoghi prima. Ciò ha fatto la differenza nel livello e nelle ambizioni che abbiamo potuto raggiungere.
Una questione di equilibrio
Il clima rigido e le difficoltà logistiche non sono state le uniche sfide nella realizzazione di Polar bear. L’impresa principale è stata proprio quella di trovare gli orsi “giusti” da riprendere. “È importante dire che non tutti gli orsi amano farsi riprendere”, rivela Wilson. “Questa cosa si può capire anche da molto lontano, osservando il linguaggio del corpo dell’orso a cui ci si trova di fronte. Per fortuna a noi non serviva essere troppo vicini per le riprese, perché avevamo strumenti e lenti che ci permettevano di filmare molto bene, rimanendo a centinaia di metri. Il nostro obiettivo, in questi casi, è sempre quello di trovare il giusto equilibrio, restando a una distanza che ci permette di realizzare buone riprese, lasciando libero l’orso di comportarsi in modo naturale. Questa è la vera abilità di un buon documentarista di animali selvatici. E se sei fortunato, in questo processo accadano anche momenti magici, in cui l’orso ti consente di avvicinarti e dimostra di sentirsi a proprio agio anche in tua presenza”.
Una missione ambientale
“Gli orsi polari sono animali incredibilmente affascinanti da guardare e hanno cuccioli meravigliosi”, ammette Fothergill. “Inoltre vivono in paesaggi bellissimi e sono davvero difficili da filmare, per il modo in cui vivono e si muovono tra i ghiacci, che sono location pericolose”. Una sfida irresistibile per due registi appassionati a questi luoghi remoti e alla natura selvatica come loro. “Dal momento che ci sono diversi comportamenti che non erano mai stati filmati prima, io e Jeff pensavamo fosse una fantastica opportunità per condividere nuove esperienze col pubblico. Gli orsi polari sono anche animali molto intelligenti che possono sorprenderti in ogni circostanza”. Ma oltre al grande fascino suscitato dai grandi predatori dell’Artico, a guidare i registi nell’impresa di documentare le loro abitudini, è stata anche una missione ambientale. “Gli orsi polari sono gli animali più colpiti dai cambiamenti climatici”, prosegue Fothergill. “Possiamo dire, anzi, che sono proprio il manifesto del riscaldamento globale e perciò ci sembrava estremamente importante mostrare la situazione in cui si trovano”.
Polar bear diventa così anche un vero e proprio invito a proteggere l’Artico prima che sia troppo tardi. Un messaggio condiviso da Disneynature e il Disney Conservation Fund insieme a Polar bears International (Pbi), l’organizzazione leader nella salvaguardia degli orsi polari , impegnata da anni per aiutare e difendere, in particolare, le mamme orso e i loro cuccioli, salvaguardando la loro casa artica. Spiega Fothergill: “La situazione è molto difficile per gli orsi. Lo si nota anche dalla diminuzione del loro peso corporeo e delle loro dimensioni. Polar bears International sta facendo un grande lavoro nel comunicare questo messaggio e nel monitorare la situazione, anche attraverso rilevamenti radar aerei e telecamere. Stanno facendo anche molta pressione sui governi, affinché affrontino seriamente il problema. C’è la possibilità che entro il 2040 il ghiaccio perenne dell’Artico sparisca completamente e per animali la cui sopravvivenza dipende dal ghiaccio marino questo sarebbe un totale disastro. L’orso polare sarebbe il primo a estinguersi”.
Un rischio che un film come Polar bear rende incredibilmente realistico, avvicinandoci anche emotivamente a un mondo meraviglioso e alle sue creature maestose da difendere ad ogni costo.
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