In vista della sfida tra Kamala Harris e Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa, ripercorriamo i grandi temi aperti in materia di clima.
La qualità dell’aria migliora, ma rimane ancora poco sicura specialmente per bambini e minori
Nel 2021, oltre il 90% della popolazione urbana dell’Ue è stata esposta a livelli nocivi di biossido di azoto, ozono e particolato fine.
- Cremona è la città italiana con la qualità peggiore d’Italia, quartultima in Europa, al 372° posto.
- Faro, in Portogallo, e le città svedesi di Umeå e Uppsala che sono state classificate come le città con i livelli medi più bassi di particolato.
- I bambini sono i più esposti all’inquinamento atmosferico.
Cremona è la città italiana con la qualità peggiore d’Italia, quartultima in Europa, al 372° posto. Scorrendo la classifica dei centri urbani con i livelli peggiori di particolato fine (Pm2,5), non va certo meglio per Padova (367°), Vicenza (362°) e Venezia (359°). La città metropolitana di Milano invece si attesta “solamente” al 349° posto, facendo meglio di Alessandria, Bergamo e Brescia. Le migliori? Faro, in Portogallo, e le città svedesi di Umeå e Uppsala che sono state classificate come le città con i livelli medi più bassi di particolato fine negli ultimi due anni. Resta comunque una conferma: la pianura padana è una delle regioni europee con la peggiore qualità dell’aria per quanto riguarda i livelli di biossido d’azoto (NO2), ozono (O3) e appunto particolato (Pm10 e Pm 2,5). Questi sono solo alcuni dei nuovi dati validati rilasciati a fine aprile dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aee) in occasione della pubblicazione del rapporto “Air pollution and children’s health”.
Il rapporto ha analizzato lo stato della qualità dell’aria degli ultimi due anni (2021 e 2022) in 375 città europee, con dati validati che provengono da oltre 400 stazioni di monitoraggio sparse in tutto il vecchio continente. In questo caso i ricercatori hanno voluto sottolineare gli impatti sulla salute che l’inquinamento atmosferico ha nelle fasce più giovani della popolazione, come bambini ed adolescenti, con il risultato che quest’ultimo sia la causa di oltre 1.200 decessi prematuri tra i minori di 18 anni nei 32 paesi membri.
Perché i minori sono i più esposti
I bambini sono i più esposti all’inquinamento atmosferico per svariati motivi: già nel grembo materno possono assorbire gli inquinanti, mentre dopo la nascita scuole, asili e ambienti all’aperto sono i luoghi con la maggiore probabilità di esposizione. I bambini più piccoli inoltre sono esposti all’inquinamento atmosferico perché più vicini al suolo, dove le concentrazioni di alcuni inquinanti sono più elevate. Inoltre tendono a trascorrere più tempo all’aperto e sono più attivi fisicamente degli adulti – cosa assolutamente positiva -, ma aumentando la possibilità di entrare in contatto con l’inquinamento atmosferico.
Ciò va ad influire sulla funzione e lo sviluppo polmonare, colpiti in particolare dall’ozono e dal biossido di azoto (NO2) nel breve termine e dalle particelle fini (Pm2,5) nel lungo termine. L’esposizione materna all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza ad esempio è correlata al basso peso alla nascita e al rischio di parto pretermine. Dopo la nascita, l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diversi problemi di salute, tra cui asma, riduzione della funzionalità polmonare, infezioni respiratorie e allergie. Può anche aggravare condizioni croniche come l’asma, che affligge il 9% dei bambini e degli adolescenti in Europa, oltre ad aumentare il rischio di alcune malattie croniche in età adulta.
