Povertà energetica. In Europa ne soffrono 50 milioni di famiglie

Bassi redditi, abitazioni inefficienti, alti costi dell’energia. Come l’Europa vuole contrastare la povertà energetica.

Oggi in Europa gli edifici sono responsabili di circa il 40 per cento dei consumi energetici dell’Unione e del 36 per cento delle emissioni di gas serra derivanti dal settore energetico. Ma solo l’1 per cento degli edifici viene sottoposto ogni anno a ristrutturazioni efficienti dal punto di vista energetico. Nel vecchio continente sono circa 50 milioni gli europei che non hanno un adeguato accesso ai servizi energetici essenziali, a causa della combinazione di diversi fattori, tra i quali un’elevata spesa energetica, redditi domestici bassi, edifici ed elettrodomestici inefficienti. Una condizione definita povertà energetica, che non permette di riscaldarsi o raffrescarsi, o di poter accedere ad elettrodomestici e soluzioni capaci di ridurre i consumi.

Classifica dei paesi europei
Classifica dei paesi in base all’indice di povertà energetica domestica dell’Ue © Edepi

Il problema è così diffuso da includere la povertà energetica nel recente Green deal europeo e nella Renovation wave strategy, ovvero un pacchetto di misure che mirano almeno a raddoppiare i tassi di ristrutturazione degli edifici nei prossimi dieci anni, così da assicurarsi che i lavori di ristrutturazione portino a una maggiore efficienza energetica e dei consumi. La Renovation wave dovrebbe così portare, entro il 2030, a 35 milioni di edifici ristrutturati e fino a 160mila posti di lavoro aggiuntivi, creati nel settore delle costruzioni.

“Vogliamo che tutti in Europa abbiano una casa che possano illuminare, riscaldare o raffreddare senza spendere eccessivamente o distruggere il pianeta”, ha detto in occasione del lancio dell’iniziativa il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, Frans Timmermans. “La Renovation Wave migliorerà i luoghi in cui lavoriamo, viviamo e studiamo, riducendo il nostro impatto sull’ambiente e fornendo lavoro a migliaia di europei. Abbiamo bisogno di edifici migliori se vogliamo ricostruire meglio”.

ondata di calore
La domanda globale di energia nel 2050 ad un aumento compreso tra l’11% e il 27% se il riscaldamento sarà modesto, e tra il 25% e il 58% se il riscaldamento sarà elevato © Pixabay

L’aria condizionata aumenta il rischio di povertà energetica

Un recente studio condotto dall’università Ca’ Foscari di Veneza e dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), e pubblicato sulla rivista scientifica Economic Modeling, ha calcolato che, in media, l’uso del condizionatore porta a spendere fino al 42 per cento in più per l’energia elettrica, rispetto a chi non ha il condizionatore.

Costi che potrebbero aumentare date le prolungate ondate di calore registrate negli ultimi anni in molte regioni europee a causa dei cambiamenti climatici. I consumi elettrici per raffrescamento saranno quindi un nuovo fattore destinato ad aumentare la povertà energetica legata all’elettricità, condizione in cui si trovano le famiglie che spendono più del 5 per cento del loro reddito annuale in bollette elettriche: secondo il Buildings performance institute europe, – spiegano i ricercatori – nel 2014 la povertà energetica toccava già il 10-15 per cento delle famiglie europee.

“I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l’elettricità. Quest’ultima voce dovrà aumentare per proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore”, spiega Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca’ Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto Erc Energya che ha svolto lo studio.

“I dati che abbiamo analizzato rivelano che in Spagna il 18,5 per cento delle famiglie spende più del 5 per cento del proprio budget in elettricità – conclude l’economista. “Queste percentuali sono generalmente più alte nei paesi freddi, arrivando al 24,2 per cento in Svezia. In Francia e Svizzera troviamo numeri più bassi: 8 per cento e 5 per cento rispettivamente”.

Energia per il riscaldamento invernale
Nel vecchio continente sono circa 50 milioni gli europei che non hanno un adeguato accesso ai servizi energetici essenziali © William Thomas Cain/Getty Images

I progetti europei per ridurre la povertà energetica

Per contrastare la povertà energetica nel settore degli alloggi residenziali in affitto in sette Stati membri dell’Ue, tra cui anche l’Italia, da dicembre è stato avviato il progetto Enpor, per quantificare le famiglie in difficoltà e identificare le barriere strutturali e informative che impediscono il ricorso a misure di efficienza energetica da parte dei nuclei familiari. Questo porterà allo sviluppo di una mappa digitale della povertà energetica e di una piattaforma per lo scambio di conoscenze sia a livello nazionale che tra i vari paesi partecipanti.

Al progetto partecipa anche l’Enea, che sempre nel 2020, ha lanciato due applicazioni realizzate nell’ambito di un altro progetto europeo – il GreenAbility – sempre con l’obiettivo di quantificare i reali consumi e proporre soluzioni ad hoc. Per quanto riguarda gli edifici scolastici è stato avviato il progetto Teeschools, che mira a sviluppare una strategia integrata per i paesi del Mediterraneo a sostegno delle pubbliche amministrazioni nel risanamento energetico degli edifici delle scuole pubbliche. Condominio + 4.0 è invece la seconda applicazione, ovvero un’app gratuita che fornisce supporto per valutare l’energia e la vulnerabilità sismica degli edifici residenziali pubblici, ad uso dei tecnici che operano nel settore dell’edilizia con particolare specializzazione sugli aspetti strutturali ed impiantistici.

Considerando gli ultimi target climatici europei, sarà necessario ridurre le emissioni di gas a effetto serra degli edifici del 60 per cento, il loro consumo energetico del 14 per cento e il consumo energetico di riscaldamento e raffreddamento del 18 per cento, puntando in una diffusione sempre più capillare e decentrata delle rinnovabili.

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