Dopo l’era del carbone e l’era del petrolio, ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità. Grazie all’energia rinnovabile.
Povertà energetica, in cosa consiste e cosa si può fare per contrastarla
Crescono le famiglie che non riescono ad acquistare l’energia sufficiente per i servizi di base. Di cosa parliamo quando diciamo “povertà energetica”.
Non riuscire a soddisfare bisogni primari come cucinare, illuminare e riscaldare la propria abitazione: questa in poche parole è povertà energetica. Una condizione che non riguarda solamente i paesi del sud del mondo, ma anche quelli più industrializzati. Italia compresa.
E nemmeno è un argomento nuovo, sebbene se ne parli ancora così poco e in molti ammettano di non averne mai sentito parlare. Da quasi venti anni, il superamento della povertà energetica è tra gli obiettivi dell’agenda internazionale delle Nazioni Unite: queste, infatti, hanno fissato per l’anno 2030 il traguardo per l’accesso universale a forme di energia sostenibili.
In che cosa consiste la povertà energetica
La povertà energetica è definita nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) come “come la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici oppure come la condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a quanto socialmente accettabile”. Questa condizione è il risultato della combinazione di tre fattori principali: prezzi elevati dell’energia, bassi redditi familiari e inefficienza delle abitazioni e degli elettrodomestici dal punto di vista energetico.
La povertà energetica è la base della povertà: oltre il 95 per cento delle persone che non hanno accesso a reti elettriche moderne vive in Africa sub-sahariana e nelle regioni rurali dell’Asia, un dato che mette in luce come la distribuzione globale della povertà energetica rispecchi quasi specularmente la geografia della povertà complessiva. L’accesso all’energia elettrica è aumentato molto negli ultimi anni, ma una larga parte della popolazione mondiale ne è ancora priva.
Per questo, secondo l’Energy poverty action initiative del World economic forum, “l’accesso all’energia è fondamentale per migliorare la qualità della vita ed è un imperativo chiave per lo sviluppo economico”.
I numeri della povertà energetica
La povertà energetica è un problema che riguarda 1 miliardo e 300 milioni di persone. Un individuo su cinque nel mondo non dispone di energia elettrica per soddisfare bisogni primari come cucinare, illuminare e riscaldare la propria abitazione. Inoltre, 3 miliardi di persone dipendono da legno, carbone, carbonella o concime animale per cucinare e per scaldarsi.
Sono numeri enormi, tanto che contrastare la povertà energetica è diventato uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu (obiettivo 7, dedicato all’accesso all’energia pulita), in cui sono previste diverse azioni volte a garantire a tutti un accesso a sistemi di energia convenienti, sicuri, sostenibili e moderni.
E non è un problema che riguarda solamente il sud del mondo. Anche nei Paesi sviluppati, come il nostro, l’accesso a servizi energetici di base può costituire un problema rilevante: secondo l’Osservatorio europeo sulla povertà energetica, circa 45 milioni di persone non sono state in grado di riscaldare adeguatamente la propria casa e 41 milioni hanno riscontrato problemi di morosità con le bollette energetiche. A livello europeo una famiglia su quattro ammette di non poter permettersi un adeguato riscaldamento, raffreddamento o illuminazione in casa.
In Italia, secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe), nel 2021, 2,2 milioni di famiglie italiane si trovavano in questa condizione, corrispondente all’8,5 per cento del totale (con un’incidenza nel sud Italia pari al 14 per cento), in aumento rispetto all’8 per cento del 2020. Secondo un questionario, in Italia i poveri energetici sono in maggioranza vedovi, il 61,4 per cento è donna e vivono in periferia. Da un altro punto di vista, secondo Save the children, il 10 per cento delle bambine, bambini e adolescenti vivono in famiglie in condizione di povertà energetica. Alla fine del 2021, il dato era era pari al 9,3 per cento.
Cosa significa ridurre la povertà energetica
Con il terzo pacchetto energia, la Commissione europea richiede agli stati membri la tutela dei “clienti vulnerabili”. Tuttavia, non vi è a livello europeo una misura condivisa di povertà energetica, rendendo difficile una sua quantificazione e una valutazione dell’efficacia delle misure di contrasto. Così, la definizione di cosa si intenda per “clienti vulnerabili” è lasciata a ciascuno stato membro, così come l’individuazione delle misure necessarie al contrasto del fenomeno.
Il think tank Ecco ha individuato tre linee generali per contrastare questo problema, che si dividono in:
- politiche per ridurre la spesa energetica delle famiglie;
- politiche per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni;
- fornire sussidi alle famiglie a basso reddito.
Finora, gli sforzi sono stati principalmente concentrati sulla prima categoria. Il bonus sociale per l’energia e il gas, introdotto a partire dal 2007, utilizza l’Indicatore della Situazione economica equivalente (Isee) come principale indicatore per determinare l’accesso ai bonus. Nonostante il numero di beneficiari sia aumentato nel corso degli anni, vi sono ancora delle lacune che impediscono di raggiungere chi non ha un contratto elettrico o del gas (ad esempio, affittuari, utenti condivisi di gas o coloro che utilizzano altre forme di combustibile per riscaldare le loro abitazioni).
La seconda categoria, mirata al miglioramento dell’efficienza delle abitazioni, ha ricevuto scarsa attenzione, sebbene sia quella più importante. Le deduzioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e l’efficienza energetica, tra tutti il “Superbonus 110 per cento” hanno principalmente favorito i redditi elevati e quindi non sono stati utili come misure per contrastere la povertà energetica. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che oltre il 50 per cento di queste deduzioni, fino al 2020, è stato utilizzato da poco più del 10 per cento dei contribuenti più ricchi, con un maggiore impatto nelle regioni del Nord (60 per cento).
Cosa fare per ridurla
Se non verranno prese misure correttive, ancora 674 milioni di persone si troveranno nella stessa situazione di deprivazione rispetto all’accesso a fonti di energia, ancora nel 2030.
È ancora Ecco a spiegarlo bene sul proprio sito: migliorare l’efficienza energetica degli edifici è un passo cruciale per aiutare le famiglie colpite dalla povertà energetica, poiché abitazioni più efficienti richiedono meno energia per garantire il comfort e comportano minori costi energetici. Inoltre, è importante fornire strumenti finanziari specifici per edifici pubblici, in particolare per l’edilizia residenziale pubblica. La riqualificazione di questi edifici, spesso situati in complessi abitativi più ampi, può contribuire in modo significativo a combattere la povertà energetica e a rivitalizzare interi quartieri.
Per affrontare il problema della povertà energetica in modo efficace, è necessario adottare politiche che puntino a migliorare l’efficienza energetica degli edifici e a promuovere fonti di energia rinnovabile. Altrimenti, le famiglie più vulnerabili rischiano di rimanere escluse dalla transizione energetica e non potranno sfruttare i benefici derivanti da essa, come la riduzione delle emissioni, il miglioramento della qualità dell’aria e lo sviluppo economico.
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