Il premio Nobel per la Pace 2020 va al Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), per “i suoi sforzi nella lotta alla fame, il suo contribuito nel migliorare le condizioni di pace nelle aree interessate da conflitti e per il suo ruolo determinante negli sforzi per prevenire che la fame venga sfruttata come arma nelle guerre e nei conflitti”. Il Wfp è la più grande organizzazione umanitaria che combatte la fame e promuove la sicurezza alimentare. Solo nel 2019 ha assistito oltre 100 milioni di persone in 88 paesi.
Fame, un tema ancora più cruciale dopo il coronavirus
La pandemia da coronavirus, ricorda il Comitato per il Nobel norvegese, ha portato con sé un netto incremento del numero di persone che soffrono la fame. Soprattutto in paesi come Yemen, Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, già alle prese con violenti conflitti. Di fronte a questa situazione di crisi, afferma, “il Programma alimentare mondiale ha dimostrato un’ammirevole capacità di intensificare i propri sforzi”. Citando le parole dell’ente, “fino al giorno in cui non avremo un vaccino, il cibo è il miglior vaccino contro il caos”.
Il comunicato che annuncia il vincitore del premio Nobel per la Pace 2020 contiene anche un esplicito invito ad assicurare il necessario supporto finanziario al Programma alimentare mondiale, così come alle altre associazioni che forniscono assistenza alimentare. In caso contrario, si rischia una crisi “di proporzioni inconcepibili”. Tanto più perché fame e conflitti sono collegati in un pericoloso circolo vizioso.
Il Programma alimentare globale, in questo senso, finora ha avuto un ruolo centrale in Sudamerica, Africa e Asia, tramite progetti pionieristici che hanno assistito la popolazione contribuendo al tempo stesso a una maggiore stabilità sociale e politica. L’ente ha partecipato al percorso diplomatico culminato nella risoluzione 2417, adottata all’unanimità a maggio 2018 dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Per la prima volta il legame tra fame e conflitti veniva messo nero su bianco, vietando gli attacchi contro fattorie, mercati, sistemi idrici e altre infrastrutture da cui dipende la sicurezza alimentare della popolazione.
Premio Nobel per la Pace, le edizioni precedenti
Nel 2019 il premio Nobel 2019 per la Pace era stato assegnato al primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed Ali, per “i suoi sforzi nel raggiungimento della pace e della cooperazione internazionale e, in particolare, per la sua intraprendenza che è stata determinante nel risolvere il conflitto al confine con la vicina Eritrea”. Tra i più celebri ci sono Martin Luther King (1964), Madre Teresa di Calcutta (1979), Nelson Mandela (1993), Aung San Suu Kyi (1991), Malala Yousafzai (2014).
La docente di economia Claudia Goldin, è stata insignita del premio Nobel per l’Economia 2023 “per aver fatto progredire la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”.
David Card, Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens hanno ricevuto il premio Nobel per l’Economia 2021. Grazie agli esperimenti naturali, hanno saputo spiegare importanti questioni sociali.
Abdulrazak Gurnah, originario di Zanzibar, è stato insignito del premio Nobel per la Letteratura 2021 per i suoi romanzi sul colonialismo e sulle migrazioni.
Il premio Nobel per la fisica 2021 è stato assegnato a Syukuro Manabe, Klaus Hasselmann e Giorgio Parisi per il contributo alla comprensione di sistemi fisici complessi.
La poetessa Louise Glück ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura 2020 per la sua inconfondibile voce, capace di rendere universale l’individuale.
Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna hanno ricevuto il premio Nobel per la Chimica 2020 per aver sviluppato un particolare metodo di editing genomico.