Quanto è libero il mondo secondo Freedom House. L’Italia un po’ di più

Il mondo è stato un po’ meno libero nell’ultimo anno, anche se il trend di lungo periodo rimane positivo. L’organizzazione internazionale indipendente Freedom House, impegnata fin dalle metà degli Settanta nel monitoraggio del grado di libertà nel mondo, ha pubblicato per l’ottavo anno consecutivo il rapporto Freedom in the World.   In totale sono 54

Il mondo è stato un po’ meno libero nell’ultimo anno, anche se il trend di lungo periodo rimane positivo. L’organizzazione internazionale indipendente Freedom House, impegnata fin dalle metà degli Settanta nel monitoraggio del grado di libertà nel mondo, ha pubblicato per l’ottavo anno consecutivo il rapporto Freedom in the World.

 

In totale sono 54 i paesi che nel 2013 sono retrocessi facendo registrare un grado di libertà inferiore rispetto all’anno precedente. 40 quelli che invece garantiscono maggiore libertà ai propri abitanti.

 

GLBL FREEDOM STATUS

 

I paesi liberi sono 88, due in meno rispetto al 2012. Rappresentano il 45 per cento dei 195 stati presi in considerazione dal rapporto e il 40 per cento della popolazione mondiale. I paesi parzialmente liberi sono 59 (30 per cento del totale) pari al 25 per cento degli oltre sette miliardi di persone che vivono sulla Terra. Infine, i paesi che sono stati valutati come non liberi sono 48 con una popolazione pari al 35 per cento.

 

L’Italia resta un paese libero, ma quest’anno lo è un po’ di più grazie a un miglioramento dal punto di vista dei diritti politici. Al buon risultato hanno contribuito le elezioni che si sono tenute senza alcun tipo di problemi e la nuove legge contro la corruzione giudicata migliore della precedente secondo il rapporto. Per il resto, l’Europa occidentale, da sempre tra le regioni con i punteggi migliori al mondo, non fa registrare passi indietro.

 

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Le cose non vanno altrettanto bene nel resto del mondo. La maggior parte delle persone non libere vive in Cina che nel 2013 ha addirittura mostrato un grado di intolleranza maggiore nei confronti dei dissidenti politici rispetto al passato. Anche la Russia sembra aver adottato politiche più severe nei confronti dei dissidenti interni. La sua politica internazionale improntata sulla minaccia ha scoraggiato i paesi vicini a stabilire rapporti commerciali con l’Unione europea come dimostrato dalla crisi politica che ancora oggi interessa l’Ucraina.

 

Il Mali è passato da una condizione di non libertà a una libertà parziale, mentre Sierra Leone e Indonesia, una volta liberi, ora lo sono solo parzialmente. Egitto e Repubblica Centrafricana non sono più considerati paesi liberi. Infine, nel club delle democrazie entrano a far parte Hoduras, Kenya, Nepal e Pakistan.

 

In conclusione si può affermare che il 2013 è stato un anno di transizione in cui il bilancio complessivo, seppur leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, è da ritenersi positivo. Solo 30 anni fa, infatti, i paesi si dividevano equamente dal punto di visto numerico tra liberi, parzialmente liberi e non liberi. Non è ancora chiaro se le ultime crisi internazionali, come l’ascesa dello Stato Islamico in Medio Oriente e il ritorno del terrorismo in alcuni stati dell’Africa subsahariana, potranno determinare sorprese nel prossimo futuro.

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