I loghi delle agenzie di scommesse non potranno più essere esposti sulle maglie sportive. Una decisione che avrà un grosso impatto economico sulle squadre, ma qualcuno spera che possa anche averlo – in positivo – sui più giovani.
Bornmouth, Brentford, Everton, Fulham, Leeds, Newcastle, Southampton e West Ham. Tutte queste squadre di calcio sono accomunate da tre fattori: giocano in Premier League (il principale campionato inglese); hanno sulla propria maglia come sponsor una società di scommesse; dal 2025-2026 dovranno cercarsi un nuovo sponsor. Questo perché tutte le squadre della Premier League hanno firmato un accordo che impedirà, dalla stagione sportiva 2025-2026, di esporre sulla propria maglia il logo di una società di scommesse sportive. Una perdita economicamente ingente per queste otto squadre, che ad oggi, sommando tutti gli accordi, incassano più di 60 milioni di sterline (circa 68 milioni di euro) all’anno da queste aziende. In realtà, i loghi non spariranno del tutto, perché sarà comunque possibile stringere accordi per mantenerli sulle maniche delle magliette o sui cartelloni pubblicitari attorno al campo o quelli che appaiono alle spalle dei giocatori durante le interviste, ma in ogni caso si tratta di una novità molto importante e il cui fine principale, come hanno detto gli stessi club inglesi, è quello di dare il buon esempio agli spettatori più giovani.
Un accordo tra le squadre e il governo inglese
La federazione che riunisce tutti i club di Premier League è giunta a questo accordo dopo diverse trattative con il Department for digital, culture, media and sport (Dcms), la sezione del governo britannico che gestisce lo sport. In Italia questo genere di sponsorizzazioni sono vietate – anche se il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha comunicato, negli ultimi giorni del 2022, di lavorare per fare in modo che vengano reintrodotti – ma in Inghilterra, nell’ultimo decennio, sono cresciute sempre di più, arrivando ad apparire sulle maglie di quasi la metà delle squadre. Proprio per contrastare questo, la Premier League ha deciso di mettere dei paletti, diventando così anche la prima realtà dello sport professionistico britannico a farlo. Lucy Frazer, segretaria di stato per la cultura, i media e lo sport, ha detto di accogliere con piacere la scelta delle squadre inglesi, aggiungendo: “Sappiamo che la maggior parte degli adulti gioca in modo responsabile, ma dobbiamo anche riconoscere la grande influenza che hanno i calciatori sui più giovani”, alludendo quindi al rischio che la presenza così costante di agenzie di scommesse possa spingere sempre più persone a giocare, aumentando quindi la possibilità di comportamenti e abitudini negative.
Premier League clubs have today collectively agreed to withdraw gambling sponsorship from the front of clubs’ matchday shirts, becoming the first sports league in the UK to take such a measure voluntarily in order to reduce gambling advertising
Alla prima parte delle sue dichiarazioni si è appellato per difendere la propria categoria il Betting and gambling council, la realtà che riunisce tutte le aziende di scommesse e gioco d’azzardo britanniche, sostenendo che degli oltre 22 milioni di persone che ogni mese scommettono nel Regno Unito, solo lo 0,3 per cento dimostra di avere problemi con il gioco; tuttavia, i dati raccolti dal governo inglese in questo senso parlano di una percentuale parecchio più alta, di poco sotto al tre per cento. Come si può notare dall’elenco di squadre con cui si è aperto questo articolo, le agenzie di scommesse (e quelle di gioco d’azzardo) riescono a stipulare accordi soprattutto con squadre medio-piccole, con un bacino di utenza limitato e quindi con maggior possibilità di accompagnare la sponsorizzazione sulla maglietta con altre attività collaterali. Per questo, spesso, sono disposti a offrire cifre anche tre volte superiori a quelle di realtà di altre settori, presentando quindi ai club offerte a cui è molto difficile dire di no. Proprio in virtù di questo, la decisione entrerà in vigore soltanto tra tre anni, dando quindi tutto il tempo ai club coinvolti di adeguare le proprie strategie economico-finanziarie ai nuovi regolamenti. Alcune squadre, poi, saranno più coinvolte di altre: ad esempio l’Everton, club di Liverpool, che appena l’estate scorsa aveva stipulato l’accordo commerciale più alto della sua storia con la società di scommesse e casinò online Stake.com, e ora dovrà trovare delle soluzioni alternative.
Un’importante presa di coscienza
Per chi guarda con antipatia a questa decisione, che comunque è stata presa dalla maggioranza dei club inglesi, c’è chi invece ci vede un primo passo importante per ridurre l’impatto negativo del gioco d’azzardo sulla società britannica. The Big step, una campagna che da anni si batte per bloccare la presenza delle agenzie di scommesse nel calcio inglese, ha accolto con grande entusiasmo questa decisione, definendola “una grossa presa di coscienza dei problemi che può creare il gioco d’azzardo”. Le riserve, tuttavia, ci sono, perché se gli sponsor spariranno dalle magliette, rimarranno comunque in sottofondo, apparendo sullo sponsor di manica o sui cartelloni pubblicitari; una decisione questa definita “incoerente” da alcune realtà anti-scommesse, che sottolineano come sarebbe stato meglio farle sparire del tutto, anche considerando che il campionato inglese è quello, al momento, più popolare al mondo e con il più alto livello di introiti commerciali. Anche l’associazione Gambling with lifes, una comunità che racchiude le famiglie che hanno visto uno dei loro membri suicidarsi a causa dei debiti contratti per il gioco d’azzardo, ha parlato di questa svolta come di un qualcosa che “sicuramente non è perfetto, ma è comunque un primo passo importante”.
Come sottolinea il network di informazione britannico Bbc, la questione non è del tutto chiusa, sia perché le agenzie di scommesse continueranno a presidiare il calcio, sia perché hanno interessi talmente grossi che difficilmente rinunceranno senza provare a fare pressioni sui club e sul governo affinché gli sia permesso di restare. Quello che emerge è sicuramente un’importante presa di coscienza delle squadre di Premier League, che dall’alto del loro dominio mondiale sul calcio riconoscono la necessità di accettare solo sponsorizzazioni che possano evitare il rischio di comportamenti tossici nei loro spettatori, soprattutto quelli più giovani. Certo, è più semplice quando sei il campionato più ricco al mondo e quindi con la consapevolezza che non mancheranno le aziende pronte a riempire di milioni le casse delle venti squadre di Premier League; ma, come si dice in questi casi, da qualche parte bisognerà pur cominciare.
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