Come cambiano le professioni nell’epoca del green business

Le professioni tradizionali si evolvono, integrando competenze sostenibili. Il Fondo nuove competenze 2024 offre un supporto finanziario essenziale alle imprese italiane, promuovendo l’aggiornamento delle competenze digitali ed ecologiche per rimanere competitive.

Le crescenti aspettative dei cittadini, sempre più informati e sensibili riguardo al futuro del pianeta, insieme alle normative più stringenti in materia di sostenibilità, spingono le aziende a rivedere i loro processi produttivi e le loro politiche interne. Anche la scarsità di materie prime impone una revisione dei processi produttivi, mentre lavoratori sempre più attenti cercano direzioni di lavoro etiche e sostenibili.

È ormai lampante come l’unico percorso possibile per un business etico e che generi costante valore nel tempo sia quello verde. La sostenibilità non è più un’opzione, ma un requisito essenziale che trascende la semplice redditività, in cui le aziende per prosperare devono prendersi cura di tutti gli impatti all’interno del contesto in cui operano, che siano di tipo economico, sociale o ambientale. In un’era in cui gli stakeholder richiedono trasparenza e integrità, è fondamentale che le imprese non solo sopravvivano, ma prosperino rispettando i principi di sostenibilità. Ma per farlo, occorre avere le competenze giuste.

Recenti report confermano questa tendenza crescente verso le competenze green: il Future of jobs report 2023 del World economic forum identifica i “Sustainability specialists” come la seconda professione con il più rapido tasso di crescita nei prossimi cinque anni. Inoltre, il Green skills report 2023 di LinkedIn mostra che la domanda di competenze legate alla sostenibilità stia crescendo più velocemente rispetto alla loro disponibilità nel mercato del lavoro, sottolineando un gap significativo che le aziende devono colmare.

Dal punto di vista retributivo, le prospettive sono altrettanto promettenti. PayScale, impresa statunitense di cloud computing che dà informazioni sugli stipendi delle attività lavorative nel mondo, riporta che il salario medio per un sustainability manager varia dalle 28mila sterline fino alle 63mila nel Regno Unito e da 40mila euro a 92mila in Irlanda, segnale di un settore in espansione e finanziariamente vantaggioso. Il percorso professionale in questo campo inizia spesso con ruoli di coordinamento o analisi, per progredire verso posizioni di gestione e direzione, dove la supervisione strategica e lo sviluppo di politiche diventano essenziali. Le competenze non possono provenire solo dall’esterno: l’evoluzione verso pratiche aziendali sostenibili richiede un cambiamento culturale profondo che permea ogni livello dell’impresa.

Sette nuove direzioni per i manager in azienda

È dunque imperativo per le aziende aggiornare e potenziare le abilità dei propri team non solo per rispondere alle attuali richieste del mercato, ma anche per anticipare le esigenze future. Ma nel concreto, quali sono le nuove direzioni di sostenibilità che stanno intraprendendo i professionisti?

Ecco come alcune figure professionali si stanno evolvendo per incorporare principi di responsabilità ambientale e sociale:

