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Sempre più Indonesia sui mezzi d’informazione internazionali. La notizia che il paese del sudest asiatico ha superato per la prima volta il Brasile nella gara a chi deforesta di più in un anno è stata raccontata in quasi tutte le lingue del mondo. E questo, con molta probabilità, ha tenuto alta l’attenzione sulle elezioni presidenziali
Sempre più Indonesia sui mezzi d’informazione internazionali. La notizia che il paese del sudest asiatico ha superato per la prima volta il Brasile nella gara a chi deforesta di più in un anno è stata raccontata in quasi tutte le lingue del mondo. E questo, con molta probabilità, ha tenuto alta l’attenzione sulle elezioni presidenziali che si sono svolte mercoledì 9 luglio. 187 milioni di indonesiani sono stati chiamati a scegliere il nuovo presidente attraverso i 450mila seggi sparsi sulle settemila isole che formano l’arcipelago.
I candidati sono due
Prabowo Subianto, 62 anni, è un ex generale dell’esercito e per questo rappresenta il candidato della vecchia guardia, degli apparati militari che hanno guidato il paese per decenni. Joko Widodo, 53 anni, già governatore della capitale Giacarta, è entrato in politica meno di due anni fa ed è il primo candidato alla presidenza che non ha avuto a che fare con l’era Suharto, il presidente arrivato al potere con un colpo di stato nel 1967 e rimasto alla guida dell’Indonesia fino al 1998.
I primi sondaggi danno vincente proprio Widodo con un vantaggio su Subianto compreso tra il 4 e il 6 per cento. Widodo è riuscito a diventare governatore di Giacarta mettendo al primo posto della sua agenda politica le persone, le minoranze. È diventato popolare per essere un politico che non si fa problemi a passeggiare nei quartieri più poveri, dove vivono le classi più disagiate per incontrare la gente meno fortunata e parlare di sanità pubblica, prezzi delle materie prime, traffico.
Widodo è meglio per l’ambiente?
In uno degli ultimi dibattiti televisivi, Widodo è sembrato anche il candidato più intenzionato a far qualcosa per l’ambiente e per la riduzione delle emissioni di CO2. Parlando di efficienza energetica, Widodo ha detto che “le questioni legate all’energia sono anche collegate al problema del traffico” visto che in Indonesia esistono troppi incentivi all’uso di mezzi privati. “Dobbiamo fare del nostro meglio per migliorare il trasporto pubblico nelle grandi città. Questo è fondamentale per usare l’energia in modo efficiente”.
Poco è stato detto in campagna elettorale del grave problema della deforestazione e del fallimento della moratoria voluta dal presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono. Il degrado del suolo e la perdita di habitat per far spazio a monocolture, soprattutto di palma da olio, rappresentano i problemi ambientali più gravi del paese che ospita la terza area verde più vasta del pianeta dopo l’Amazzonia brasiliana e la foresta del bacino del fiume Congo.
Le foreste in attesa
Eppure in gioco ci sono milioni di dollari sotto forma di aiuti internazionali che farebbero bene a un’economia in espansione ma che ancora costringe 100 milioni di abitanti (su quasi 250 milioni) a vivere con meno di due dollari al giorno. La Norvegia, ad esempio, ha promesso donazioni per un miliardo di dollari se solo il governo fosse in grado di fermare nei fatti la deforestazione nel paese.
I risultati ufficiali non arriveranno prima del 20 luglio, ma la speranza è che il candidato più giovane e dato per vincente, possa portare una ventata di trasparenza e lungimiranza nella gestione delle ricchezze naturali del paese. Per guardare al futuro dell’Indonesia e del pianeta bisogna partire dalla tutela del suo territorio, a cominciare dalle foreste dalle specie a rischio che le popolano.
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