In Argentina si protesta per l’università pubblica e contro Milei

Centinaia di migliaia di argentini sono scesi in piazza contro i tagli all’università voluti da Milei, che in campagna elettorale ha promesso di tagliare i bilanci con la motosega.

Centinaia di migliaia di argentini sono scesi in piazza a Buenos Aires e in altre città in una marcia antigovernativa contro i tagli al bilancio delle università pubbliche. Quella di martedì 23 aprile è, ad oggi, la più grande protesta contro le dolorose misure di austerità del presidente Javier Milei, libertario di estrema destra.

Studenti e professori si sono coordinati con i potenti sindacati del Paese e con i partiti politici di sinistra per reagire ai tagli di bilancio che hanno costretto, l’Università di Buenos Aires, la più importante università argentina, a dichiarare l’emergenza finanziaria e ad avvertire dell’imminente chiusura.

A dimostrazione del crescente malcontento per le politiche di Milei, anche politici conservatori, amministratori di università private e personaggi televisivi di destra si sono uniti alla marcia, difendendo la causa comune dell’istruzione pubblica in Argentina, che ha sostenuto il progresso sociale del Paese per decenni.

Le manifestazioni sono l’ultimo esempio della crescente tensione per i tagli alla spesa che stanno contribuendo ad annullare un profondo deficit fiscale, ma che stanno causando difficoltà all’economia reale.

Milei e la lotta alle università

Il sistema educativo argentino è considerato uno dei migliori dell’America Latina. Le università pubbliche sono gratuite e circa 2,2 milioni di persone studiano presso gli istituti statali, tra cui molti provenienti da altri Paesi della regione.

Tuttavia, Milei le ha definite bastioni del socialismo in cui gli studenti vengono “indottrinati“. Nell’ambito della sua politica di austerità, il suo governo ha recentemente tagliato il budget delle università pubbliche del 71%. Nel frattempo, l’Argentina sta soffrendo uno dei tassi di inflazione più alti al mondo, che sfiora il 290 per cento.

Ricardo Gelpi, rettore dell’Università di Buenos Aires, ha dichiarato che l’istituzione potrebbe essere costretta a chiudere entro tre mesi, a meno che non riceva maggiori finanziamenti. Anche altri atenei hanno avvertito che potrebbero chiudere e costringere 380mila studenti a lasciare a metà del loro percorso di studio, il che è stato uno shock in un Paese che considera l’istruzione universitaria gratuita e di qualità un diritto di nascita.

Il piano economico a base di austerità

Sempre più argentini ricorrono a misure disperate come il baratto per mettere il cibo in tavola, mentre il Paese attraversa una crisi economica. Le turbolenze finanziarie fanno da tempo parte della vita in Argentina. Sono tante le famiglie cadute in precarietà da quando il presidente Javier Milei è diventato presidente lo scorso dicembre.

Pochi giorni dopo il suo insediamento, Milei ha svalutato il peso argentino di oltre il 50 per cento e i tassi di inflazione, già altissimi, sono saliti ulteriormente. Da allora, il costo del gas in Argentina è quasi raddoppiato. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati di circa il 50%, secondo i dati ufficiali del governo. I costi della sanità sono aumentati in modo analogo. A fine dicembre l’inflazione argentina toccava il 200%. A marzo, dopo solo due mesi di presidenza Milei, il tasso di inflazione annuale dell’Argentina ha superato il 250%, superando quello del Venezuela e diventando il più alto dell’America Latina.

La politica fiscale messa in atto da Milei, che potrebbe anche portare qualche miglioria nel lungo periodo, ha trascinato il 57 per cento della popolazione sotto la soglia di povertà e il paese in recessione.

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