  • Hr manager diventa Hr & diversity manager: tradizionalmente focalizzati sulla gestione delle risorse umane, gli Hr manager stanno ora integrando competenze specifiche nel campo della diversità e inclusione. Questo ruolo ampliato implica lo sviluppo e l’implementazione di politiche che favoriscano un ambiente di lavoro equo e inclusivo, a partire dalle fasi direcruiting, contribuendo a creare una cultura aziendale più ricca e variegata.
  • Cfo diventa Cfo & sustainability analyst: i Chief financial officer stanno estendendo il loro focus dalla gestione finanziaria alla valutazione dell’impatto ambientale e sociale delle attività aziendali, anche per rispondere ai nuovi requisiti richiesti dalla Csrd. Questo ruolo ora include la responsabilità di integrare criteri di sostenibilità nelle decisioni finanziarie e di investimento, ottimizzando non solo i rendimenti economici ma anche gli impatti sociali e ambientali.
  • Supply chain manager diventa Green supply chain manager: i Supply chain manager stanno ampliando il loro ruolo per includere la gestione di catene di approvvigionamento ecologicamente responsabili. Questa figura si occupa di ottimizzare i processi logistici e di approvvigionamento per minimizzare l’impatto ambientale, selezionando fornitori che adottano pratiche sostenibili e riducendo il consumo di risorse.
  • Business analyst diventa Esg business analyst: i Business analyst stanno espandendo il loro focus per includere l’analisi degli aspetti ambientali, sociali e di governance (Esg) delle operazioni aziendali. Gli Esg business analyst utilizzano dati e metriche per valutare come le pratiche aziendali influenzino l’ambiente e la società, fornendo insight cruciali per il miglioramento delle strategie sostenibili.
  • Risk manager diventa Climate risk manager: i Risk manager, esperti nella gestione dei rischi aziendali, stanno specializzandosi ulteriormente come Climate risk managers. Questi professionisti valutano e mitigano i rischi associati ai cambiamenti climatici e alle loro implicazioni per l’azienda, contribuendo a sviluppare strategie resilienti che proteggano l’organizzazione da shock e stress ambientali.
  • Project manager diventa Sustainable project manager: i Project manager stanno acquisendo competenze specifiche per gestire progetti con un forte focus sulla sostenibilità. Come Sustainable Project managers, devono assicurare che tutti gli aspetti del progetto, dalla pianificazione all’esecuzione, siano in linea con gli obiettivi di sostenibilità aziendali, considerando l’efficienza delle risorse, la riduzione dei rifiuti e l’impatto ambientale.
  • Marketing manager diventa Sustainable marketing manager: i responsabili marketing tradizionali stanno acquisendo competenze legate alla promozione di pratiche sostenibili. Come Sustainable marketing manager, lavorano per creare campagne che riflettano i valori di sostenibilità dell’azienda, educando i consumatori e promuovendo prodotti e servizi che rispettino standard etici e ambientali elevati.

800 milioni di euro per finanziare la formazione dei dipendenti

Un percorso sfidante e appassionante, quello verso nuove declinazioni professionali. Tuttavia, il passaggio verso la sostenibilità richiede alle imprese di investire risorse significative per aggiornare le competenze dei propri dipendenti, in particolar modo per il top management.

Questo impegno, che riguarda l’intero tessuto imprenditoriale italiano, è fondamentale per adeguarsi ai nuovi modelli di business e produttivi, soprattutto in risposta alle transizioni ecologiche e digitali.
In questo contesto, il Nuove competenze 2024 (Fnc) nasce per offrire un supporto alle aziende che necessitano di formare il proprio personale e aggiornare le competenze interne su programmi green e digitali. Si tratta di uno strumento che sostiene le imprese che hanno necessità di adeguarsi a nuovi modelli organizzativi e produttivi, in risposta alle transizioni ecologiche e digitali e in caso di progetti di investimento strategico o di transizione industriale, per i quali sono richieste nuove competenze ai propri lavoratori e lavoratrici.

Il Fondo nuove competenze rappresenta la Priorità 3 del programma nazionale “Giovani, donne e lavoro 2021-2027“, che con un investimento complessivo di circa cinque miliardi di euro, tra Fse+ e cofinanziamento nazionale, mira a contribuire alla realizzazione di un’Europa più sociale e inclusiva. La dotazione specifica per questa priorità è di 800.262.368,00 euro, destinata specificamente a formare i lavoratori sugli specifici temi del digitale e della sostenibilità.

Un investimento che offre alle imprese italiane un’opportunità concreta non solo di aggiornare le competenze dei propri dipendenti, ma anche di posizionarsi in modo competitivo in un’economia globale che premia sempre più la sostenibilità e l’innovazione.

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