La qualità dell’aria è migliorata negli anni
Grazie anche alle politiche di riduzione degli inquinanti, negli anni la qualità dell’aria è comunque migliorata. Sia rispetto ai primi anni del millennio, sia ai livelli degli anni Novanta. I progressi nella riduzione dell’inquinamento prodotto dall’industria, dai trasporti e dal settore domestico, ha portato ad una riduzione nell’Ue a 27 di tutti gli inquinanti. Ad esempio i livelli di anidride solforosa (SO2), particolarmente pericolosa per le prime vie respiratorie, si sono ridotti del 79 per cento rispetto ai livelli del 2005. Il biossido d’azoto è quasi dimezzato (48 per cento), mentre per il Pm10 e il Pm2,5 si è avuta una riduzione del 30 per cento e del 32 per cento rispettivamente. Ciononostante secondo l’Aae nel 2021, oltre il 90 per cento della popolazione urbana è stata esposta a livelli nocivi di inquinanti atmosferici ritenuti pericolosi per la salute, confermando come l’Europa centro-orientale e l’Italia hanno registrato le concentrazioni più elevate di Pm2,5 dovute principalmente alla combustione di combustibili fossili come il carbone per il riscaldamento domestico e al loro utilizzo nell’industria.
Le emissioni inquinanti in Italia
Per avere una fotografia del nostro paese è necessario fare riferimento all’Inventario nazionale delle emissioni redatto dall’Ispra. L’ultima pubblicazione si riferisce al 2020, mentre i dati europei rimangono più recenti. Resta comunque un catalogo fondamentale per valutare le performance del nostro paese, anche per quanto riguarda la riduzione degli inquinanti. Ad esempio se si va a guardare le emissioni di Pm10, si registra una riduzione di circa il 45 per cento dal 1990, con la quota maggiore che è dovuta agli impianti di combustione non industriali (54 per cento) che stanno addirittura aumentano le emissioni di circa il 33 per cento, principalmente a causa dell’aumento della combustione di legna nel residenziale. Per quanto riguarda il Pm2,5 il nostro paese ne ha ridotto i livelli del 42 per cento, mentre entro il 2020 avrebbe dovuto ridurre le emissioni del 10 per cento rispetto ai livelli del 2005. Obiettivo questo che è stato raggiunto. Ora il prossimo step è quello di arrivare ad una riduzione del 60 per cento entro il 2030. Particolarmente significativi restano inoltre le riduzioni l’SOx (-95 per cento) e gli NOX (-73 per cento) e infine il Piombo (-96 per cento): sintomo che le politiche di riduzione funzionano.
Negli anni i limiti di legge hanno tentato di seguire le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, che proprio nel 2021 ha rivisto al ribasso i limiti considerati sicuri per la salute umana, tanto che considera l’inquinamento atmosferico tra le cause di decesso più letali, al pari del fumo o dell’obesità. Secondo la stessa Oms infatti sono oltre 7 milioni le morti premature legate agli inquinanti in tutto il mondo. Insomma la capacità di valutare gli effetti sulla salute sono decisamente migliorati negli anni, portando gli esperti a chiedere ai paesi standard più rigidi.
Troppe città con limiti oltre i valori
Ma a confermare che molta strada sia ancora da fare, ci sono i dati dell’associazione Cittadini per l’aria che, a fine 2022, sottolineava che tutte le oltre mille scuole nel territorio del Comune di Milano, erano esposte a concentrazioni di biossido di azoto (NO2) che superavano la soglia indicata dalle linee guida sulla qualità dell’aria dell’Oms. Oltre la metà di queste infatti sarebbero collocate in aree la cui esposizione supera il limite di legge di 40 µg/m³ stabilito per l’NO2, un limite di quattro volte superiore a quello indicato dall’Oms (10 µg/m³). Anche le scuole con valori al di sotto del limite di legge, circa il 45 per cento del totale, sono esposte, tuttavia, a concentrazioni di poco inferiori al limite di legge.
“I livelli di inquinamento atmosferico in tutta Europa sono ancora pericolosi e le politiche europee sulla qualità dell’aria dovrebbero mirare a proteggere tutti i cittadini”, ha sottolineato Hans Bruyninckx direttore esecutivo dell’Aee. “Soprattutto i nostri bambini, che sono i più vulnerabili agli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico”.
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