Il team di ricerca Forensic Architecture ha mappato con telerilevamento e modellazione 3D gli attacchi israeliani su Gaza, evidenziando un pattern preciso contro i civili.
Un nuovo Vietnam. Le proteste per Gaza nelle università statunitensi non si fermano
La situazione nelle università statunitensi si fa sempre più tesa, tra arresti, scontri e violenze. I presidi per Gaza però vanno avanti.
- Dopo gli arresti delle scorse settimane, la polizia è nuovamente intervenuta con forza alla Columbia university.
- All’Università della California un gruppo di manifestanti pro-Israele ha assaltato violentemente il presidio per Gaza
- Il movimento di protesta studentesca negli Stati Uniti ricorda sempre più quello della guerra in Vietnam.
La situazione nelle università statunitensi si fa sempre più tesa e all’insegna della repressione. Nelle ultime settimane in diversi istituti ci sono state manifestazioni, occupazioni e scontri tra la polizia e gli studenti, che protestano contro l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e il sostegno degli Stati Uniti. Centinaia di persone sono state arrestate ma la protesta non si è fermata, soprattutto in alcune università come la Columbia, a New York. Qui nelle scorse ore è intervenuta nuovamente la polizia in assetto antisommossa, sgomberando le aule occupate. All’Università della California, a Los Angeles, un gruppo di manifestanti pro-Israele ha assaltato violentemente il presidio per Gaza, causando diversi feriti. Le proteste però non si fermano.
Lo sgombero della Columbia
La protesta alla Columbia University va avanti da settimane ed è probabilmente quella più strutturata negli Stati Uniti, dove sono ormai decine le università coinvolte nelle proteste in solidarietà con il popolo palestinese.
Da settimane migliaia di studenti nell’istituto di New York danno vita a manifestazioni e presidi, mentre il prato è stato occupato da decine di tende. Gli studenti lanciano messaggi di solidarietà a Gaza, chiedono di bloccare gli accordi con le università e con le società israeliane e rivendicano la libertà di manifestare. La presidente dell’università, Nemat “Minouche” Shafik, ha sospeso le lezioni ed ha invocato l’intervento della polizia, che nelle scorse settimane ha arrestato 100 persone. La protesta però è andata avanti con l’occupazione di alcune aule e nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio c’è stato un nuovo intervento della polizia in tenuta antisommossa.
La polizia ha circondato il campus, poi una volta ottenuto l’okay dalla direzione dell’università è entrata dalle finestre per aggirare le barricate erette dagli studenti alle porte. 109 persone sono state arrestate ed è stata posta fine all’occupazione. Nel cortile antistante gli edifici sono sparite le tende dove da diverse settimane erano accampati gli studenti pro palestinesi. La repressione della polizia contro gli studenti si è poi estesa anche ad altri istituti. Decine di studenti che volevano occupare un edificio del campus sono state arrestate al City College di Harlem. Altri arresti ci sono stati alla North Carolina University e alla Florida State University.
L’assalto dei filoisraeliani
Un altro luogo simbolo delle proteste universitarie statunitense per la Palestina è l’Università della California, a Los Angeles. Qui da giorni ci sono centinaia di persone accampate per protestare contro l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, seguendo lo schema di altri istituti.
Nella serata del 30 aprile un gruppo di manifestanti pro-Israele ha fatto irruzione nell’accampamento, assaltando in modo violento gli studenti pro-palestinesi. Gli assalitori hanno usato spranghe, traser, sassi e spray al peperoncino e diversi degli studenti in presidio sono finiti in ospedale. La polizia è stata accusata di intervento tardivo, anche perché già nei giorni precedenti i manifestanti pro-Israele avevano tentato un irruzione, venendo però respinti.
La polizia non ha arrestato nessuno degli assalitori, in compenso ha minacciato di arrestare i manifestanti pro-Palestina se non avessero posto fine al presidio. L’università ha sospeso le lezioni per un giorno, mentre alcuni studenti hanno deciso di restare in presidio. E nella notte tra l’1 e il 2 maggio gli agenti sono passati ai fatti. Le barricate sono state divelte e un numero imprecisato di studenti è stato arrestato. Le proteste vanno avanti in decine di altre università degli Stati Uniti, in quello che ormai appare un movimento di protesta studentesca su larga scala come non si vedeva dai tempi della guerra in Vietnam.
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