Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Previsioni meteo da un futuro non troppo lontano
L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha diffuso attraverso un video pubblicato su Youtube le previsioni meteo dal futuro, dal 2050. Inondazioni, tempeste, uragani e ondate di calore, dallo Zambia agli Stati Uniti passando per la Cina. Tra 40 anni il cambiamento climatico potrebbe aver cambiato le cartine geografiche di mezzo mondo. Il prossimo summit sul
L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha diffuso attraverso un video pubblicato su Youtube le previsioni meteo dal futuro, dal 2050. Inondazioni, tempeste, uragani e ondate di calore, dallo Zambia agli Stati Uniti passando per la Cina. Tra 40 anni il cambiamento climatico potrebbe aver cambiato le cartine geografiche di mezzo mondo.
Il prossimo summit sul clima
Le previsioni sono finte e il video è solo un trailer per accendere l’attenzione sul summit sul cambiamento climatico (Climate summit 2014) che si tiene il 23 settembre a New York, negli Stati Uniti. Un appuntamento a cui parteciperanno centinaia di rappresentanti di governi e della società civile per cercare di stimolare i negoziati in vista delle prossime conferenze. Lo scopo è stendere un testo di un nuovo accordo sul clima entro il 2015.
Ma la realtà potrebbe non essere troppo diversa se i governi non faranno qualcosa al più presto per invertire il trend di aumento delle temperature delineato dagli scienziati e causato dall’utilizzo senza limiti dei combustibili fossili, come petrolio e carbone.
Uno scenario (e un video) immaginario, ma realistico nel quale un meteorologo zambiano annuncia un’ondata di calore mentre un americano parla dell’ennesima siccità che ha colpito l’Arizona. In Europa, il presentatore di un telegiornale bulgaro mostra una mappa in cui appaiono le temperature record registrate nel paese, vicine ai 50 gradi centigradi.
La nuova posizione degli Stati Uniti
Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha fortemente voluto l’appuntamento del 23 settembre perché i cambiamenti del clima sono già in atto e gli ultimi rapporti pubblicati dal gruppo di scienziati in forza all’Onu sono la conferma che bisogna accelerare i tempi: “Il cambiamento climatico sta interessando ogni parte del mondo. Causa più eventi estremi, stravolge i modelli esistenti. Questo significa più disastri e più incertezza”.
Intanto in un articolo del New York Times pubblicato il 26 agosto, viene presentata una possibile strategia che il presidente americano Barack Obama potrebbe seguire per raggiungere un’intesa internazionale a cui anche gli Stati Uniti possano sottostare: un accordo politico invece di un trattato che costringa i paesi a obblighi nei confronti della comunità internazionale.
Uno dei problemi principali, infatti, è che ogni nuovo trattato legalmente vincolante ha bisogno dell’approvazione dei due terzi dei senatori americani. Un ostacolo quasi impossibile da superare visto che attualmente e per il prossimo futuro, il senato degli Stati Uniti sarà guidato dai repubblicani, da sempre scettici nei confronti del riscaldamento globale e contrari all’adozione di qualsiasi politica di contrasto. Lo stesso problema che portò gli Stati Uniti a rimanere fuori dal Protocollo di Kyoto nel 2001.
Un accordo al ribasso, dunque, che non soddisferebbe i paesi più a rischio come quelli in via di sviluppo in Africa e in Asia e gli stati insulari. Ma forse anche una delle poche possibilità di includere le grandi potenze, tra le maggiori responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera e che quindi non possono assolutamente permettersi di restare fuori da una lotta che riguarda il futuro e la sicurezza di tutti.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.
Nel giorno del suo diploma Greta Thunberg ha partecipato al suo ultimo sciopero scolastico per il clima, là dove sono nati i Fridays for future.