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Reciprocity design Liège, la triennale dedicata all’innovazione sociale e al design della cura
La triennale Reciprocity design a Liegi, in Belgio, racconta con mostre, laboratori, conferenze e dibattiti i temi della fragilità economica e sociale, e del design della cura.
Reciprocity design Liège è la triennale internazionale di design e innovazione sociale in corso a Liegi, in Belgio che promuove il design come vettore economico e culturale capace di provocare una trasformazione significativa in termini di consapevolezza sociale e responsabilità etica. Creata su iniziativa di Paul-Emile Mottard, deputato provinciale alla cultura e presidente dell’ufficio provinciale dell’artigianato (Opma) della città, in collaborazione con il Wallonie design, centro per la valorizzazione del design della regione, la triennale che anche quest’anno ha la direzione artistica di Giovanna Massoni, giornalista e curatrice di mostre internazionali, è visitabile fino al 25 novembre.
Un cantiere aperto sui temi sociali del design
Reciprocity nasce dal desiderio di contestualizzare il design nel tessuto sociale. Questa edizione è il frutto di una serie di laboratori che si sono svolti a partire dalla fine del 2017 nelle scuole, nei centri di ricerca e nei fablab, officine che offrono servizi personalizzati per la fabbricazione digitale. È stato realizzato un vero e proprio cantiere di co-creazione aperto a insegnanti, studenti, cittadini, organizzazioni culturali e associazioni.
Le parole chiave di Reciprocity sono: fragilità, co-design, pedagogia, trasformazione urbana, etica del progetto, cura, ricerca, hacking, precarietà, auto costruzione, partecipazione civile, nuovi modelli di produzione, sviluppo sostenibile. Al centro del progetto ci sono tre temi fondamentali. Quello del design e della cura, declinato attraverso mostre di prodotti industriali e artigianali, laboratori, conferenze e dibattiti per una riflessione sullo sviluppo sostenibile, sull’innovazione dei sistemi di produzione e sulle risposte più innovative di architetti e designer alle sfide legate agli ambiti della cura, del benessere, dell’abitare e degli oggetti di uso quotidiano in contesti e condizioni sfavorevoli.
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Il secondo è l’insegnamento del design come luogo di sperimentazione e ricerca per un futuro sostenibile. A seguito di un concorso aperto a scuole di istruzione superiori e università di design, una mostra presenta gli orientamenti pedagogici in Belgio e in Europa attraverso una selezione di oggetti realizzati dagli studenti. L’obiettivo è quello di evidenziare il ruolo primario svolto dalle scuole e dai loro insegnanti nella sperimentazione e nella ricerca.
Infine, il design come spazio di lavoro multidisciplinare e condiviso, orientato verso l’innovazione sociale e pubblica. Una particolare attenzione è data ai progetti che agiscono nel tessuto sociale, dove i designer, affrontando le questioni legate alle realtà culturali ed economiche delle città e dei loro quartieri, diventano facilitatori di progetti collaborativi derivanti da una nuova forma di responsabilità civile e da un desiderio di partecipazione creativa e di coesione sociale.
Fragilitas, una mostra sul concetto di fragilità
Il concetto di fragilità viene esplorato nei suoi vari aspetti economici e sociali attraverso una mostra divisa in tre sezioni, ciascuna affidata a un curatore e con una comune scenografia dello studio Design with genius: Handle with care a cura di Nawai Bakouru, Design for everyone a cura di Lieven De Couvreur insieme a Katrin De Schepper, e Precarious architecture&design a cura di Jean-Philippe Possoz con Nicolas Bomal.
Condiviso e trasversale il concetto che il design si fonda su un’attenta osservazione di valori, abilità e capacità umane, e che quando agisce nella sfera politica (da “polis”, la parola greca per città e l’attività partecipativa che la caratterizza), della conoscenza e della consapevolezza può diventare una forza trainante per l’innovazione sociale, in grado di trasformare gli spazi di vita degli individui e delle comunità.
Fragilitas è una mostra a più mani che parte dai punti cruciali della nostra esistenza e l’evoluzione dei nostri bisogni generando un’ampia riflessione sul modo in cui il design può orientare i progettisti e le persone verso un sistema sociale più equo, in cui la creatività del designer trasforma le sfide in opportunità. La condizione di fragilità degli anziani, dei malati o dei diversamente abili; la precarietà delle persone che vivono in povertà o costrette a migrare a causa di un conflitto o a seguito di un disastro naturale.
Mostre e laboratori
Tra le molte mostre di Reciprocity, Confessions a cura del fotografo Oliviero Toscani per Fabrica, centro di ricerca e comunicazione nato nel 1994 a Treviso che offre borse di studio a persone da tutto il mondo, realizzata con un team di giovani creativi internazionali. Le “confessioni” realizzate sono gli autoritratti dei ragazzi che lavorano al progetto Fabrica: performance in stile libero che prendono la forma di oggetti, immagini, video o qualsiasi altra espressione che racconti la propria visione di sé e delle proprie fragilità.
La mostra The miner’s house, architecture of migrations (La casa dei minatori, l’architettura delle migrazioni) a cura dal designer Paolo Cascone propone un modo diverso di raccontare i flussi migratori che la storia delle miniere ha generato in tutta Europa. È stata realizzata attraverso un approccio collaborativo che ha coinvolto la comunità locale, studenti di architettura e artigiani in una serie di workshop tenuti la scorsa estate.
Reciprocity design Liège si tiene a Liegi, in Belgio fino al 25 novembre presso i seguenti spazi: La boverie, Espace Saint-Antoine/Musée de la vie wallonne, Cité miroir, Design station, Musée d’Ansembourg. Il biglietto costa 10 euro.
Immagine in evidenza: Reciprocity si tiene in parte a La boverie, museo costruito per l’Esposizione universale del 1905 e recentemente restaurato dallo studio Paul Hautecler di Liegi e da Rudy Ricciotti © Ville de Liège
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