La Procura di Padova ha impugnato gli atti di nascita di 33 figli di coppie omogenitoriali registrati dal sindaco dal 2017 a oggi.
- La Procura di Padova ha impugnato gli atti di nascita di 33 figli di coppie omogenitoriali.
- Gli atti erano stati registrati dal sindaco Giordani dal 2017 a oggi.
- In Parlamento entra nel vivo la discussione sulla maternità surrogata.
La battaglia contro le famiglie omogenitoriali, adesso è ufficiale, si combatte su due fronti. Nella stessa settimana in cui il Parlamento ha iniziato a discutere la tanto annunciata proposta di legge della maggioranza che punta a rendere la gestazione per altri un reato universale, la procura di Padova si porta avanti con il discorso, impugnando in una volta sola gli atti di nascita di ben 33 figli di coppie omosessuali. Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, aveva registrato gli atti di nascita a partire dal 2017, ma secondo la procura si tratta di atti “illegittimi, perché contrari alle leggi e ai pronunciamenti della Cassazione”.
Senza tutele perché figli di coppie omogenitoriali
Un atto, quello della Procura di Padova, che di fatto cancella il cosiddetto genitore 2 dallo stato di famiglia e che fondamentalmente trova le sue basi sulla direttiva varata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a metà marzo, quando si era imposto uno stop ai sindaci che erano soliti trascrivere gli atti di nascita di bambini nati all’estero tramite maternità surrogata: tra questi, il caso più famoso era quello del sindaco di Milano, Beppe Sala.
La procura di Padova però, con la propria decisione, è andata oltre, applicando la direttiva in modo retroattivo. Il sindaco Giordani ha spiegato di essere “sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini figli di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito, e appena nascono, nei loro fondamentali diritti”.
L’unico effetto reale di un annullamento delle trascrizioni, nei fatti, è proprio quello di rendere “orfani di una madre per decreto” 33 bambini, come sintetizza in modo efficace Alessandro Zan, il deputato del Partito democratico che nella scorsa legislatura aveva provato, senza successo, a far approvare una legge contro l’omotransfobia. “La decisione della procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita dal 2017 di bambini con due mamme è crudele e disumana, diretta conseguenza della politica persecutoria del governo contro le famiglie arcobaleno” ha aggiunto Zan.
Sfida a colpi di Cassazione
Non la pensa così la maggioranza: secondo l’assessore alle Pari opportunità della Regione Veneto Elena Donazzan, di Fratelli d’Italia come Carolina Varchi che alla Camera ha firmato al proposta di legge contro la maternità surrogata, “il sindaco di Padova voleva pretendere di assegnare al figlio biologico di una soltanto delle donne il cognome della propria compagna. Si tratta di bambini concepiti all’estero con la procreazione medicalmente assistita, che in Italia è consentita solo alle coppie eterosessuali formate da una donna e un uomo”.
Ma la stessa giurisprudenza, attraverso diverse sentenze stratificate nel tempo, ha affermato cose talvolta in contraddizione tra loro: secondo l’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, proprio in base a una sentenza della Cassazione del 2019, il ricorso all’estero alle pratiche di procreazione medicalmente assistita, ancorché vietate nell’ordinamento nazionale “non può in nessun modo escludere, ma anzi deve imporre, l’applicazione di tutte le norme inerenti lo stato giuridico del nato a seguito di tali procedure, nell’interesse del minore” che dovrebbe prevalere su tutto. La stessa legge sulla procreazione assistita dal 2004, su cui ancora oggi si basa la legislazione italiana, prevede che i nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche vietate in Italia, sono figli legittimi delle coppie che hanno avuto accesso alla fecondazione assistita e non possono essere disconosciuti”. La scorsa settimana, anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri aveva ripreso a trascrivere gli atti di nascita, nello specifico quelli dei figli di due coppie formate da due donne.
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