Il 27 novembre aprono le candidature per la seconda edizione di Women in Action, il programma di LifeGate Way dedicato all’imprenditoria femminile.
Il fondatore di Rainforest Alliance per l’economia sostenibile
Daniel Katz uno dei fondatori e presidente di Rainforest Alliance, racconta cosa significa fare economia sostenibile.
L’associazione che opera in tutto il
mondo aiuta le popolazioni locali a migliorare le
tecniche di coltivazione, a mantenere i propri diritti sulla terra
che possiedono, e collabora con centinaia di aziende certificandone
i prodotti, in maniera tale che questi siano sostenibili durante
tutta la filiera di produzione.
Di cosa si occupa Rainforest Alliance?
Rainforest Alliance è una Organizzazione Internazionale
per la Conservazione della Natura, che oggi lavora in circa 100
Paesi nel mondo. Abbiamo iniziato 25 anni fa ed oggi collaboriamo
con migliaia di contadini in tutto il mondo e con centinaia di
aziende per migliorare le pratiche agricole e mantenere così
le qualità e le caratteristiche del terreno nel tempo.
Com’è cambiato il concetto di sviluppo
sostenibile in questi 25 anni?
In questi ultimi anni è cambiato drasticamente. Siamo
passati da una parola che nessuno conosceva ad una parola di uso
comune. Nonostante questo praticamente nessuno ne conosce il vero
significato. È molto importante ridefinire il significato di
sostenibilità.
Cos’è cambiato nelle zone in cui avete lavorato
in questi anni?
Gran parte dei Paesi dove lavoriamo oggi sono nazioni dove non
c’era nessuna società che lavorasse nel campo della
sostenibilità. Molti contadini facevano già un buon
lavoro, molti di loro l’hanno invece migliorato dal momento in cui
li abbiamo accompagnati in questo processo. Il nostro obiettivo
è migliorare la loro qualità di vita e gestire meglio
il territorio, in modo tale che sia utilizzabile per altre
centinaia e centinaia di anni.
Qual è il progetto che ricorda con più
piacere?
Oh, mi ricordo di tutti molto bene. Per esempio la
collaborazione qui in Italia con Lavazza è molto importante,
perché abbiamo visto un’azienda con delle profonde radici e
con degli standard sociali molto importanti, un’azienda che ha
deciso di fare qualcosa in più con i produttori di
caffè.
È l’unico progetto avviato con un’azienda
italiana?
Non siamo molto presenti qui in Italia e a dire la
verità non c’è stata molta richiesta per avviare
nuove attività. Ci piacerebbe essere maggiormente presenti
per far capire a tutte le persone che cosa possono fare per
migliorare il mondo. So che sembra idealistico, però passo
dopo passo, a poco a poco, possiamo passare da una impronta
ecologica negativa ad una positiva o comunque che sia
neutrale.
Crede che sia possibile quindi un’economia
sostenibile?
Ci credo fermamente. Anche se non è
una cosa che accadrà dall’oggi al domani. Ognuno di noi deve
fare qualche cambiamento, soprattutto da dove vengo io, negli Usa,
dove consumiamo troppo e buttiamo troppo. Tutto questo deve
cambiare.
Si sta parlando molto di land grabbing in questi
tempi, ovvero di compagnie che arrivano, ad esempio in Africa,
comprano le terre strappandole ai contadini. Cosa sta accadendo?
È interessante questa domanda, nessun altro qui in
Italia ce l’ha posta. Noi di Rainforest Alliance crediamo nei
diritti degli individui di gestire le proprie terre. E crediamo
nella possibilità delle aziende straniere di comprare questi
prodotti, ma non nel diritto di rubare loro la terra. Ma questo non
sta succedendo solo in Africa, ma anche negli Usa, dove ci stiamo
opponendo ad una pipeland che attraverserà gli Stati Uniti
fino al Canada. Non voglio generalizzare, perché ci sono
anche esempi positivi. Si deve quindi analizzare caso per caso e
trovare la soluzione ottimale.
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