Nel report del VII Index Future Respect tutte le ombre e le luci dei report di sostenibilità. Ma tra i migliori spicca quello realizzato per Pizzoli.
Italiani sempre più poveri ma attenti all’ambiente, l’analisi del Rapporto Coop 2022
Meticolosi nei consumi, attenti alla qualità del cibo e all’impatto ambientale: come gli italiani affrontano il caro energia secondo il Rapporto Coop 2022.
Come sta reagendo l’Italia alla “tempesta perfetta” che si sta abbattendo sul pianeta intero in questo 2022? Tra post pandemia e una guerra nel cuore dell’Europa stanno piano piano crollando i pilastri intorno ai quali abbiamo articolato le nostre vite a partire dalla fine della Prima Repubblica, ovvero, democrazia, libero mercato e progresso tecnologico. Il Rapporto Coop 2022 ha raccolto le reazioni degli italiani nei confronti di un mondo sempre più in bilico e pericoloso, che sta mettendo fortemente in dubbio il mito della globalizzazione. Il Rapporto è parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop, ed è stato presentato l’8 settembre dall’amministratore delegato di Coop Italia Maura Latini insieme a Marco Pedroni (Presidente Coop Italia e di Ancc-Coop, Associazione nazionale cooperative di consumatori) e Albino Russo (Direttore generale Ancc – Coop) e fornisce una sorta di istantanea di quello che pensano gli italiani e quali sono i loro sentimenti nei confronti del futuro in questo anno così complicato: il sondaggio è stato condotto durante la terza settimana di agosto.
La tempesta perfetta ci ha riportati indietro di 40 anni
Oltre alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria da Covid-19 in questo 2022 il mondo sta affrontando anche le conseguenze della guerra in Ucraina: la dipendenza, dell’Europa in generale e dell’Italia in particolare, dalle forniture energetiche russe sta facendo impennare l’inflazione riportandoci a una situazione paragonabile a quella di quaranta anni fa e le previsioni di crescita del Pil per l’Italia non sono rosee. Si parla infatti di un +3,2 per cento per il 2022 e di +1,3 per cento per il 2023. Le conseguenze tangibili di questo cocktail di fattori sono riscontrabili in un impoverimento generale: le famiglie italiane hanno visto ridursi il loro potere d’acquisto in media di 2.300 euro. Una riduzione che impone di iniziare, o tornare, a risparmiare, riportando il Paese a una dimensione economica che non sperimentava, così dura, da quattro decenni.
La classe media è sempre più in difficoltà, ma sono soprattutto due numeri a preoccupare: sono infatti 24 milioni gli italiani che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio o che hanno dovuto sopportare dei sacrifici di carattere economico, mentre in 18 milioni hanno dichiarato di non essere in grado di raggiungere un livello accettabile per quanto riguarda i beni di cittadinanza, quindi cibo, energia e salute, facendo crescere di 6 milioni le persone sotto la soglia di povertà. Le numerose crisi che hanno attraversato il nostro paese hanno spinto il 30 per cento della popolazione in una condizione di disagio che si traduce poi anche in un aumentare delle dipendenze, in particolare quella da alcolici, che è cresciuta, dal 3 per cento del 2018, all’11 per cento del 2022 interessando 4,1 milioni di persone.
Lavorare non basta più
Quello che si era reso abbastanza evidente già nel 2021, nel 2022 è diventato manifesto: non basta avere un impiego per avere uno stile di vita dignitoso. I nostri salari sono gli stessi degli spagnoli, ma il costo della vita è del 20 per cento più alto, paragonabile a quello della Germania, dove però gli stipendi sono il 33 per cento più alti: un italiano su quattro è ampiamente al di sotto del salario minimo. Il 28 per cento degli impiegati guadagna meno di 9 euro lordi all’ora, non arrivano a 800 euro 23 italiani su 100 e sono 900mila le persone il cui reddito da lavoro dipendente non raggiunge i mille euro: il doppio rispetto a 15 anni fa. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che 3,2 milioni di persone lavorano in nero, a 4,2 milioni è stato imposto un part-time e 3,1 hanno un contratto a termine. Se sommiamo a questo dato il fatto che l’inflazione oggi sfiora l’8 per cento, e non è detto che non cresca ancora verso la fine dell’anno, siamo di fronte all’emergere di una nuova classe di lavoratori: i “working poor”.
