In Italia ben 58 città hanno concentrazioni di polveri sottili superiori ai limiti stabiliti dall’Oms (5 microgrammi di Pm2,5 per metro cubo)
Nella pianura Padana, e in più in generale al Nord, le situazioni più gravi con tendenza al peggioramento.
Il paradosso delle legislazioni: per l’Italia il limite è ancora di 25 microgrammi, quindi ufficialmente le città italiane sembrano più salubri di quanto non siano in realtà.
In Italia, si registra una situazione ambientale allarmante, con ben 58 città dove la concentrazione di polveri sottili supera i limiti stabili dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Situazione ancora più grave se si pensa che queste città ospitano il 73 per cento della popolazione italiana. La gravità della situazione inquinamento in Italia emerge dai dati estratti dai servizi di monitoraggio atmosferico Copernicus, e forniti dal quotidiano tedesco Deutsche Welle, in collaborazione con lo European data journalism network, di cui fa parte anche Il Sole 24 Ore. Il quotidiano italiano ha poi disaggregato i dati europei focalizzandosi sull’Italia, fino a rivelare una tendenza particolarmente inquietante: sì, ci sono zone in Europa ancora più inquinate dell’Italia (per esempio, parte della Polonia), ma le città italiane sono le uniche in cui i livelli di Pm2,5 sono in aumento, mentre quasi ovunque sono in diminuzione.
Pianura Padana, ma non solo: quali sono le 58 città
Il Pm 2,5 è il particolato fine, una combinazione di piccolissime particelle solide e liquide di diversi materiali e inquinanti, invisibili a occhio nudo perché aventi un diametro inferiore a 2,5 micrometri, ovvero circa 30 volte più sottili di una singola ciocca di capelli. Ebbene, nelle 58 città italiane la concentrazione media di Pm2,5, misurata quest’anno ha superato costantemente il valore di riferimento. Sul quale però persiste un paradosso, dovuto al fatto che l’Oms, l’Unione europea e l’Italia prevedono cose diverse: per l’Organizzazione mondiale della Sanità il limite dovrebbe essere di 5 microgrammi per metro cubo d’aria; il Parlamento europeo a metà settembre ha votato per adeguarsi ai nuovi standard, ma solamente a partire dal 2035; la legislazione italiana, che si rifà al dettato comunitario ancora vigente, addirittura 25 microgrammi, al momento senza previsione di modifiche.
Secondo i criteri dell’Oms, i più stringenti, di queste 58 città, ben nove addirittura raddoppiano il limite. La provincia più colpita da gennaio ad agosto 2023 è Cremona, seguita da Monza e Brianza, Milano, Mantova e Padova. Praticamente, buona parte del Nord Italia. L’analisi del servizio di monitoraggio atmosferico conferma che la Pianura Padana, in particolare, è tra i luoghi più inquinati d’Europa. Questi territori del Nord Italia si distinguono negativamente rispetto a tutti gli altri 27 stati membri dell’Unione europea.
A metà febbraio 2023, secondo i ricercatori di Copernicus, la concentrazione media giornaliera di PM 2,5 in città come Milano, Padova e Verona ha superato i 75 microgrammi per metro cubo. La geografia è in parte responsabile: la regione è circondata da montagne e l’inquinamento creato dal traffico pesante, dall’industria, dalle emissioni agricole e dal riscaldamento residenziale rimane praticamente intrappolato nell’area. Solo alcune regioni della Polonia presentano livelli di inquinamento paragonabili. Tuttavia, c’è una notevole differenza: mentre i livelli di inquinamento nella Pianura Padana sono stagnanti da tempo, nella Polonia meridionale si osserva una tendenza al calo. Alcune province italiane, come Cremona, Milano e Padova, hanno persino registrato un aumento delle morti premature dovute all’inquinamento, con più di sette decessi ogni mille abitanti.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet ha utilizzato i dati sull’inquinamento del 2015 per stimare che circa il 10 per cento dei decessi in città come Milano potrebbe essere evitato se le concentrazioni medie di Pm2,5 diminuissero di circa 10 microgrammi per metro cubo. Ma non è questa la direzione che sta intraprendendo l’Italia, e soprattutto la pianura Padana. “Oltre ad avere una situazione geografica negativa, abbiamo fatto esattamente il contrario di quello che dovremmo fare”, ha detto a Deutsche Welle Anna Gerometta, avvocato e presidente di Cittadini per l’aria, una ong che sostiene politiche più severe sulla qualità dell’aria in Italia.
A study published in the Lancet Planetary Health journal has found a significant correlation between air pollutants known as PM 2.5 and antibiotic resistance. The study sugges #BREAKING_NEWS: https://t.co/z4PPYQfi8H
Se il Nord piange, il Sud non ride. Neanche al Mezzogiorno infatti la situazione è rosea, con province come Napoli, Caserta, Benevento, Taranto, Avellino, Lecce e Brindisi ben al sopra dei livelli di smog consentiti e che fanno parte delle 58 città incriminate. La città di Roma si trova al quarantunesimo posto nella classifica dell’inquinamento: non nei primissimi posti, a dire il vero, con un preoccupante aumento del 3,3 per cento di smog tra il 2018 e il 2022.
In 2022, almost everyone in Europe lived in areas where the concentration of fine particulate matter, commonly abbreviated as PM 2.5, was over the limit set by the WHO.https://t.co/YopBbVRMS8pic.twitter.com/B70qqM3qjt
Il vero problema è che, di fatto, per la legge italiana il problema non è poi così rilevante. Nel 2021 infatti, l’Organizzazione mondiale per la sanità ha rivisto i limiti di rischio, basandosi su nuove ricerche scientifiche che evidenziano gli effetti negativi sulla salute anche a livelli di inquinamento più bassi, suggerendo di porre l’asticella massima a 5 microgrammi, rispetto ai 10 della proposta europea. Nonostante ciò, la normativa italiana, regolamentata dal Dlgs 155/2010, non si è adeguata, consentendo ancora concentrazioni fino a 25 microgrammi di Pm 2,5 per metro cubo. Un limite che fa sembrare le città italiane molto più sicure di quanto in realtà non siano. Eppure in un periodo di cinque anni, dal 2016 al 2020, almeno 246.133 persone in Italia hanno perso prematuramente la vita a causa dell’inquinamento atmosferico, superando i limiti indicati nelle linee guida. La qualità dell’aria europea, spiega il Deutsche Welle, è generalmente migliore che in altre regioni del mondo. Nelle città dell’India settentrionale, come Nuova Delhi, Varanasi e Agra, ad esempio, i valori medi di Pm2,5 possono arrivare fino a 100 microgrammi per metro cubo. Ma anche ai livelli europei relativamente più bassi, l’inquinamento può avere un impatto significativo sulla salute delle persone.
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