La massa totale di prodotti di ogni genere fabbricati dall’uomo è ormai superiore alla biomassa vivente presente sulla Terra. A spiegarlo è uno studio che è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature nel mese di dicembre del 2020 e curato da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Weizmann di scienze di Israele.
La “massa antropogenica” confrontata agli organismi viventi animali e vegetali
Gli scienziati hanno stimato la “massa antropogenica” presente sul Pianeta, ovvero “la massa di oggetti inanimati, solidi, fabbricati dagli esseri umani e non ancora demoliti o posti fuori servizio”. A fronte di tale valore è stata posta quindi la biomassa globale, della quale fanno parte l’insieme degli organismi viventi attuali, siano essi vegetali o animali.
Per quantificare la prima massa è stato utilizzato “un metodo molto affidabile è riconosciuto a livello internazionale, utilizzato oggi anche dall‘Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e dall’Unione europea per i loro indicatori materiali”, ha spiegato Julia Steinberger, docente presso l’università di Losanna, parlando al quotidiano svizzero Le Temps. Mentre per la biomassa i ricercatori hanno effettuato una sintesi delle stime effettuate attraverso diverse metodologie: inventari, modellizzazioni, tele-osservazioni.
La produzione umana annuale supera i 30 miliardi di tonnellate
La conclusione alla quale è giunto il gruppo di ricercatori e che proprio nel 2020 (con un margine di errore di sei anni) è avvenuto il “sorpasso”. “La Terra è esattamente al punto in cui le curve evolutive delle due masse si incrociano”, hanno indicato gli autori dello studio.
Always enjoyed "Cell Biology by the Numbers" by Rob Phillips & Ron Milo. This is a less fun statistic from Ron Milo's group: Global human-made mass exceeds all living biomass. https://t.co/p2HVk4KLdmpic.twitter.com/5lxN3dLgAp
Da un secolo, infatti, la massa antropogenica raddoppia in media ogni venti anni. Ma soprattutto dagli anni Cinquanta del secolo scorso si nota una forte accelerazione, diventata vertiginosa a partire dall’inizio del Terzo millennio. Basti pensare che, ormai, per ciascun essere umano vivente, la massa di oggetti prodotti equivale a più del proprio peso corporeo. Ogni anno, la produzione umana supera i 30 miliardi di tonnellate, soprattutto per via di edifici e strade. Al contrario, dal 1900 ad oggi, la biomassa risulta sostanzialmente stabile sulla Terra.
Economia circolare, riutilizzo delle risorse e zero waste. Sono questi i temi al centro del primo Report di sostenibilità promosso da AssoDistil, l’associazione nazionale degli industriali distillatori di alcoli e acquaviti, redatto in collaborazione con LifeGate. Il report ricorda l’impegno delle distillerie italiane a favore di una filiera virtuosa di gestione e valorizzazione dei sottoprodotti
Fuoco amico. E questa volta con accezione positiva. Sì perché le fiamme accese a Verona durante la 12ma edizione di Progetto Fuoco 2020 provano a mandare in fumo alcuni luoghi comuni su legno e pellet, fornendo soluzioni per migliorare la qualità dell’aria e contrastare i cambiamenti climatici. E sfruttando allo stesso tempo la risorsa forestale
Il Testo unico sulle foreste, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 marzo, ha suscitato reazioni contrastanti e in molti ritengono che favorirà la distruzione dei boschi italiani.
Un importante passo avanti per l’energia pulita con sviluppo di rinnovabili ed efficienza energetica. Per i cittadini sarà più facile produrre e consumare l’energia prodotta. Troppo poco ambiziosa invece la posizione su biomasse e biocombustibili.
L’azienda produttrice di jamu più grande dell’Indonesia converte i propri scarti in pellet da biomassa e lo usa come combustibile, risparmiando 1,5 milioni di dollari all’anno.
Il settore delle energie rinnovabili dà oggi lavoro a 7,7 milioni di persone in tutto il mondo, e sono aumentate del 18% rispetto all’anno scorso. Negli Stati Uniti sono 174.000. In America addirittura il comparto dell’energia sta perdendo posti di lavoro, tranne che nella generazione di energie rinnovabili. Dai dati Irena – International Renewable Energy Agency