L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Quanto si può inquinare l’acqua prima che diventi tossica
Un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Hans Paerl, professore di scienze marine e ambientali presso l’Istituto Chapel Hill dell’Università del North Carolina, sta analizzando le acque del lago cinese Taihu, il terzo lago più grande in Cina. Si tratta invece di uno studio mirato a comprendere meglio il comportamento dei cianobatteri, organismi unicellulari acquatici
Un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Hans Paerl, professore di scienze marine e ambientali presso l’Istituto Chapel Hill dell’Università del North Carolina, sta analizzando le acque del lago cinese Taihu, il terzo lago più grande in Cina. Si tratta invece di uno studio mirato a comprendere meglio il comportamento dei cianobatteri, organismi unicellulari acquatici vecchi 2 miliardi e mezzo di anni che, con le loro cosiddette “fioriture”, da diversi anni, hanno iniziato a contaminare il bacino, a danneggiare una fonte idrica fondamentale per circa 30 milioni di persone e a minacciare il turismo.
Identikit dei cianobatteri
I cianobatteri, chiamati impropriamente alghe verdi azzurre, sono tra i primi organismi fotoautotrofi del pianeta, quelli che cioè hanno sfruttato la fotosintesi per produrre, da materia non organica, i nutrienti di cui avevano bisogno, favorendo tra l’altro un ambiente adatto alla vita.
Questi organismi unicellulari sono presenti nelle acque dolci e in quelle salate, nei mari caldi e freddi, spesso riuniti in colonie. In estate, talvolta, a causa delle temperature elevate delle acque, subiscono delle fioriture, cioè un aumento rilevante delle colonie, che possono essere tossiche perché compromettono la potabilità dell’acqua e la rendono inadatta all’agricoltura.
I cianobatteri proliferano in ambienti caldi e ricchi di azoto e fosforo: ecco perché l’inquinamento abbondante da fertilizzanti e detergenti, insieme all’acidificazione delle acque e al riscaldamento degli oceani costituiscono l’ambiente ideale per questi organismi.
In particolare, le alghe hanno iniziato a proliferare nel lago Taihu verso la fine del Novecento: l’area è circondata da industrie e allevamenti che negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso hanno intensificato gli scarichi inquinanti verso le acque del bacino. Nel 2007 si è verificato il maggior inquinamento da cianobatteri mai visto nella zona, provocando anche una crisi idrica. Nonostante la presunta chiusura delle fabbriche subito dopo il disastro (gli ambientalisti sostengono che si stia inquinando ancora a livello industriale), il problema persiste.
Taihu, crisi idrica del 2007. Foto ©Getty Images
Gli esperimenti
Come sostiene Paerl, “Le attività umane hanno notevolmente aumentato la quantità di azoto e fosforo in molti fiumi e laghi, causando fioriture che mettono in pericolo l’utilizzo delle acque”. L’impatto umano è dunque una delle concause ed è innegabile.
L’obiettivo dei ricercatori è quello di stabilire una soglia massima di presenza di “nutrienti” (cioè di azoto e fosforo, quindi di sostanze inquinanti) per i cianobatteri al di sotto della quale non si verifichi la proliferazione degli stessi: in pratica, si cerca di capire quanto si debbano ridurre le concentrazioni di fertilizzanti e detergenti nell’acqua del lago prima di attivare le fioriture nocive.
Gli esperimenti, della durata variabile da pochi giorni ad alcune settimane, prevedono la raccolta dell’acqua del lago Taihu in punti diversi, con l’aggiunta di sostanze nutritive in diverse concentrazioni, in contenitori che variano nel formato, da pochi litri (microcosmi) a più di 1.000 litri (mesocosmi). Alcuni di questi recipienti vengono lasciati intatti per consentire i controlli.
“Nel corso del tempo, monitoriamo la crescita dei cianobatteri egli effetti stimolatori di azoto e fosforo, tenendo conto di tutti gli altri fattori ambientali che possono favorirne la crescita, come la luce e la temperatura”, continua Paerl.
Un fattore determinante e imprescindibile preso in considerazione dagli scienziati è quello del riscaldamento globale: all’aumentare costante della temperatura terrestre e quindi dell’acidificazione degli oceani, è necessario ridurre gli inquinanti che nutrono le alghe.
Anche se il buon senso vorrebbe una riduzione dell’inquinamento dell’area a prescindere dai cianobatteri.
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