Chernobyl

Come si misurano le radiazioni

Le radiazioni hanno effetti terribili sull’uomo. Per poterle “studiare” occorre saperle misurare con gli opportuni strumenti di misura.

Le unita di misura delle radiazioni

Sievert (simbolo Sv): dose di esposizione equivalente assorbita

Unità di misura degli effetti biologici – i danni all’organismo – causati da radiazioni. Nella vita, normalmente siamo esposti a 2,4 millisievert (mSv ) all’anno. Il limite massimo di dose stabilito dalla legge italiana per le persone è 1 mSv per anno al di sopra della dose naturale di radiazioni; 20 mSv per lavoratori impegnati in attività che prevedono l’uso o la manipolazione di radioisotopi.

  • 100 millisievert: aumento dei rischi di tumore
  • 1 sievert (1000 millisievert): malori temporanei quali nausea e vomito. La dose è anche considerata sufficiente per affermare di aver subito una contaminazione vera e propria per cui è necessario il ricovero in ospedale. Possibili effetti a lungo termine sulla salute.
  • 1 sievert assorbito in un’ora: lievi alterazioni dell’emoglobina
  • 2  sievert: nausea, perdita dei capelli, emorragie
  • 4 sievert assorbiti in una settimana su tutto il corpo: morte nel 50% dei casi se non si interviene terapeuticamente
  • 6 sievert: la sopravvivenza è improbabile.

Secondo il portavoce del governo giapponese Yukio Edano, a Fukushima sono stati registrati valori di trenta millisievert al reattore n. 2, cento millisievert al reattore n. 4 e 400 millisievert al reattore n. 3.

Roentgen (simbolo R): dose di esposizione

Unità di misura delle radiazioni ionizzanti che si riferisce solo a raggi X e gamma. Non fa più parte delle unità del Sistema internazionale. Tecnicamente è la quantità di radiazione che produce in un campione di aria di 1 mL a 0 °C e 1 atmosfera.

Rem (Roentgen equivalente uomo)

Unità di misura della quantità di radiazione necessaria a produrre un effetto biologicamente dannoso sull’uomo. Non tutte le radiazioni producono lo stesso danno biologico. Per tenere conto di queste differenze è stata impiegata questa misura nel campo della protezione della radiazione. Il dosaggio di un rem è equivalente a quello di un rad modificato per un fattore di qualità (FQ), che varia da 1 per i raggi X e gamma a 20 per gli ioni pesanti.

  • 5 milliroentgen (mR) per anno: un orologio da polso fluorescente
  • 500 mR: una radiografia
  • 50 rem: la probabilità di morte istantanea è molto bassa, tuttavia si possono avere conseguenze nel tempo, tumori e leucemie.
  • 250 – 450 rem: LD50 (misura della dose necessaria per uccidere il 50 % della popolazione esposta).

Becquerel (simbolo Bq): dose di radioattività

Unità di misura della radioattività. Essendo un’unità di misura assai piccola, si usano più spesso i suoi multipli: il kilo-becquerel (kBq) = 103 Bq, il Mega-becquerel (MBq) = 106 Bq e il Gigabecquerel (GBq) = 109 Bq. L’unità di misura usata in precedenza era il Curie (Ci) definita come la quantità di radioattività presente in un grammo di radio.

Gray (simbolo Gy): dose assorbita di radiazioni

Unità di misura della dose di energia assorbita da una unità di massa. Non è un diretto indicatore dei possibili danni alla salute, perché diversi tipi di radiazioni possono avere effetti più o meno dannosi per l’organismo (misurati in sievert). Ha sostituito il rad (Radiation Absorbed Dose) nel Sistema Internazionale di unità di misura. Era un’unità di misura della dose di radiazione assorbita, pari a 100 erg per grammo.

Contatore Geiger: lo strumento di misura delle radiazioni

Contatore Geiger strumento per misurare le radiazioni
Il contatore Geiger è lo strumento più utilizzato per misurare le radiazioni. (foto di SERGEI SUPINSKY/AFP/Getty Images)

E’ lo strumento più diffuso per la misura della radio-attività. Misura il numero di eventi ionizzanti entro il volume di una camera (sensore) di cui lo strumento è dotato. Vi sono alcuni limiti tecnici alla sua precisione. Per una sorgente di piccole dimensioni il sensore può intercettare solo una piccola frazione delle particelle emesse (in altri termini si può dire che il contatore Geiger misura l’intensità del flusso di radiazione prodotto dalla sorgente). Si deve tenere presente inoltre che non tutte le particelle emesse entro l’angolo di emissione producono ionizzazione: alcune non raggiungono il sensore perché fermate dall’aria o dalle pareti del tubo di Geiger, altre attraversano il sensore senza interagire con il gas.

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