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Un anno fa Donald Trump annunciava l’uscita dall’Accordo di Parigi. Oggi, 97 leader mondiali, da Ban Ki-moon a papa Francesco, ci “mettono la faccia”.
Ad un anno esatto dall’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler abbandonare l’Accordo di Parigi sul clima, coloro che quel documento si batterono per ottenerlo, hanno deciso di mobilitarsi. Esponendosi in prima persona.
Così, gli “architetti” dell’intesa raggiunta al termine della Cop 21, nel 2015, hanno dato vita all’iniziativa Profiles of Paris, concentrando le loro critiche alla scelta americana – e il loro sostegno alla lotta ai cambiamenti climatici – in un sito internet.
La lista di chi ha aderito al progetto è di livello altissimo. Novantasette tra leader politici, attivisti, imprenditori, funzionati delle Nazioni Unite e celebrità hanno voluto contribuire a sostenere l’Accordo, in quanto “base per garantire risposte alle sfide del Ventunesimo secolo”. Dall’ex segretario generale Onu Ban Ki-moon a papa Francesco; dagli ex responsabili delle diplomazie di Francia e Stati Uniti, Laurent Fabius e John Kerry, all’attore Leonardo DiCaprio e al patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli. E ancora il fondatore di 350.org Bill McKibben, quello del Virgin Group Richard Branson e perfino l’amministratore delegato di Total Patrick Pouyanné.
Ciascuno di loro ha lasciato un messaggio. “L’Accordo di Parigi ha dimostrato che, se uniti in quanto comunità globale, possiamo trovare soluzioni alle sfide che abbiamo di fronte”, ha affermato Christiana Figueres, segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) all’epoca della Cop 21. Ancor più esplicito è stato papa Francesco, che si è rivolto direttamente a “coloro che hanno manifestato scetticismo” sull’Accordo: “Sono fiducioso sul fatto che possano almeno riconoscere un risultato ottenuto: quando la buona volontà prevale tra di noi, possiamo avanzare verso importanti obiettivi. Lo stesso approccio dovrebbe essere applicato a numerose altre grandi questioni aperte nel mondo, a cominciare dalla ricerca della pace in Siria”.
Glad to be part of a new collection of stories about the forging of the #ParisAgreement. Check out Profiles of Paris: https://t.co/J8vX4aJSFp #BeyondParis
— Al Gore (@algore) 31 maggio 2018
Secondo Leonardo DiCaprio, inoltre, “l’Accordo di Parigi non è stato solo un successo dei governi. Imprese, ong, città, giovani e popolazioni indigene hanno giocato un ruolo cruciale. Se vorremo ottenere risultati nella lotta ai cambiamenti climatici e su altre questioni dovremo ricordare che la responsabilità è di tutti noi. Siamo tutti parte in causa”. Gli ha fatto eco, in questo senso, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo: “La mobilitazione delle città è cruciale, poiché esse sono responsabili di larga parte delle emissioni di gas a effetto serra”.
L’ex vice presidente americano Al Gore ha inoltre manifestato “la speranza che l’approccio utilizzato per l’Accordo di Parigi possa diventare un modello anche per lo sradicamento della povertà e delle malattie, per la riduzione delle guerre e per centrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.
Durissima, infine, la posizione di Laurent Fabius, ministro degli Esteri della Francia nel 2015 e presidente della Cop 21, che riguardo alla posizione assunta da Trump ha parlato di “decisione riprovevole” dalle “terribili conseguenze”. Allo stesso modo, Todd Stern, consigliere climatico dell’ex presidente americano Barack Obama, ha affermato che si tratta di una politica “che sta realmente danneggiando gli Stati Uniti”.
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