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Le quattro stagioni di Vivaldi mutate dai cambiamenti climatici
Le quattro stagioni di Vivaldi sono state rivisitate dall’orchestra radiofonica di Amburgo per rendere udibili gli effetti dei cambiamenti climatici.
Cosa lega Antonio Vivaldi, celebre compositore e violinista del 1700, ai cambiamenti climatici? Le stagioni che mutano. Quelle musicali come quelle meteorologiche.
Nel 1725 Vivaldi compose l’opera Le quattro stagioni che consiste in quattro concerti solistici per violino ispirati ciascuno ad una stagione dell’anno. Fanno parte dell’opera Il cimento dell’armonia e dell’invenzione e costituiscono uno dei primissimi esempi di musica descrittiva della storia dato che Vivaldi ha inserito all’interno della partitura dei commenti su quali suoni dovessero essere rievocati, come ad esempio dei riferimenti all’abbaiare dei cani, al canto degli uccelli e ai rumori del vento.
Nel 2019 la natura e le stagioni non sono più armoniose come ai tempi di Vivaldi e il mondo è interessato sempre più spesso da violenti cambiamenti climatici che ne modificano costantemente l’equilibrio. Proprio per questo l’orchestra radiofonica tedesca Ndr elbphilharmonie orchester di Amburgo sabato 16 novembre, guidata dal direttore Alan Gilbert, metterà in scena Le quattro stagioni di Vivaldi rivisitate in chiave climatica. Per l’occasione l’opera sarà intitolata For seasons, “Per le stagioni” invece che Four seasons, “Le quattro stagioni”.
“Questo progetto mi sta molto a cuore perché mostra chiaramente gli effetti dei cambiamenti climatici e aggiunge una dimensione emotiva al dibattito attuale – ha dichiarato Gilbert –. Non possiamo più rifiutarci di ascoltare”.
Le quattro stagioni dell’opera di Amburgo
Ci sono voluti sei mesi per rivisitare completamente la creazione del genio veneziano. Sei mesi in cui un team composto da musicisti, tecnici del suono e studiosi hanno analizzato i dati scientifici relativi ai cambiamenti climatici, come l’aumento delle temperature, la frequenza dei fenomeni metereologici estremi e l’estinzione delle specie, e li hanno tradotti sul pentagramma, creando quella che si prospetta essere una nuova esperienza musicale.
I passaggi armoniosi che caratterizzano l’opera di Vivaldi sono stati resi disarmonici, quasi spiacevoli, proprio come le stagioni che sono mutate a causa degli effetti dell’attività umana. “Quasi tutti riconosceranno il pezzo originale, ma ad un certo punto sentiranno qualcosa di diverso, qualcosa di fastidioso”, ha spiegato Yuri Christiansen, prima violoncellista della filarmonica.
L’arte è da sempre precursora dei cambiamenti
L’arte ha sempre svolto un ruolo di anticipazione dei mutamenti sociali in atto e il caso dei cambiamenti climatici non è da meno. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le manifestazioni artistiche che hanno denunciato l’abuso dell’uomo verso il pianeta e che hanno tentato di migliorare la situazione. Non ultimo, il caso di Anthropoceano, il murale dell’artista di strada Iena Cruz realizzato a Milano, che oltre a smuovere le coscienze è anche in grado di assorbire il biossido d’azoto presente nell’aria.
Prima di lui, l’artista olandese Thijs Biersteker ha utilizzato le tecnologie digitali per far riflettere sul clima che cambia, realizzando diverse installazioni interattive che mescolano scienza e arte attraverso l’uso di sensori, scanner ad altissima risoluzione, ologrammi, visori e realtà aumentata che dialogano con elementi naturali come alberi, nebbia oppure oggetti analogici tangibili.
Sono solo due degli innumerevoli esempi in cui l’arte si è fatta voce del cambiamento producendo opere pittoriche o musicali che portassero gli spettatori a riflettere. Perché come ha detto il direttore d’orchestra Gilbert “non possiamo più rifiutarci di ascoltare”.
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