Un posto sicuro dove le donne afgane continuano ad avere una voce. Un luogo di incontro virtuale, ma anche fisico, dove le ragazze afgane che vogliono continuare a studiare, possono farlo. Una radio che resiste. Questa è Radio Begum.
Radio Begum 90.1 fm è nata a Kabul l’8 marzo del 2020, la Giornata internazionale della donna, solo cinque mesi prima che i talebani marciassero su Kabul, rovesciando il governo appoggiato dagli Stati Uniti e instaurando in tutto il Paese un regime che limita la possibilità per le donne di lavorare e per le ragazze di frequentare la scuola.
Nonostante l’occupazione talebana, la radio continua a trasmettere in fm e su Facebook il proprio palinsesto in tutta la capitale e nelle aree circostanti, nella valle di Kapisa, Parwan, Bamiyan ecc. I programmi sono fatti pensati per donne e fatti da donne: formazione, letture di libri e consulenza telefonica. Le tematiche? Dal ruolo della donna nella società e nella famiglia all‘importanza della emancipazione economica femminile, dal benessere psicologico alla tecnologia.
Per le ragazze, Radio Begum sostituisce la scuola
Da metà settembre scorso, dopo un mese dalla salita al potere a Kabul, i talebani hanno riaperto le scuole elementari, medie e superiori solo per i maschi. Bambine e ragazze sono state costrette a rimanere a casa, così come le professoresse che non hanno potuto tornare a insegnare.
Lo scorso novembre, le ragazze della provincia di Herat sono potute tornare sui banchi di scuola, ma in tutto il resto del Paese possono frequentare la scuola solo le bambine tra i sei e i dodici anni: in ventotto delle trentaquattro province, le ragazze e le donne che hanno più di dodici anni sono ancora costrette a casa. Nelle università la situazione non è migliore: hanno riaperto solo quelle private con classi separate.
Così a Kabul, Radio Begum è diventata un punto di riferimento per le ragazze che vogliono continuare a studiare e le donne che vogliono continuare a prendere parte al dibattito pubblico. Due volte al giorno, gli studi della stazione diventano una vera e propria aula scolastica, mentre il resto del palinsesto è dedicato a lezioni per donne più adulte e a consulenze telefoniche, come quelle psicologiche.
From Taliban-controlled Kabul, Radio Begum is broadcasting the voices of women that have been muted across Afghanistan. The Taliban granted permission for the broadcaster to stay on the airwaves in September, albeit with new curbshttps://t.co/qawOqPAYWG
Come riportato dall’agenzia di stampa Afp, Mursal è una ragazzina di tredici anni che va in studio per studiare da quando i talebani hanno bloccato la riapertura di alcune scuole secondarie: “Il mio messaggio alle ragazze che non possono andare a scuola è di ascoltare attentamente il programma in radio, di utilizzare questa opportunità”, ha detto, mentre la direttrice Saba Chaman, in una delle sue lezioni, ha letto Becoming, l’autobiografia di Michelle Obama, in lingua Dari, la principale lingua dell’Afghanistan.
Il futuro di Radio Begum
In questo momento la radio opera con il consenso dei talebani: pochi mesi dopo la rinascita dell’Emirato islamico, la fondatrice Hamida Aman ha incontrato il portavoce Zabihullah Mujahid, ottenendo il permesso di continuare a trasmettere, ma non senza doversi adattare alle imposizioni dettate dal regime.
Prima di agosto, le dieci dipendenti della radio condividevano gli spazi con i colleghi maschi di una stazione radiofonica giovanile. Ora le due stazioni si trovano su piani diversi, davanti all’ufficio delle donne è stato installato un pannello opaco, la politica è bandita e il pop è stato sostituito dalla musica tradizionale afghana, anche se ancora molte ascoltatrici chiamano per fare richieste musicali, al momento messe al bando.
Questa radio è uno spazio per accogliere tutte le paure, le impressioni, i sentimenti e le speranze. Ma è anche un modo per dare voce alle donne, per permettere di parlare del loro disagio quando viene loro negato l’accesso a tutto ciò che accade fuori.
Hamida Aman
L’obiettivo della radio è quello di espandersi nelle aree più rurali, anche se la situazione nel Paese per i mezzi di informazione non è rosea: come riportato dalla televisione privata Tolo news, dopo un mese dall’arrivo dei talebani, oltre centocinquanta media avevano già cessato la propria attività a causa di difficoltà economiche e delle restrizioni.
Begum non riceve più introiti pubblicitari, ed è per questo che le dipendenti sono alla ricerca di fondi per scongiurare la chiusura delle trasmissioni e la conseguente perdita per le donne afghane di uno dei loro rari spazi di libertà. “Non ci arrendiamo”, ha promesso Hamida Aman in un’intervista ad Afp, “Dobbiamo dimostrare che essere spaventati non serve a nulla. Molte persone, soprattutto giovani, sono terrorizzate dai talebani. Noi dobbiamo occupare lo spazio pubblico”.
Parrucchieri e centri estetici per donne dovranno chiudere in Afghanistan, secondo l’ultimo ordine dei talebani che restringe ancora di più le libertà delle donne afgane.
L’ennesimo schiaffo alla libertà e ai diritti civili in Afghanistan: le donne vanno incontro a nuove restrizioni e tornano le violente pene della sharia.
Di nuovo al governo in Afghanistan, i talebani hanno vietato le proteste non autorizzate. Alle donne hanno proibito anche le attività sportive fuori casa.
Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Con il ritorno dei talebani in Afghanistan si teme per il futuro, i diritti e la vita delle donne. Vent’anni di conquiste non devono essere cancellati.