Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Oggi sono stati resi noti in USA i risultati di uno studio quinquennale condotto a livello federale sui prodotti biologici. E’ stato finalmente dimostrato, con dati e cifre incontrovertibili, che in frutta e verdura ‘bio’ (in inglese “organic”) i livelli di residui contaminanti (concimi chimici, pesticidi, fitofarmaci) sono incomparabilmente più bassi rispetto agli analoghi prodotti
Oggi sono stati resi noti in USA i risultati di uno studio
quinquennale condotto a livello federale sui prodotti biologici.
E’ stato finalmente dimostrato, con dati e cifre incontrovertibili,
che in frutta e verdura ‘bio’ (in inglese “organic”) i livelli di
residui contaminanti (concimi chimici, pesticidi, fitofarmaci) sono
incomparabilmente più bassi rispetto agli analoghi prodotti
convenzionali.
Rispetto ai prodotti spruzzati, irrorati e concimati, su quelli
biologici o non si riportano residui contaminanti, o (nel 23% dei
casi) se ne riscontrano tracce minime, inferiori di dieci
volte.
La notizia non è da poco: negli States, e non solo
lì, ogni tanto salta fuori qualche voce che i prodotti
biologici sono… bufale.
Questo studio è condotto dall’United States Department of
Agriculture (il Ministero dell’agricoltura), un organo
super-partes, e sgombra il campo da ogni residuo contaminante… di
dubbi.
I funzionari del ministero non devono aggiungere alcun commento,
poiché si tratta di dati, non di campagne politiche.
C’è poi chi applaude, come l’EPA, l’Environmental Protection
Agency, che da anni è impegnata per abbattere i residui di
pesticidi. E c’è chi minimizza: il portavoce dell’American
Council on Science and Health (finanziato per il 40% del suo
bilancio dalle industrie) ha dichiarato: “E allora? I rischi per la
salute associati con i residui di pesticidi nei cibi non sono tutti
scientificamente acclarati. Io penso che i pesticidi che assumiamo
con il cibo non mettano in pericolo la salute umana”.
Invece, secondo l’Environmental Working Group, attivissima
organizzazione di ricerca ambientalista “il rapporto dimostra
ciò che già tutti immaginavamo: vuoi ridurre la tua
esposizione ai pesticidi? Mangiare ‘bio’ è un ottimo modo
per riuscirci.”
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Come emerge dalla fotografia di ActionAid, la povertà alimentare tra gli adolescenti non è solo questione di disponibilità di cibo, ma di relazioni, identità e possibilità di scegliere.
Consiglio e Parlamento europei si sono accordati sulla proposta della Commissione Ue per la deregolamentazione dei nuovi ogm, ma le organizzazioni contadine, dell’agricoltura bio e ambientaliste chiedono di fermarla.
In Australia alcuni ricercatori stanno indagando come i microbi, compresi quelli del suolo, influenzano gli stati emotivi e le relazioni sociali attraverso l’asse intestino-cervello.
La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.
Un documento dell’associazione Ciwf fa i conti di quanto costerebbe in termini ambientali, economici ed etici il primo allevamento di polpi e, in generale, l’acquacoltura carnivora.
Sei anni dopo il precedente dossier, Eat-Lancet estende il concetto di dieta per la salute planetaria anche ai temi di giustizia sociale e accessibilità del cibo.
Con l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva suolo, gli Stati membri hanno tre anni di tempo per istituire sistemi di monitoraggio e promuovere soluzioni per una gestione sostenibile.