Il paese del Caucaso punta su eolico, solare e idroelettrico. Ma il legame con il petrolio è ancora forte. Quali progetti ci sono nel cassetto e che ruolo gioca l’Europa.
La Polonia punta sul nucleare e progetta tre nuove centrali
La Polonia ha annunciato la realizzazione di tre nuove centrali nucleari. Un progetto da 20 miliardi di euro e che non sarà pronto prima del 2033.
- La Polonia costruirà tre centrali elettriche: la prima entrerà in funzione nel 2033.
- Un investimento da venti miliardi di euro che porterà il nucleare a soddisfare un terzo del fabbisogno polacco.
- Le tre centrali saranno gestite da aziende estere: una americana, una coreana e una francese.
La Polonia investirà sull’energia nucleare costruendo tre nuove centrali. I lavori inizieranno nel 2026 e la prima centrale nucleare dovrebbe entrare in funzione nel 2033: sarà realizzata dal gruppo statunitense Westinghouse electric. La seconda centrale sarà invece affidata all’azienda sudcoreana Korea hydro and nuclear power, mentre la terza dovrebbe sorgere per mano della francese Edf.
Il progetto costerà complessivamente venti miliardi di euro e, secondo il governo di Varsavia, servirà per eliminare la dipendenza dal carbone: si calcola, infatti, che l’energia nucleare delle tre centrali serviranno a soddisfare quasi un terzo del fabbisogno nazionale.
Non solo nucleare: la Polonia promette di puntare anche sulle rinnovabili
Attualmente il 70 per cento dell’energia elettrica polacca è prodotta grazie al carbone. Una percentuale così alta è dovuta anche al fatto che Varsavia ha rinunciato a importare il gas e il petrolio della Russia dopo l’aggressione all’Ucraina.
La Polonia aveva addirittura promesso che avrebbe chiuso tutte le miniere di carbone entro il 2049 ma la guerra in Ucraina ha cambiato le carte in tavola e così il governo polacco ci ha ripensato.
Ma l’eccessivo ricorso al carbone è incompatibile con gli obiettivi ambientali stabiliti dall’Unione europea. La Polonia lo sa bene e infatti il governo ha annunciato che realizzerà un parco eolico offshore nel mar Baltico e che sfrutterà maggiormente l’energia solare e le biomasse, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente il ricorso alle fonti fossili.
Il carbone provoca terremoti e inquina le falde
L’estrazione di carbone continua a provocare danni in Polonia, non solo in termini di emissioni: come racconta il settimanale tedesco Die Zeit, a Turów, al confine con la Germania e la Repubblica Ceca, si estrae da decenni carbone, scendendo fino a trecento metri di profondità. Secondo i geologi, in questa zona le attività minerarie provocano scosse di terremoto e rischiano di inquinare le falde acquifere.
Negli ultimi anni, la Commissione europea ha chiesto più volte alla Polonia di bloccare le estrazioni di carbone, ma Varsavia ha ampliato le attività, annunciando che continuerà fino al 2044. A febbraio, i governi di Polonia e Repubblica Ceca hanno firmato un accordo, in base al quale Varsavia si è impegnata a costruire una barriera protettiva sotterranea che protegga dall’inquinamento le falde acquifere.
Ma c’è chi si oppone
La Polonia ha quindi deciso che per coniugare sicurezza energetica con la sostenibilità ambientale, sia necessario convertirsi al nucleare. Ma non tutti sono d’accordo: gli abitanti di Lubiatowo, piccolo villaggio sul mar Baltico a settanta chilometri da Danzica, hanno organizzato una protesta dopo aver appreso che il loro paese dovrebbe ospitare la prima delle tre centrali nucleari. I cittadini temono che la costruzione dell’impianto possa distruggere una parte di bosco e che possa inquinare le coste, una meta turistica molto apprezzata.
Piuttosto, sul nucleare la Polonia dovrebbe imparare la lezione dando un’occhiata agli altri paesi europei. Prendiamo ad esempio la Francia: per decenni, Parigi ha puntato sulle centrali atomiche per produrre energia ma oggi molti reattori sono vecchi e danneggiati, costringendo i francesi a a chiedere aiuto alla Germania per la fornitura di elettricità.
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