Nelle regioni subsahariane i numeri delle 42 specie di rapaci sono in calo, in alcuni casi in modo significativo, con conseguenze sull’intero ecosistema.
L’88 per cento delle popolazioni di rapaci analizzate è diminuito
La loro scomparsa potrebbe portare gravi conseguenze anche per l’uomo
Le cause del declino sono principalmente antropiche
Un declino spaventoso per i rapaci africani
Suonano le sirene dall’allarme nei cieli africani: i rapaci stanno diminuendo. Secondo un recente studio pubblicato su Nature ecology & evolution l’88 per cento delle 42 specie di rapaci africani analizzate ha subìto un declino negli ultimi 20-40 anni e, ad oggi, il 69 per cento di queste specie ha raggiunto i criteri per essere considerata specie in pericolo e a rischio estinzione. Dati che preoccupano la comunità scientifica poiché, come ha riferito Darcy Ogada, direttrice del programma Peregrine Fund e autrice dello studio: “Questo è un campanello d’allarme, stiamo osservando la drastica diminuzione di specie iconiche africane, e ciò potrebbe comportare importanti ricadute su tutto l’ecosistema”.
🦅 Africa's Birds of Prey in Decline 🌍
Our science team is currently reviewing the status of the 42 raptor species surveyed in a recent study of sub-Saharan regions. 🔍
I rapaci, eleganti pattugliatori dei cieli, sono uccelli carnivori che si nutrono di altri vertebrati. Il loro ruolo ecologico all’interno dell’ecosistema è di vitale importanza. Infatti, oltre ad essere predatori apicali – quindi in cima alla piramide alimentare – che tengono sotto controllo le popolazioni di altre specie, svolgono il ruolo di spazzini: riciclano i nutrimenti all’interno della rete trofica e limitano la diffusione di malattie dalle carcasse in decomposizione. Perdere questo tassello potrebbe generare spaventosi effetti a cascata, anche per l’uomo.
Ne porta un esempio Phil Shaw, altro autore dello studio, citando il caso della scomparsa degli avvoltoi in India che ha portato all’aumento di casi di rabbia nei primi anni 90: “Nel caso degli avvoltoi, è abbastanza chiaro il servizio ecosistemico svolto. Il crollo della popolazione ha generato un aumento del numero di cani selvatici, in particolare nelle aree abitate. Ciò ha portato ad un enorme aumento di casi di rabbia nella popolazione umana, trasmessa dai morsi dei cani”.
L’impatto antropico come principale causa
Le aquile, gli avvoltoi e gli altri rapaci sono particolarmente vulnerabili perché la maggior parte delle specie ha una vita lunga, un allevamento lento e un areale molto ampio. In Africa, come in molti altri luoghi, la perdita dell’habitat è la più grande minaccia alla loro sopravvivenza. Ma non solo, i cali sono causati anche dal bracconaggio, dall’avvelenamento, dagli incidenti con le linee elettriche e le turbine eoliche e, infine, non dimentichiamoci dei i cambiamenti climatici. Uno dei dati più preoccupanti usciti dallo studio è la diminuzione delle popolazioni all’interno dei confini dei parchi nazionali, molti di essi considerati parchi nazionali solo “sulla carta”, ovvero che esistono solo di nome con una scarsa o assente gestione. Al di fuori dei parchi invece il numero dei cali è più del doppio.
Le specie più minacciate sono quelle più comuni
Tra tutte le specie presenti nelle aree esaminate, un dato positivo, (solo) cinque di esse hanno fatto registrare un aumento come il falco pigmeo africano (Polihierax semitorquatus) e l’astore pallido (Melierax canorus). Dati scioccanti per gli uccelli segretari (Sagittarius serpentarius) con un calo dell’85 per cento e l’aquila marziale (Polemaetus bellicosus), una delle aquile più grandi e potenti del mondo, con un calo del 90 per cento. Delle specie identificate dagli autori come in forte declino, quasi la metà sono attualmente classificate dalla Iucn (Unione interazionale per la conservazione della natura) come “least concern” quindi poca preoccupazione, specie quindi comuni e diffuse.
Ciò dimostra come detto da Amanda Rodewald, ecologista della Cornell University, che la perdita dell’habitat, il degrado ambientale e altre minacce hanno raggiunto un livello critico, tanto da far scomparire specie considerate globalmente comuni.
Al via progetti su diversi fronti
Stuart Butchart, capo di BirdLife International, il gruppo incaricato di mantenere l’elenco dello stato delle 11 mila specie di uccelli (della Iucn), a seguito del report ha annunciato che lui e i suoi colleghi avrebbero rivisto lo status di ciascuna specie inclusa nel documento. Gli stati di conservazione sono importantissimi strumenti che permettono la corretta gestione e l’attivazione dei progetti governativi per la conservazione delle specie. Intanto nel continente si stanno promuovendo diversi progetti come l’African raptor leadership grant, per supportare gli scienziati emergenti, in modo da aprire le menti dei giovani ricercatori così comprendere la gravità di ciò che sta succedendo e il loro potenziale aiuto per contribuire alla salvaguardia.
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