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Raccolta differenziata, in Italia la gestione dei rifiuti migliora secondo il rapporto Rifiuti urbani 2024
La raccolta differenzata tocca quota 66,6 per cento a livello nazionali, con disparità territoriali ancora forti ma in diminuzione. Aumenta l’export.
- La raccolta differenziata in Italia ha raggiunto una percentuale nazionale del 66,6 per cento.
- Il nord all’avanguardia ma anche il mezzogiorno sta recuperando terreno.
- Le criticità per Ispra rimane la carenza di impianti, soprattutto al sud.
Altri passi avanti dell’Italia nella gestione dei rifiuti, anche se restano importanti sfide da affrontare. Per esempio, la riduzione degli imballaggi e l’aumento della differenziata, che riguarda ormai i due terzi dei rifiuti raccolti, sono segnali positivi, ma la crescita delle esportazioni e il differenziale tra nord e sud – che comunque si riduce – e i costi di gestione rappresentano ancora criticità strutturali da risolvere. Il Rapporto Rifiuti urbani 2024, redatto da Ispra, fotografa l’evoluzione del settore rifiuti in Italia, fornendo una panoramica dettagliata e che tutto sommato fa ben sperare. Anche se Ispra avvisa: c’è l’esigenza di nuovi impianti per far fronte a una domanda sempre maggiore di raccolta differenziata.
Avanza la raccolta differenziata dei rifiuti
La raccolta differenziata in Italia ha raggiunto una percentuale nazionale del 66,6 per cento, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. Le regioni settentrionali si confermano le più efficienti, con il Veneto al primo posto (77,7 per cento), seguito da Emilia-Romagna e Sardegna. Da segnalare l’esempio virtuoso del Trentino-Alto Adige, che ha registrato un ulteriore incremento delle sue già alte percentuali di differenziata, sfiorando l’80 per cento. Anche al Sud si registrano miglioramenti importanti: la Sicilia, ad esempio, supera per la prima volta il 55 per cento, segnando un passo avanti per una regione tradizionalmente in difficoltà.
Sul fronte provinciale, Treviso domina con un eccezionale 89,1 per cento di raccolta differenziata, seguita da Mantova con l’87 per cento. Risultati che dimostrano come una gestione locale efficace possa fare la differenza, anche in contesti con risorse limitate. Il costo medio pro capite per la gestione dei rifiuti urbani infatti è aumentato, attestandosi a 197 euro. La variabilità territoriale anche in questo caso è piuttosto marcata: il centro Italia registra il costo più alto con 233,6 euro pro capite, seguito dal sud con 211,4 euro e dal nord con 173,3 euro. La voce di spesa più significativa riguarda la raccolta e il trasporto dei rifiuti differenziati, che pesa per una media di 52,9 euro per abitante.
Migliora anche il sud che continua a ridurre il distacco sceso, tra il 2019 e il 2023, da 19 ad “appena” 14,5 punti percentuali. Calabria e Lazio rimangono tra le regioni meno brillanti, rispettivamente con una percentuale di raccolta differenziata del 54,8 per cento e del 55,4 per cento, entrambe sotto la media nazionale. Le grandi città del mezzogiorno come Palermo, restano particolarmente problematiche, con percentuali che non superano il 36,7 per cento, ma anche Roma e Napoli continuano a soffrire di carenze infrastrutturali che ne rallentano i progressi. La direttrice generale di Ispra, Maria Siclari, lancia così l’allarme infrastrutturale: “Abbiamo una presenza complessiva di 656 impianti per la gestione dell’organico sul territorio. La maggior parte è al nord con 349 impianti, 115 al centro e 192 al sud. L’incremento della raccolta differenziata ha fatto emergere una maggiore richiesta di impianti che non tutte le Regioni sono riuscite a soddisfare”.
Cresce l’export di rifiuti all’estero
Nel 2023, l’Italia ha esportato circa 1,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, rappresentando il 4,6 per cento della produzione totale, che è stata di 29,3 milioni di tonnellate, in aumento dello 0,7 per cento (+211 mila tonnellate) rispetto al 2022. Il dato evidenzia un trend crescente, spinto dalla domanda di materiali combustibili nei paesi del Nord Europa, quelli già da qualche decennio si sono dotati di termovalorizzatori che necessitano di bruciare a pieno regime per essere economicamente sostenibili. Tra le esportazioni, spiccano i rifiuti derivati dal trattamento meccanico-biologico (39,7 per cento) e quelli destinati al recupero energetico (58,2 per cento). I rifiuti combustibili, inclusi i Css (Combustibili solidi secondari), rappresentano il 27,4 per cento del totale esportato con principali destinazioni Svezia, Paesi Bassi e Cipro. Questi paesi utilizzano i materiali per produrre energia, evidenziando come l’Italia sta facendo affidamento su infrastrutture estere per compensare le proprie carenze impiantistiche.
Miglioramenti anche negli imballaggi
Il consumo complessivo di imballaggi nel 2023 è diminuito del 4,9 per cento rispetto al 2022, attestandosi a 13,9 milioni di tonnellate: un dato che rappresenta un successo per le politiche di riduzione dei materiali di imballaggio, tra l’altro proprio nell’anno in cui l’Unione Europea ha varato il nuovo regolamento sui rifiuti da imballaggi. Tra i materiali, il vetro e il legno mostrano un buon recupero, mentre l’alluminio segna un incremento del 3,1 per cento, in controtendenza rispetto al valore generale. Particolarmente rilevante è il dato sul riutilizzo: nel 2023 sono stati riutilizzati 2,4 milioni di tonnellate di imballaggi. Le bottiglie di vetro per alimenti rappresentano il 57,6 per cento del totale riutilizzato, seguite dai pallets in legno con il 49,2 per cento. Questa testimonianza una crescente attenzione al riuso come soluzione complementare al riciclo. Insomma, se il risultato complessivo è incoraggiante, il quadro rimane disomogeneo. Al nord, l’efficienza impiantistica e le politiche locali ben strutturate consentono risultati superiori alla media, mentre il sud fatica a raggiungere standard accettabili. Per il futuro, sarà fondamentale investire in infrastrutture, favorire la digitalizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti e promuovere una cultura della sostenibilità in tutte le regioni, al fine di garantire una gestione equa ed efficiente dei rifiuti su scala nazionale.
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