Premierato, Meloni è già pronta al referendum sulla riforma costituzionale

Entra nel vivo il dibattito sulla riforma per l’elezione diretta del presidente del Consiglio. L’attuale premier paragona l’eventuale referendum a quello del 1946.

Il vero, grande obiettivo della riforma costituzionale che introdurrebbe in Italia il premierato, ovvero l’elezione diretta del presidente del Consiglio, è “mettere in condizione i cittadini di decidere da chi farsi governare, ponendo fine alla stagione dei ribaltoni e degli inciuci”. A ribadirlo ancora una volta, in occasione di un convegno alla Camera dei deputati, è direttamente la presidente del Consiglio attuale, Giorgia Meloni, che prende ad esempio la legislatura passata, in cui “abbiamo avuto 3 governi con due presidenti del Consiglio (Giuseppe Conte e poi Mario Draghi, ndr) che non avevano avuto alcuna forma di legittimazione popolare, non si erano neanche presentati alle elezioni. Guidavano governi con partiti alternativi tra loro, con programmi non dichiarati in campagna elettorale: tutto costituzionalmente legittimo, ma da qui ad arrivare a che i cittadini non decidono nulla…”.

Il dibattito sulla bontà della riforma sul premierato è apertissimo: i suoi sostenitori ritengono che porterebbe all’Italia la tanto agognata stabilità di governo (“Vi basti sapere che questo governo che io presiedo, oggi, dopo 568 giorni, è giù il sedicesimo per longevità su 68 nella storia della Repubblica, e se dovesse mangiare il panettone sarebbe il sesto. E ogni volta che cambia un governo si ricomincia tutto daccapo” sottolinea Meloni); i critici sono invece preoccupati per il venire meno del ruolo di garante del presidente della Repubblica, che avrebbe ben poche possibilità nel dirimere eventuali crisi di governo, come è toccato per diverse volte a Sergio Mattarella proprio nella scorsa legislatura.

 

Alla fine decideranno i cittadini 

Di sicuro, anche se finora il dibattito è stato tutto parlamentare (la riforma del premierato, dopo un lungo lavoro nel chiuso della Commissione Affari costituzioni in Senato, è appena arrivata al punto del dibattito in aula per la prima lettura), il primo successo del premierato molto probabilmente sarà proprio quello di far decidere i cittadini. Sul premierato stesso. Nella data molto simbolica del 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, si terrà una manifestazione indetta dalle opposizioni che non vogliono la riforma del premierato.

Ma soprattutto, l’ultima vera parola sulla riforma del premierato, alla fine di tutto, spetterà quasi sicuramente proprio ai cittadini italiani: difficilmente la riforma sarà approvata con i due terzi del voto del Parlamento, la maggioranza richiesta per le leggi che riformano la Costituzione, e quindi sarà necessario un referendum, proprio come fu per la riforma del 2016 che puntava a eliminare il bicameralismo perfetto, e che fu bocciata dal popolo. La premier Meloni però dice di non avere paura, e anzi di volere il referendum, evocando un precedente ben più importante di quello del 2016: “Anche nel 1946 per scegliere tra monarchia e Repubblica si tenne un referendum, e fu molto divisivo -dice – ciò non toglie che non abbia funzionato…”.

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