
Quante imprese hanno i mezzi per far fronte a un danno all’ambiente? A dare una risposta è la rilevazione di Pool Ambiente su dati Ania.
La catena di negozi di abbigliamento britannica Primark si è impegnata a eliminare le sostanze chimiche pericolose dalla propria filiera.
Primark è la ventesima azienda che aderisce a “Detox“, la campagna di Greenpeace per la rimozione delle sostanze pericolose nei vestiti dei bambini. L’adesione arriva dopo la pubblicazione del rapporto di Greenpeace Asia “Piccoli mostri nell’armadio”. L’associazione ambientalista ha analizzato capi di abbigliamento e calzature di 12 grandi marchi, tra cui Disney, Nike e H&M e ha riscontrato la presenza di sostanze chimiche.
Le analisi hanno evidenziato la presenza di pfoa, ftalati e nonilfenoli etossilati. «Sostanze che una volta rilasciate nell’ambiente – spiega il report di Greenpeace – possono avere effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario».
Primark si accoda a Burberry e diventa la seconda grande azienda a sottoscrivere l’impegno nelle ultime due settimane, impegnandosi a eliminare le sostanze chimiche pericolose in tutti i suoi prodotti entro il 2020.
«L’azienda – afferma Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace Italia – dimostra così l’intenzione di seguire la nuova tendenza della moda di produrre capi di abbigliamento privi di sostanze dannose. Ora anche quelli che tardano a sottoscrivere l’impegno, come Adidas e Disney, devono agire per eliminare questi pericolosi piccoli mostri una volta per tutte».
Greenpeace vuole liberare il settore dell’abbigliamento da sostanze nocive ma il suo impegno è rivolto anche alla tutela dei lavoratori e alla trasparenza delle filiere produttive. Primak ha assicurato che d’ora in richiederà ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose.
«L’impegno di Primark è una grande notizia – aggiunge Campione – il marchio deve ora dimostrare di saper trasformare le promesse in azioni concrete, in modo che i bambini di tutto il mondo possano crescere in un futuro libero da sostanze tossiche».
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