Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Puglia, eccezionale ritrovamento del fossile di un rettile marino preistorico
A Nardò sono stati trovati i resti ben conservati di un dolicosàuro, è il primo fossile di questo tipo rinvenuto nell’Italia meridionale.
Alla fine del Mesozoico, circa cento milioni di anni fa, vivevano lucertole acquatiche, imparentate alla lontana con i varani e caratterizzate dal lungo collo, i dolicosàuri (Dolichosauridae). È stato rinvenuto in Puglia il fossile di un dolicosàuro conservato in maniera eccezionale e che presenta addirittura tracce di tessuti molli. I fossili di questi animali estinti sono rari e spesso incompleti, per questo la scoperta effettuata a Nardò, in provincia di Lecce, dai ricercatori coordinati dall’italiana Ilaria Paparella del dipartimento di Scienze biologiche dell’università di Alberta, ha un elevato valore scientifico.
Omaggio al vino pugliese
L’animale, descritto sulla rivista Royal society open science, è stato battezzato Primitivus manduriensis in onore del vino pugliese Primitivo di Manduria. I resti fossili di questi rettili sono stati ritrovati in Europa, in Nordamerica e in Asia, quello pugliese è però il primo fossile di questo tipo rinvenuto nell’Italia meridionale.
L’ultimo pasto del dolicosàuro
Le eccellenti condizioni del fossile hanno permesso ai ricercatori di trovare, nello stomaco dell’animale, una lisca di pesce, ovvero i resti del suo ultimo pasto. L’eccezionale conservazione dei muscoli, della pelle, delle cartilagini e del contenuto dell’intestino, forniscono informazioni uniche sulla biologia di questi animali estinti.
Quando nuotavano le lucertole marine
La scoperta del fossile ha inoltre dimostrato l’incompletezza della nostra conoscenza delle distribuzioni temporali e spaziali dei dolicosàuri, postdatandone l’estinzione di almeno quindici milioni di anni. Le rocce da cui è stato estratto il fossile, che un tempo erano sommerse da acque poco profonde, risalgono al periodo Campaniano-Maastrichtiano, circa 70-75 milioni di anni fa. “Pensavamo che questo gruppo di lucertole fosse vissuto solo fino a 85 milioni di anni fa”, ha affermato la coordinatrice dello studio Ilaria Paparella. Sappiamo ora che questi rettili sono vissuti più a lungo del previsto e che, quantomeno in alcune aree, sono sopravvissuti quasi fino alla fine del Cretaceo.
Che aspetto aveva
I ricercatori ritengono che l’antico rettile, i cui resti sono ora ospitati nel museo di paleontologia dell’Università Sapienza di Roma, avesse uno stile di vita semi-acquatico, grazie alla peculiare struttura delle sue ossa pelviche era in grado sia di nuotare con abilità che di muoversi sulla terraferma. L’animale era lungo circa un metro, aveva la coda piatta e il muso appuntito mentre le zampe erano palmate e avevano dimensioni modeste.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.
I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.