Reputazione e pil in crescita, coscienza ambientale e ferite del long Covid. Il Rapporto Coop 2021 fotografa l’Italia di oggi e tratteggia quella di domani.
Ottimismo, fiducia nel futuro e coscienza ambientale. È con questo spirito di fondo che l’Italia si prepara ad affrontare il post Covid. Un atteggiamento che scaccia via le previsioni più cupe e supera addirittura le più rosee aspettative. Non senza qualche importante campanello d’allarme e ragionevole inquietudine. Sono queste le traiettorie generali tracciate dal Rapporto Coop 2021 – Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, realizzato dall’ufficio studi di Ancc-Coop (Associazione nazionale cooperative di consumatori).
Una fotografia che indaga sulla vita quotidiana degli italiani, cercando di anticipare e comprendere il next normal della nostra società, grazie ai risultati di due diverse survey intitolate Reshaping the future, condotte entrambe nello scorso mese di agosto. Per cercare di restituire un quadro del presente e tratteggiare possibili scenari futuri gli analisti hanno coinvolto da un lato un campione di 1.500 italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-75 anni), dall’altro lato un panel della community del sito di italiani.coop formato da 1.000 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. A presentarlo in anteprima alla stampa lo scorso 7 settembre a Milano è stato Albino Russo, direttore generale Ancc Coop, alla presenza di Marco Pedroni, presidente Ancc Coop e Coop Italia e di Maura Latini, amministratrice delegata Coop Italia.
Orgoglio italiano al centro del Rapporto Coop 2021
Per molti mesi quegli striscioni colorati sui balconi hanno fatto da sfondo alle nostre giornate. “Andrà tutto bene” ci promettevano, quasi come un mantra che nei momenti più duri poteva risultare addirittura fastidioso. Oggi però, possiamo dirlo, quel mantra un po’ ha funzionato.
Alla peggior crisi di sempre l’Italia ha infatti risposto con la migliore ripresa di sempre. E non solo con un balzo in avanti del pil superiore alle aspettative (le previsioni dicono che potrebbe sfiorare il 6 per cento) e un export che supera i livelli del pre-Covid, ma anche con una staffetta di successi nazionali che hanno ripetutamente portato il Belpaese sul podio d’Europa.
Dalla vittoria dei Maneskin all’Eurovision song contest, i primi italiani nell’arco di un ventennio, al clamoroso trionfo azzurro agli Europei di calcio, fino agli storici ori nei 100 metri e nel salto in alto maschile che sono diventati i fiori all’occhiello di un’Olimpiade da record (40 medaglie totali). A questi entusiasmanti traguardi si è unita anche una felice parentesi cinematografica, grazie all’uscita di Luca, primo film Disney Pixar ambientato in Italia che ha fatto innamorare (anche del nostro Paese) la critica e il pubblico di tutto il mondo.
Traguardi sportivi, musicali e artistici che, insieme alla buona gestione della pandemia, del piano vaccinale e soprattutto all’effetto autorevolezza generato dalla premiership di Mario Draghi, ha portato l’86 per cento degli italiani a dichiararsi orgoglioso di esserlo e la grande maggioranza degli executive (83 per cento) a ritenere che nei prossimi 3/5 anni l’Italia rafforzerà il suo ruolo in Europa. Non da ultimo compare un dato istantaneo piuttosto eloquente: le ricerche on line associate alla parola Italia sono cresciute del 211 per cento a luglio 2021.
“Oggi essere italiano è percepito come un fatto bello e positivo”, ha commentato Marco Pedroni, dicendosi piacevolmente colpito dal cambio di mood registrato dal Rapporto Coop 2021, che descrive un popolo anche più inclusivo verso gli stranieri (il 79 per cento è favorevole ad accogliere i rifugiati che scappano da guerra e persecuzioni) e più attento al tema dei diritti civili (l’83 per cento è Lgbt+ friendly). Un’istantanea piuttosto significativa è quella che vede gli italiani aperti verso persone di fede religiosa, politica o calcistica diversa, ma poco propensa a tollerare due categorie in particolare: complottisti e no-vax.
Queste ventate di orgoglio nazionale e di ripresa economica hanno portato a una svolta particolarmente positiva. Da popolo più pessimista d’Europa, come registrato dal Rapporto 2020, gli italiani sono diventati gli aprifila dell’ottimismo, con il 64 per cento di intervistati che ripone un certa dose di fiducia nel futuro e la platea degli imprenditori che ostenta addirittura più ottimismo rispetto al pre-Covid.
“L’aspetto più rincuorante che emerge dal Rapporto Coop 2021 – commenta Maura Latini – è che gli italiani hanno saputo cogliere le positività piccole e grandi di questi ultimi mesi per aprirsi a un ottimismo che aiuta quando ci sono da affrontare sfide grosse. Questo è un dato che non risolve i problemi, ma che ci aiuterà ad affrontarli”.
