Le previsioni per la produzione di olio d’oliva in Italia sono pessimiste, mentre la Spagna sembra prossima a risollevarsi dalla crisi dell’ultimo biennio.
- In Italia per la campagna 2024-2025 si prevede una produzione di olio d’oliva pari a 250mila tonnellate.
- Particolarmente critica la situazione in Puglia, a causa delle ondate di calore e siccità.
- La Spagna, viceversa, viene da due annate pessime ma dovrebbe tornare a volumi di produzione superiori alla media.
Il fatto che l’estate 2024 sia stata più calda della media non è soltanto una percezione comune. È una realtà suffragata dai dati scientifici. In Europa, tanto il mese di giugno quanto il mese di luglio sono stati i secondi più caldi mai registrati. È inevitabile che un clima simile abbia pesanti conseguenze sull’agricoltura, tant’è che – a campagna olearia non ancora conclusa – si stima un drastico calo della produzione di olio d’oliva.
Le previsioni sulla produzione di olio d’oliva in Italia
In Italia anche la campagna olearia 2023-2024 è stata difficile, sempre a causa del clima, per la siccità invernale seguita dalle piogge primaverili. Le buone performance di Puglia e Calabria hanno compensato quelle deludenti del nord, arrivando a un totale nazionale di 325mila tonnellate. Per la campagna 2024-2025, Italia Olivicola – la principale organizzazione della produzione olivicola italiana – è pessimista: stima infatti che si arrivi a una produzione totale di olio d’oliva pari a 250mila tonnellate, con un calo del 23 per cento rispetto alla campagna precedente.
Il fatto che i volumi di produzione degli oliveti oscillino tra un anno e il successivo è normale, ma non è l’unico fattore in gioco: regioni come Sicilia, Calabria e Puglia hanno dovuto infatti fare i conti con interminabili ondate di calore e di siccità che hanno compromesso le rese. Particolarmente in difficoltà la Puglia, da cui proviene metà della produzione nazionale: stando alla testata specializzata Olivo e olio, la produzione calerà del 30 per cento rispetto allo scorso anno. Alcuni olivicoltori della provincia di Foggia riferiscono a Euronews le loro difficoltà nell’approvvigionamento idrico, per i livelli d’acqua molto bassi dei bacini artificiali.
La situazione in Spagna, primo produttore mondiale di olio d’oliva
Nei paesi europei mediterranei, gli oliveti – tradizionali, intensivi e superintensivi – occupano circa 4 milioni di ettari. Ne consegue che l’Unione, da sola, copra circa il 67 per cento della produzione globale di olio d’oliva e il 65 per cento delle esportazioni. Il primo paese al mondo per produzione, la Spagna, è reduce da due anni di gravissime ondate di siccità, sporadicamente interrotte da forti nubifragi. A fronte di una media di 1,2 milioni di tonnellate all’anno, nella campagna olearia 2022/2023 si è toccato un minimo di 664mila. L’anno successivo il meteo è stato più propizio, soprattutto grazie alle piogge primaverili, e la produzione si è attestata sulle 851mila tonnellate: meglio del previsto, ma pur sempre molto peggio rispetto al dato storico.
Per la legge della domanda e dell’offerta, il calo della disponibilità di olio è andato di pari passo con un aumento dei prezzi per i consumatori finali. Tant’è che dal 1° luglio il governo ha esentato dall’imposta sul valore aggiunto (Iva) i prodotti a base di olive. Gli agricoltori, però, accusano le catene di supermercati di aver gonfiato artificialmente i prezzi, intascando margini più generosi a spese dei consumatori. Stando alla testata el Economista, la fine dell’emergenza dovrebbe essere vicina: per la campagna olivicola in corso si prevede una produzione di olio d’oliva compresa tra gli 1,4 e gli 1,7 milioni di tonnellate, con una congrua discesa dei prezzi finali.
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