Gli italiani sono sempre più coscienti, informati e attenti all’ambiente, lo dice il Rapporto Coop 2022
Gli italiani sono usciti più forti dalla pandemia, ma soprattutto più consapevoli: sanno di dover stare attenti a quello che succede in questo mondo profondamente complesso e mutato e per questo si informano di più, anche se in larga parte sui social. La novità sta però in quello per cui i cittadini del Belpaese sono sempre più pronti a battersi: gli italiani mettono al primo posto l’ambiente come argomento che più li preoccupa e il 51 per cento dichiara che si potrà attivare dal punto di vista dell’impegno civico – quindi scendere in piazza o firmare petizioni – per temi ambientali. Gli italiani infatti non minimizzano le tensioni economiche e sociali, ma pongono al primo posto delle loro preoccupazioni la crisi climatica: secondo il Rapporto Coop il 38 per cento la ritiene responsabile della prossima catastrofe e il 56 per cento pensa che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale. In generale la preoccupazione ambientale conta 11 punti percentuali in più rispetto ai timori legati alla guerra in Ucraina.
Cosa faranno gli italiani per far fronte al caro vita?
Se c’è un’arte che a noi italiani va riconosciuta è quella del risparmio e l’emergency plan delle famiglie prevede il taglio delle spese principalmente su tre fronti: la riduzione degli sprechi e del superfluo, la rinuncia ad alcune cose che non ci si possono più permettere e il rinvio di spese programmate da far slittare più avanti. In molti casi vengono tagliati i viaggi, in altri si posticipa l’acquisto di una nuova macchina: anche perché in primavera gli italiani che avevano dichiarato di essere in difficoltà nel pagare le bollette erano il 15 per cento, ma le stime danno questa percentuale in aumento prima della fine dell’anno. Il 57 per cento dichiara già ora, a estate appena finita, la difficoltà di pagare l’affitto e il 26 per cento pensa di sospenderne o rinviarne il pagamento, mentre per quanto riguarda luce e gas, un italiano su 3 entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze. In poche parole il caro prezzi, che si accanisce in particolare su agroalimentare ed energia, imporrà ai cittadini di fare delle scelte secondo le proprie priorità: “Pago prima l’affitto, o il mutuo, o le bollette? Oppure vado a fare la spesa? Un italiano su tre dovrà decidere cosa pagare prima da qui alla fine dell’anno”, precisa con esempi pratici Albino Russo, Direttore generale Ancc – Coop. “Una parte del Paese dovrà scegliere: questo rischia di avere effetti sistemici sui sistemi produttivi sicuramente non banali”.
Il cibo è un punto fermo: si può ridurre la quantità, ma non la qualità
Dopo la tenuta sorprendente delle quantità di consumo agroalimentare del post Covid da adesso gli italiani inizieranno probabilmente a ridurre i loro consumi in fatto di cibo, ma c’è una cosa sulla quale non hanno intenzione di transigere ed è la qualità. Gli italiani confermano il maggior valore associato al cibo che li aveva contraddistinti durante la pandemia: non accettano di ridurre la qualità, quindi preferiranno fare riduzioni selettive sulla quantità scegliendo tra cosa è necessario e cosa e superfluo. “Le famiglie italiane affrontano il futuro con concretezza” ribadisce l’amministratore delegato Coop Maura Latini “E il cibo in questo gioca un ruolo principale. Uno dei lasciti positivi della pandemia è l’attitudine al cibo molto diversa dal passato, non è più considerato una merce, ma un bene: la pandemia ha fatto capire a tutti noi come il cibo di qualità sia sinonimo di salute e di benessere anche in termini di quello che sta fuori del nostro corpo, ovvero l’ambiente. Gli eventi climatici estremi a cui stiamo assistendo hanno rilasciato agli italiani questa consapevolezza importante riguardo alla salute del pianeta”.