Un nuovo think positive, insomma, che vede più di sette italiani su dieci soddisfatto della propria vita in generale e circa la metà delle persone felice non tanto della propria condizione, quanto di aver conquistato consapevolezza “delle cose importanti della vita”. Probabilmente una lezione, imparata a caro prezzo dalla pandemia, che ha cambiato la percezione e la lista delle priorità.
A tutto questo si aggiungono altri dati molto positivi e inattesi rispetto alle previsioni più cupe dello scorso anno e che vedono mutare profondamente l’atteggiamento verso gli altri. Sono 23 milioni gli italiani che non provano rancore verso nessuno (nove milioni in più del 2018), e sono quattro su dieci coloro che dichiarano di avere fiducia nel prossimo. Un dato in netta crescita rispetto al passato (nel 2017 erano meno di due su dieci) e che vede l’ambito famigliare come punto di riferimento privilegiato cui affidarsi.
Lavoro agile e digitalizzazione
Alcuni dei trend che già lo scorso anno andavano delineandosi trovano ulteriore conferma nelle prospettive 2021, talvolta con un’accelerazione, in altri casi con un ridimensionamento. A cominciare dalla grande rivoluzione del lavoro agile, sperimentato largamente durante i lockdown e diventato per molti la nuova normalità. Qui la previsione di crescita è addirittura del 95 per cento, con 9 milioni di lavoratori che pensano di continuare lo smart working, in un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata anche dopo la fine della pandemia. Scenario che va di pari passo con il consolidarsi del cosiddetto home nesting, ovvero la tendenza a concepire la propria casa come luogo di comfort da plasmare in base alle tante attività della giornata. 1,2 milioni di italiani pensano di acquistare casa entro l’anno prossimo, mentre 8 milioni di effettuare interventi di ristrutturazione e manutenzione.
Anche la mobilità dolce continuerà a guadagnare terreno, con un calo dei viaggi di lavoro e mezzi di trasporto sempre meno inquinanti, con due italiani su dieci che nei prossimi anni sostituiranno la propria auto o moto con un modello più ecologico. La spinta in avanti della digitalizzazione, già avviata con slancio lo scorso anno, proseguirà sia nelle scuole (dove con la didattica a distanza si è fatta di necessità virtù) sia nell’e-commerce che continuerà a crescere, seppure con un ritmo più contenuto (la previsione segna un più 18 per cento nel 2021 rispetto al più 45 per cento di un anno fa).
La necessità di una rivoluzione verde
Questo rincuorante scenario di crescita, delineato con ottimismo dalla classe manageriale italiana, si associa ad una consapevolezza sempre più diffusa: la necessità di una grande rivoluzione verde a livello globale. Lo dimostra anche il numero di Paesi che nel 2021 si sono ufficialmente impegnati per raggiungere la neutralità climatica: ben 44, rispetto ai 22 di un paio di anni fa. Anche per la maggioranza degli executive coinvolti dal Rapporto Coop 2021 non ci sono dubbi sul fatto che lo sviluppo del futuro debba essere guidato dall’innovazione tecnologica e digitale, dalla tutela dell’ambiente e dalla lotta al riscaldamento globale.
Un impegno urgente, incalzato dal metaforico conto alla rovescia dei cambiamenti climatici che preoccupano il 79 per cento degli italiani e che quest’anno hanno fatto ulteriormente arretrare al 29 luglio l’Overshoot day (il giorno che segna l’esaurimento delle materie prime che la Terra è in grado di rigenerare in un anno). E proprio l’incalzante scarsità di risorse, come acqua, terre coltivabili, materie prime e cibo, è guardata con preoccupazione dalla maggioranza degli executive, che teme l’innescarsi di nuove tensioni geopolitiche e dubita della possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Al di là delle plausibili perplessità, l’82 per cento del panel pensa che i cittadini possano fare la differenza con azioni eco friendly e quattro intervistati su dieci annoverano l’impegno per l’ambiente tra i valori da perseguire nei prossimi anni.
Consumi fermi e disagi del long Covid
In questo clima generalmente positivo non mancano le criticità, legate alle ferite fisiche e psicologiche generare dalla pandemia. Una condizione che è stata definita long Covid e che provoca insonnia, depressione e disturbi alimentari. Anche le difficoltà economiche persistono nel 2021 per 27 milioni di italiani, costretti a fare delle rinunce e vivere situazioni di disagio quotidiano che per 18 milioni di loro potrebbero perdurare ancora e che per 5 milioni comporteranno sacrifici anche in ambito alimentare. Questo spiega perché, nonostante i trend positivi, la ripresa dei consumi stenti a decollare. Complice anche una crescita nell’occupazione ancora troppo lenta (+1,8 per cento nel primo semestre 2021).
