Ucraina e Russia hanno deciso di incontrarsi nei pressi di Pripyat, vicino al confine con la Bielorussia.
Putin ha messo in allerta il sistema di difesa nucleare.
L’Ucraina ha continuato a resistere ed è riuscita a riprendere il controllo della città di Kharvik.
Dopo una giornata di annunci e smentite, è arrivata la conferma direttamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky: Ucraina e Russia si incontreranno per negoziare sul futuro di questa guerra. Lo faranno domani, lunedì 28 febbraio, nei pressi della città di Pripyat, al confine con la Bielorussia, tristemente nota per l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl.
Ucraina e Russia hanno deciso di incontrarsi dopo quattro giorni dall’inizio della guerra
Le parti si vedranno per trattare senza condizioni pregresse, cosa che il presidente Zelensky ha definito una “vittoria”, dato che il suo obiettivo è quello di non cedere territori a Vladimir Putin. Al momento della partenza delle trattative e del ritorno della delegazione ucraina rimarranno a terra tutti gli aerei, elicotteri e missili posti sul territorio bielorusso. Il presidente Alexander Lukashenko se ne è assunto direttamente la responsabilità.
Belarusian President Alexander Lukashenko assured Zelensky that all planes, helicopters and missiles stationed on Belarusian territory will remain on the ground during the Ukrainian delegation’s travel, talks and return.
In mattinata, la delegazione russa aveva proposto un incontro nella città bielorussa di Gomel, ma Zelensky aveva rifiutato l’offerta affermando che non sarebbe andato a negoziare su un territorio alleato della Russia da cui sono stati lanciati attacchi militari contro il suo paese. Zelensky aveva nominato altre città per l’incontro come Varsavia, Bratislava, Istanbul, Budapest e Baku, chiedendo “Solo veri negoziati, nessun ultimatum”. L’accordo per Pripyat è stato trovato solo nel pomeriggio. Zelensky ha ammesso di non essere troppo fiducioso dell’esito di questo incontro, ma che ci avrebbe provato ugualmente.
Putin ordina l’allerta del sistema difensivo nucleare
Questa notizia arriva poche ore dopo la decisione di Vladimir Putin di mettere in allerta il sistema difensivo nucleare della Russia. La condanna della comunità internazionale è stata unanime. “Non solo è un passo non necessario ma è un’escalation che può rendere le cose molto più pericolose”, ha affermato un funzionario del Pentagono. Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato, l’ha definita una mossa “irresponsabile e pericolosa”, mentre per il ministro degli Esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba è un modo “per mettere pressione sulla nostra delegazione” che si sta recando a Pripyat.
Putin ha dichiarato di aver preso questa decisione a causa di quelle che definisce “dichiarazioni aggressive” da parte dei membri della Nato e in ragione delle sanzioni imposte dall’Occidente.
⚡️Foreign minister: Putin's nuclear threat is an attempt to put pressure on Ukraine ahead of the negotiations with Russia.
Putin's order came shortly after it was announced that the two delegations were ready to meet, Dmytro Kuleba said.
La Russia, in questo momento, deve infatti fare i conti con diverse sanzioni e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che presenterà nuove misure per rafforzarle ancor di più e impedire così a Putin di finanziare la propria guerra.
La misura più grossa presa fino adesso è l’esclusione della Russia dalla rete di messaggeria interbancaria Swift. Si tratta di un sistema che permette lo scambio immediato e sicuro di informazioni sulle transazioni effettuate, utilizzato da oltre 11mila istituti finanziari di 200 nazioni di tutto il mondo. La sanzione verrà adottata da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, Germania e Canada, oltreché dalla Commissione europea.
Von der leyen ha anche annunciato un pacchetto di sanzioni contro la capitale bielorussa Minsk che ha definito “l’altro aggressore”. “Saranno sanzionati tutti i bielorussi che hanno sostenuto questa guerra”, ha dichiarato.
Nel frattempo, 17 paesi europei hanno chiuso il loro spazio aereo alla Russia. Tra questi ci sono: Italia, Francia, Belgio, Germania, Finlandia, Slovenia, Lituania, Bulgaria, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca e Polonia.
Quattro milioni di persone potrebbero diventare rifugiati a causa della guerra in Ucraina
La guerra che è in corso ormai da una settimana ha costretto oltre 368mila persone ad abbandonare l’Ucraina e a cercare rifugio nei paesi confinanti. L’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di quattro milioni di persone a rischio.
Intanto si iniziano anche a contare le vittime, anche se le cifre sono ancora impossibili da verificare con certezza, specialmente tra le forze armate. L’Ucraina ha però lanciato un sistema mai visto prima. Il ministro dell’interno ha dato vita a un sito per consentire alle famiglie russe di verificare gli elenchi dei soldati uccisi o fatti prigionieri. In molti parlano di un tentativo del paese di mostrare al mondo un volto più umano, anche durante la guerra. Ma si tratta di una “prova” della resistenza ucraina, un modo per mostrare l’esistenza di perdite nemiche e soprattutto per confermare che l’Ucraina non si limita a difendersi.
L’Ucraina si riprende la città di Kharkiv
La giornata di oggi era cominciata con l’entrata dell’esercito russo a Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, nel nordest del paese. Ora di sera, l’esercito ucraino è riuscito a ristabilire il controllo. Lo ha fatto sapere il governatore della città Oleh Synyehubov in un post su Facebook.
Si chiude così la prima settimana dall’inizio della crisi in Ucraina, ma le sirene di Kiev – che continuano imperterrite a suonare – ci ricordano che non è ancora finita.
La scarcerazione di Narges Mohammadi è avvenuta per motivi di salute e durerà tre settimane. Cresce la pressione sul regime dell’Iran per renderla definitiva.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
I ribelli jihadisti hanno conquistato Aleppo e altre città della Siria nordoccidentale, senza incontrare grande resistenza delle forze di Assad. Un’offensiva che non è casuale.