Quando gli elefanti saltano

I barriti che gli elefanti usano per comunicare possiedono frequenze fondamentali nel campo degli ultrasuoni, al di sotto dei 30 Hertz.

I barriti che gli elefanti usano per comunicare possiedono
frequenze fondamentali nel campo degli ultrasuoni, al di sotto dei
30 Hertz. Questo significa che molti dei suoni emessi non possono
essere uditi dagli esseri umani, ma solo le armoniche percepite
nella frequenza fondamentale.
Il gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford, che ha
studiato la propagazione delle onde prodotte da tre elefanti
africani addestrati, ha dimostrato che questi suoni possono fungere
anche da sorgente di onde di Rayleigh in grado di viaggiare fino a
2,2 chilometri sotto terra, in confronto ai soli 1-2 chilometri
attraverso l’aria.

Ma c’è di più. Analoghe ricerche sono state
condotte usando trasmettitori sismici che trasmettessero segnali di
avvertimento. In questo modo, gli animali potevano percepire le
vibrazioni attraverso il terreno, ma non come suono. Si è
visto così che le reazioni ai segnali erano immediate e
vistose. Nella realtà quindi le cariche, il calpestio e le
vocalizzazioni degli elefanti sono mezzi per la produzione di onde
sismiche che si propagano anche per decine di chilometri. Altri
elefanti possono percepire queste vibrazioni e interpretarle come
un segno della presenza di un pericolo.

Questi esperimenti indicano che gli elefanti potrebbero
comunicare su distanze molto maggiori di quanto non si sia mai
sospettato, e che le loro comunità potrebbero essere
estremamente vaste. Inoltre, il fatto che gli animali percepiscano
le onde sismiche potrebbe spiegare perché, per esempio,
quando piove in una determinata regione gli elefanti che si trovano
in zone asciutte si spostano. Molto probabilmente, essi
percepiscono le onde sismiche generate dai tuoni e sanno quindi che
l’acqua è in arrivo.

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