Prima puntata della nuova stagione: la Stanza dello Scirocco

La Stanza dello Scirocco – Il primo giorno di una nuova stagione è sempre carico di un’aspettativa, un’intensità e una serie di emozioni irripetibili. Forse perché si tratta di un momento unico all’interno di un ciclo che si ripete rassicurante, anno dopo anno. Ogni stagione s’incammina sui passi di quella precedente, ricorda quella dell’anno scorso ma

La Stanza dello Scirocco – Il primo giorno di una nuova stagione è sempre carico di
un’aspettativa, un’intensità e una serie di emozioni
irripetibili. Forse perché si tratta di un momento unico
all’interno di un ciclo che si ripete rassicurante, anno dopo anno.
Ogni stagione s’incammina sui passi di quella precedente, ricorda
quella dell’anno scorso ma in realtà è assolutamente
nuova.

La stagione radiofonica 2010-2011 di LifeGate Radio viene varata
con il rilancio dei programmi più amati, che caratterizzano da
anni il palinsesto di questa radio rara e affascinante. La Stanza
dello Scirocco è in onda, a partire da questa domenica, 3
ottobre 2010, per la nuova stagione. Alcune tonalità, alcuni
tratti sono immutati rispetto al primo anno, ma molti mutamenti
sono stati introdotti. Di uno, in particolare, parliamo con Basilio
Santoro, direttore artistico e curatore del programma, che sta
chiedendo agli ascoltatori di “inventare la storia di un ospite a
Casa dei Venti che incontra il Naufrago, Sofia o gli abitanti di
Stromboli, di immaginare la locanda, ascoltare le onde della
spiaggia di Ficogrande, passeggiare tra i vicoli di Stromboli”.

Basilio,
è quasi come se tu abbia deciso di “spalancare le porte” del
tuo – del nostro – rifugio. Perché?
L’idea di
aprire le porte agli ascoltatori è venuta perché penso
profondamente che la “condivisione” sia parte centrale del nuovo
modo di comunicare, anche grazie ai nuovi media online, vedi
Facebook, Twitter, You Tube. Sento nell’aria che c’è una gran
voglia di raccontarsi e raccontare, vedi la nascita dei blog. Non
da ultimo, la radio, essendo un media “caldo”, crea un rapporto
unico tra chi racconta e chi ascolta. Personalmente penso che in
questo nostro tempo abbiamo più bisogno di storie che di solo
e sterile intrattenimento.

Non è la prima volta, hai già provato a
“drammatizzare” testi provenienti dagli ascoltatori, dai lettori,
dai navigatori. Cosa ti hanno regalato le precedenti iniziative,
per farti decidere di rilanciare così, dall’inizio,
quest’anno?

Sicuramente è stata la risposta molto positiva che ho
ricevuto l’anno scorso con Illogica Allegria “compagni di viaggio”.
L’avevo organizzata con la mia amica scrittrice Barbara
Garlaschelli, coinvolgendo sia i miei ascoltatori/scrittori, che i
visitatori/scrittori del blog di Barbara… Hanno risposto in
molti, ci sono arrivati oltre 150 racconti in due mesi. “CHE
POI…” mi sono anche divertito molto a interpretarli…

 

Vi sono limiti di lunghezza, per chi volesse inviare
il proprio racconto? Non che questo spaventi o scoraggi: iniziative
quali 128 Feltrinelli con i racconti via Twitter, le “favole al
telefonino” della lunghezza di un sms di Fabian Negrin hanno avuto
strepitoso successo…

Sì, impongo limiti di lunghezza. Chiedo al massimo 4.000
battute spazi inclusi (sono un paio di pagine in Word). E anche una
direttiva: che siano scritti in prima persona, in modo che poi
possano essere integrati nella nostra narrazione.

 

In riunione hai sfoderato un catalogo Ikea 2011 che in
copertina reca “ogni casa ha una storia da raccontare”; e sempre tu
riproponi ossessivamente il cameo da ‘La leggenda del pianista
sull’oceano’ di Tornatore: “Non sei fregato veramente finché
hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. La
gente ha sempre più bisogno di “racconti”?

Come dicevo prima, penso che le storie siano il sale della
nostra vita, se no, non si spiegano tutte le pagine della nostra
letteratura; ed ora a tutte queste pagine si aggiungono quelle
“digitali” che si trovano in internet, nelle applicazioni iPad,
iPhone, e negli e-book…

Se anche noi abbiamo bisogno di “racconti”, di “raccontare”, di
“raccontare”, siamo nel luogo giusto.

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