“Gli italiani mangeranno meno, meglio, cucineranno di più in casa e comunque ricercheranno prodotti sostenibili perché, e questa è stata una grandissima sorpresa, la più grande preoccupazione che hanno dichiarato di avere riguarda la crisi ambientale, che viene ancora prima della preoccupazione dell’inflazione. Noi di Coop rinnoviamo quindi l’impegno a mettere a disposizione delle famiglie un cibo che sia sicuro, ma che sia anche sostenibile per cogliere questa doppia sfida: da una parte i redditi che si abbassano e quindi la necessità di generare dei prezzi accessibili e al tempo stesso la necessità anche attraverso il cibo di costruire in positivo il futuro dal punto di vista della tutela ambientale. C’è almeno un 6 per cento di italiani che dichiara di fare scelte alimentari in base all’impatto che queste hanno sull’ambiente, un altro punto di attenzione è la ricerca di prodotti locali, ovvero prodotti che incidono meno sui trasporti e su tutta la catena del freddo: questo ci fa capire quanta consapevolezza ci sia nelle famiglie italiane”. E per quanto riguarda il consumo di carne? “Dopo che l’acquisto di carne era iniziato a crescere di nuovo durante la pandemia, dopo decenni di flessione, ora la carne ha cominciato un percorso di lenta diminuzione. Va anche detto che d’altra parte il consumo delle proteine vegetali sta crescendo in maniera importante: questi due dati dimostrano che c’è una consapevolezza che si sta formando”.
La stagione più difficile per la grande distribuzione
Vita dura per i supermercati in questo 2022, ma le proiezioni fanno presagire che questa situazione perdurerà anche nel 2023. La gdo subisce l’impatto congiunto delle due grandi crisi internazionali, da un lato quella dell’agroalimentare e dall’altro quella dell’energia. Dopo la pandemia c’è stata un’incredibile ascesa del costo delle materie prime sui mercati alimentari: dai dati di Unioncamere e di Nielsen emerge che esiste un differenziale ampio, intorno ai sei punti, tra l’incremento tendenziale dei prezzi d’acquisto delle centrale della gdo e l’inflazione alla vendita che la grande distribuzione poi esprime. Il rischio fortissimo per quanto riguarda i supermercati è quindi nella tenuta dei volumi, a cui si aggiunge la forte preoccupazione per l’aumento del costo dell’energia. L’incidenza percentuale dei costi energetici sui bilanci della grande distribuzione nel 2020 era di un punto e mezzo, per il 2022 la stima migliore la vede salire a cinque punti.
La strategia di Coop
Sugli scaffali dei supermercati ci saranno molti più prodotti a marchio Coop: nei passati due mesi e mezzo sono stati rilasciati circa mille nuovi prodotti, di cui la metà nuovi o rinnovati. “Per il momento ci sono dei risultati molto incoraggianti, ad esempio nel settore delle merendine abbiamo registrato, da giugno a metà agosto, un +30 per cento mentre nel settore degli aperitivi i volumi sono cresciuti del +88 per cento spiega Latini “Sono numeri che dimostrano come un prodotto di un marchio che ha credito, come Coop, si possa lanciare in una nuova offerta: i consumatori sono cambiati; i fattori trainanti oggi sono accessibilità e sostenibilità”.
Energia, grande distribuzione e istituzioni
La sfida più importante che in questo momento la gdo si trova ad affrontare è quella relativa all’approvvigionamento energetico: la dipendenza dell’Italia dalle decisioni della Russia fa sì che ci troviamo in una situazione di estrema incertezza e si impone, per le aziende, la definizione di strategie accurate, ma anche la necessità di ricevere aiuti concreti da parte delle istituzioni. “Le aspettative generali su come potrà agire il governo da parte nostra sono essenzialmente due: dare continuità al lavoro sul Pnrr, quindi al lavoro con l’Europa, e poi sostenere la parte più debole del Paese attraverso misure o fiscali o di sostegno al reddito: bisogna mettere dei soldi in tasca alle famiglie che hanno meno, in questa categoria ci può stare anche abbassare l’Iva sui prodotti di base” interviene il Presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop Marco Pedroni.
“L’unica cosa che chiediamo come settore è quella di permettere ai nostri costi energetici di essere migliorati, e abbassati, aumentando il credito di imposta per imprese non energivore. Noi siamo classificati oggi come non energivori anche se in realtà lo siamo e abbiamo dal 15 per cento al 50 per cento come credito di imposta. L’energia in questo momento è il problema principale, del Paese e delle imprese, perché tira tutti gli altri sistemi di costi. E se fino a qualche settimana fa sembrava che l’inflazione si sarebbe stabilizzata, perché le materie prima stavano cominciando a flettere, dopo questa ultima impennata del costo dell’energia temo che ritorneranno a crescere”.
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