Veterinaria dell'animale

Quando il gatto invecchia, è importante controllare le sue funzioni cognitive

Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.

  • Il gatto anziano ha bisogno di cure mirate soprattutto per quel che riguarda la sfera cognitiva.
  • Un’attenzione specifica ai suoi comportamenti può essere risolutiva per una serena terza età.
  • Il gioco e gli stimoli quotidiani diventano, in quest’ottica, fondamentali.

Il gatto “diventa anziano” più tardi del cane, anche se la terza età può variare a seconda delle condizioni di vita del soggetto, della sua taglia o anche dell’eventuale razza. L’anzianità non è una malattia, ma per far vivere al micio di casa questo delicato periodo ci sono delle cose di cui tener conto. E che potranno aiutarlo ad affrontare questi anni in pieno benessere sia dal punto di vista fisico che da quello cognitivo. Con l’aiuto della dottoressa Sabrina Giussani, medico veterinario ed esperto del comportamento animale, iniziamo a conoscere gli aspetti principali della vita del felino anziano.

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Il gatto nella terza età può andare incontro a malattie sia fisiche che psichiche ©Pixabay

Il gatto anziano e la sfera cognitiva

Premesso che la terza età può arrivare ad un’età diversa per ogni gatto, a seconda della taglia, della razza e anche della predisposizione del singolo animale, vi sono alcuni segnali di minore entità che indicano un invecchiamento tutto sommato sano e fisiologicamente accettabile. Il primo è senza dubbio il rallentamento delle funzioni cognitive proprio come accade alle persone,  e che porta il micio di casa a essere un po’ meno reattivo agli stimoli e poco attratto da ciò che prima lo interessava molto, come insetti e farfalle in movimento, per esempio.

Dal punto di vista fisico, pertanto, è del tutto normale che le ore di sonno aumentino e che i salti e i giochi non siano più quelli di una volta. Il tutto fa parte delle normali modificazioni della terza età e non deve essere un motivo di preoccupazione per il compagno umano.

La situazione è molto diversa se i sintomi dell’invecchiamento rivelano un’alterazione cognitivo/emozionale e un decadimento psico-fisico. Tutti fenomeni che comportano la perdita degli interessi e della funzione cognitiva. Occorre far caso, per esempio, ad alcuni campanelli di allarme. Se vediamo che il nostro gatto vaga per casa senza meta, se non saluta chi entra, se si muove poco e se non mostra interesse per cibo o novità nell’abitazione o, se in generale, le emozioni sembrano non essere presenti, allora certamente c’è qualcosa che non va nella normale fase di invecchiamento. Tuttavia, alcune patologie molto comuni nei gatti anziani, come osteoartrite, ipertiroidismo, insufficienza renale e problemi cardiaci, così come il deficit funzionale degli organi sensoriali, possono confondere il quadro, rendendo difficile capire se il felino abbia un dolore o se soffra, invece, di una patologia comportamentale. È importante ricorrere sempre all’aiuto del veterinario curante o di un esperto in comportamento animale per avere un quadro esatto della situazione.

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La terza età nei gatti inizia in modo diverso © Pixabay

Come aiutare il gatto anziano

Come possiamo aiutare il nostro gattino ad affrontare al meglio la terza età? Dobbiamo ricordare che nella vita di un gatto ci sono diversi elementi che possono incidere sul tipo di invecchiamento e sulla velocità con cui progredisce. Dal punto di vista comportamentale, fattori emozionali come ansia e stress prolungati scatenano nell’organismo delle risposte che richiedono al cervello di lavorare intensamente, accelerando così il processo della senilità. Poiché tutte le patologie comportamentali non trattate comportano questo rischio, è importante monitorarle e curarle durante la vita del nostro amico con visite veterinarie specialistiche e con l’uso dei ferormoni, sostanze naturali e non farmacologiche che inviano ai gatti un messaggio di naturale tranquillità, aiutandoli ad affrontare al meglio le situazioni di stress o agitazione. Sono sostanze che possono essere ottime alleate anche per farlo sentire a proprio agio nel caso in cui si presentino dei cambiamenti che in questa nuova fase della vita il felino fatica ad accettare: la partenza per le vacanze, il cambio di stagione e tutte le possibili alterazioni della sua routine.

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Il gatto anziano dorme di più e gioca di meno © Pixabay

Un po’ di pratica quotidiana

Nella vita di tutti i giorni ci sono, comunque, piccoli e grandi accorgimenti per facilitare la terza età del nostro gatto. Esistono, per esempio, le speciali cuccette ortopediche comprensive di fontanelle d’acqua ideali per i mici che soffrono di problemi articolari, fino alle scalette che li aiutano a salire e scendere dai loro posti preferiti senza affaticarsi troppo. Ciò che davvero può migliorare il comportamento del gatto anziano, però, sono i giochi dedicati a stimolare l’interazione sociale e ad acuire i sensi. Per mantenere attivi gli organi sensoriali è possibile, infatti,  allenare l’olfatto con olii essenziali biologici ed estratti in purezza, o dal punto di vista nutrizionale soddisfare il palato del micio proponendogli, sotto consiglio del veterinario, una marca diversa per la pappa.

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I gatti anziani spesso mostrano paure o idiosincrasie immotivate © Ingimage

Per migliorare la percezione del corpo nello spazio, invece, è utile far camminare il gatto su materiali diversi, posizionando per terra asciugamani e tappetini, in modo che i diversi tipi di tessuto stimolino i recettori delle zampe e il micio percepisca la differenza di substrato. Inoltre, per farlo giocare nella misura più confacente alle sue possibilità, si può costruire una vera e propria scatola sensoriale. Come farla?  Basterà praticare alcuni fori di qualche centimetro di diametro in una scatola da scarpe al cui interno sono stati posti oggetti che fanno rumore, come noci e palline di materiali diversi. È necessario che il gatto partecipi alla costruzione della scatola sensoriale perché ciò è la parte fondamentale del gioco. Il micio dovrà infilare la zampa nella scatola per recuperare gli oggetti che fanno rumore e si muovono e, in questo modo, sfrutterà la sua indole di cacciatore.

Un’altra idea di gioco per mantenere il felino sempre attivo consiste nel fare due fori in un grande scatolone chiuso, il cosiddetto castello,  mentre il gatto assiste incuriosito (è questa la parte fondamentale del gioco). I due fori costituiscono l’entrata e l’uscita di quello che agli occhi del gatto sarà un grande castello da esplorare. Insomma, basta un po’ di inventiva e le stimolazioni specifiche per il nostro micetto anziano non mancheranno. E chissà che non facciano bene anche a noi per porre un freno, almeno per qualche ora al giorno, agli stress della vita e alle preoccupazioni quotidiane.

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