“In questo scenario un’organizzazione come Coop ha una grande responsabilità”, spiega Maura Latini. “Quella di riuscire a trovare convergenze fra ciò che offriamo, e penso ai nostri prodotti, la qualità che ci sta dentro e l’accessibilità del prezzo”. Un impegno definito “la sfida delle sfide” dall’amministratrice delegata di Coop Italia, in un momento storico in cui il retail alimentare rischia di trovarsi schiacciato tra la diminuzione dei prezzi al consumo e l’annunciato aumento dei prezzi delle materie prime e dei listini dei fornitori industriali. “Questi rialzi sono spesso raccontati come se fossero semplici dati di fatto”, ha puntualizzato Latini durante l’anteprima del Rapporto. “Ma al di là delle cause oggettive, come la siccità e le inondazioni, c’è anche tanta speculazione finanziaria e geopolitica. Non è certo facile scindere questi aspetti, ma noi ci proveremo e non accetteremo rialzi che non abbiano una rispondenza fattuale. Un Paese coi consumi fermi non si può permettere di rilasciare aumenti che genererebbero disagi rilevanti per le famiglie”.
Altro tema critico registrato dal Rapporto riguarda il gender gap che vede le donne italiane ancora come le più penalizzate d’Europa. Un tema particolarmente caro a Maura Latini che, proprio quest’anno, ha voluto cambiare il suo titolo in “amministratrice” delegata e ha sostenuto la campagna Close the gap – riduciamo le differenze per promuovere politiche di inclusione. “Il Rapporto mostra che oggi c’è maggiore consapevolezza sul fatto che questa disparità di genere rappresenti un punto debole per il Paese. Per cambiare le cose serve l’impegno legislativo e delle imprese. Noi possiamo fare molto, già a partire dalla selezione del personale. Per cambiare i livelli di responsabilità bisogna cambiare la cultura aziendale”.
Il clima nel carrello
Sempre più decisiva nelle scelte d’acquisto degli italiani è l’attenzione alle tematiche ambientali. Più della metà delle persone afferma infatti di adottare regolarmente comportamenti di acquisto sostenibili e il 66 per cento ha intenzione di orientare la propria spesa in questa direzione per cercare di diminuire il proprio impatto nella produzione di CO2. Ad aumentare sono, insomma, i climatariani, ovvero quelle persone che sono coscienti del fatto che la lotta contro il riscaldamento globale passi anche dalle scelte alimentari. E agiscono di conseguenza.
Anche Coop riscontra questo trend tra i suoi soci, come spiega Maura Latini: “Un elemento positivo è che quest’anno si legge una diretta connessione tra la consapevolezza di cosa è più virtuoso per l’ambiente e la scelta effettiva dei consumatori”. Un driver che comporta “un consolidarsi dell’attenzione al biologico e a quei prodotti che tengono conto del benessere animale e alle emissioni di CO2”, spiega Latini. “Perché questo si sviluppi c’è bisogno che si trasferiscano più possibile le informazioni che aiutano a guidare la scelta”.
Un’altra presa di coscienza che si sta consolidando tra una fascia di consumatori è anche che “la distruzione della biodiversità è spesso connessa alle coltivazioni e all’allevamento intensivi”, prosegue l’amministratrice delegata. “Questo sta avendo ripercussioni dirette sul consumo di carne che stava già calando prima della pandemia, è poi salito durante il periodo di lockdown e adesso sta ricominciando a scendere”.
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Coerente a questo trend è la crescita di prodotti per vegani che nel 2021 valgono 312 milioni di euro (il 25,8 per cento in più in due anni). Un salto che non è dovuto a un aumento nel numero di persone che decidono di diventare vegane tout court, ma “di consumatori che ritengono che prediligere un’alimentazione vegetariana migliori la salute e che la produzione intensiva di carne abbia delle ripercussioni negative sull’ambiente, con aumento della deforestazione e della CO2”.
Tutti questi temi non sono certo una novità per Coop, impegnata da oltre quarant’anni a promuovere la cultura della sostenibilità etica e ambientale nel mondo del retail e dei consumi. Come dimostrano la lotta all’uso degli antibiotici negli allevamenti (che ha accelerato il trend in tutto il comparto avicolo), l’impegno a eliminare il glifosato dalla coltivazione dei prodotti freschi a marchio, ma anche l’adesione volontaria alla Pledging campaign, volta a promuovere l’utilizzo della plastica riciclata, e (unico caso nella Gdo italiana) al Codice di condotta responsabile che comporta un impegno nella transizione verso sistemi alimentari sostenibili lungo tutta la filiera.
“Noi oggi assistiamo a un trend che viene da lontano”, commenta Marco Pedroni. “Vediamo un’attenzione importante a prodotti ecosostenibili e in particolare al contenuto dei prodotti al di là della marca. Non sono molte le marche che oggi rimangono un elemento di garanzia assoluta di qualità e di attrattività per i consumatori”. Determinante nell’indirizzare bene le risorse a sostegno di questi trend virtuosi sarà l’applicazione del Pnrr, come sottolineato da Pedroni. “C’è bisogno, come mostra anche il Rapporto Coop 2021, di dirottare risorse e politiche più incisive a favore dei consumi, agendo per esempio sulla defiscalizzazione di prodotti sostenibili. E c’è bisogno di una legislazione di scopo per la riconversione dei centri commerciali”. La traiettoria per un futuro sostenibile e inclusivo è tracciata. Non resta che restare in carreggiata facendo, ciascuno, la propria parte.
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